Più competitività e un’IA coordinata. Parte il Cantiere Europa di I-Com

L’Istituto per la Competitività (I-Com) ha avviato un ciclo di conferenze in cui politici, aziende, esperti e associazioni italiane possono sviluppare la visione strategica italiana per il futuro della competitività europea. Ecco le basi della ricetta da portare a Bruxelles
22 ore fa
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La prossima Commissione europea si propone di fare i conti con le criticità che finora hanno frenato lo sviluppo economico dell’Unione, conscia del fatto che l’Ue si dovrà destreggiare in un mondo più frammentato e competitivo. All’alba del suo secondo mandato alla guida dell’esecutivo europeo, Ursula von der Leyen ha posto l’accento sul favorire l’emergere di campioni europei, attrarre investimenti e ridurre la burocrazia per far sì che i Ventisette possano tenere il passo con le altre potenze mondiali.  Queste direttive spiccano tra i compiti che ha distribuito alla sua nuova squadra di commissari.

Il quadro di riferimento è il rapporto sul futuro della competitività europea redatto da Mario Draghi e presentato all’avvio della nuova legislatura Ue. Secondo l’ex primo ministro italiano ed ex capo della Bce, il Vecchio continente rischia una “lenta agonia” se non provvede con misure urgenti ad affrontare la crisi in cui è immerso. Per farlo serve partire dalle radici del ristagnamento economico, capire cosa ha inibito la crescita economica dell’Ue negli ultimi decenni e rallentato il suo progresso rispetto ad altri grandi attori come Stati Uniti e Cina, per poi tracciare una rotta verso la prosperità del futuro.

Questa la direttrice di Cantiere Europa, un progetto dell’Istituto per la Competitività (I-Com), presieduto dall’economista Stefano da Empoli, che mira a raccogliere decisori politici, rappresentanti d’impresa, esperti e associazioni italiane per presentare alle istituzioni europee la visione strategica del sistema Italia. Un ciclo di incontri a porte chiuse, di cui AdnKronos è media partner, in cui confrontarsi su temi come politiche industriali, autonomia strategica, trasformazione digitale, energia e sostenibilità, ricerca, innovazione e competenze, con l’obiettivo di raccogliere tutti gli spunti in un report da discutere con le istituzioni italiane e poi presentare a Bruxelles.

I lavori sono già in corso: a settembre I-Com ha tenuto due tavole rotonde su competitività e intelligenza artificiale nella capitale belga. Due temi cruciali e inscindibili, visto l’effetto trasformativo che l’IA sta già operando dentro e oltre il mondo del lavoro. Sullo sfondo, la consapevolezza che lo sviluppo tecnologico è uno degli aspetti chiave della competitività europea e il terreno di battaglia su cui si confronteranno le grandi economie del pianeta. E mentre Stati Uniti e Cina corrono, l’Ue rimane fortemente dipendente da fornitori stranieri per tecnologie cruciali come l’IA, appunto, ma anche i semiconduttori e le reti ultraveloci, ricorda Draghi.

Il punto dell’ex Bce è che sono questi sviluppi tecnologici ad alimentare l’innovazione, combustibile essenziale per produttività e crescita, quella europea è rimasta praticamente al palo dagli anni 2000, mentre le potenze asiatiche e gli Stati Uniti hanno dominato la registrazione di nuovi brevetti. Non è un caso che negli scorsi trent’anni le economie Ue non abbiano brillato; i numeri non sono omogenei tra i vari Paesi ma indicano delle tendenze di fondo che condividono tutti.

Oltre alla scarsità di innovazione spiccano la dipendenza da importazione di materie prime critiche – segnatamente quelle che servono per le tecnologie digitali e quelle relative all’energia pulita –, i prezzi dell’energia fuori scala rispetto ai concorrenti globali e una certa miopia sulle competenze. Tutti problemi particolarmente gravi nel contesto della transizione verde e digitale, dato che gli attori industriali tenderanno a preferire un contesto più prospero. Negli ultimi anni la tendenza si è concretizzata nella fuga di aziende europee verso gli Stati Uniti, dopo che l’amministrazione Biden ha messo in campo una politica industriale a favore delle imprese green.

È dunque l’innovazione la prima delle tre aree di azione politica delineate nel rapporto dell’ex Bce, a cui fanno seguito decarbonizzazione e competitività, poi sicurezza e dipendenza. La transizione verso tecnologie pulite rappresenta un’opportunità di crescita, specie in vista del caro-energia, ma la competizione con la Cina, che domina il settore delle materie prime critiche, minaccia la tenuta delle industrie europee, specie quelle legate alle energie rinnovabili e all’automotive. E in un mondo sempre più frammentato e instabile dal punto di vista geopolitico, la dipendenza dall’estero costituisce una criticità fondamentale. L’Ue deve rafforzare le sue catene di approvvigionamento, soprattutto per le materie prime critiche, e promuovere partenariati industriali per garantire la propria sicurezza economica e difensiva, rimarca Draghi.

Per far fronte a queste sfide servirà dare priorità all’innovazione e alla collaborazione tra imprese, governi e mondo accademico per migliorare la competitività europea. Per l’ex Bce è urgente un profondo ripensamento della politica industriale europea, assieme alle regole sulla concorrenza e sul commercio, per rendere le economie dei Ventisette più capaci di rispondere alle grandi sfide del futuro. E il primo banco di prova della nuova Ue può essere proprio l’IA, un campo in cui gli investimenti crescono ogni anno (a riprova della sua crescente importanza) e in cui Bruxelles è all’avanguardia sul versante regolatorio ma già arranca rispetto a Usa e Cina su quello dello sviluppo. 

Le conversazioni di Cantiere Europa sull’IA sono tornate sulla necessità di bilanciare il progresso tecnologico con una governance solida per garantire la competitività dei Ventisette. L’ideale sarebbe una regolamentazione globale di questa tecnologia, che possa favorire lo sviluppo di tecnologie sicure e rispettose dei valori europei. Il passaggio dell’AI Act ha proiettato il Vecchio continente in testa alla corsa verso la regolamentazione, con un approccio basato sulla valutazione del rischio, ma l’Ue rimane in ritardo rispetto alle altre grandi economie sia in termini di investimenti privati, sia nella produzione di brevetti e pubblicazioni scientifiche: il rischio è che la mancanza di progressi in questo campo possa compromettere la competitività industriale europea rispetto ad attori extraeuropei.

Per gli esperti di I-Com il successo dell’implementazione dell’AI Act dipenderà da quanto sarà armonico. Un elemento chiave è la creazione dell’Autorità Europea per l’IA, che dovrà coordinare le attività tra gli Stati membri e garantire una governance omogenea. Ma servirà piena collaborazione tra Commissione europea, la nuova autorità IA e le varie autorità nazionali per evitare di andare in ordine sparso e compromettere ancora di più l’ecosistema di sviluppo europeo. Mentre sul versante industriale saranno necessari un aumento degli investimenti nelle infrastrutture di calcolo e la creazione di un piano di priorità verticali per far tendere l’Ue verso un successo comune.