Patenti europee, la svolta digitale e le nuove regole per la sicurezza stradale: cosa cambia

Validità di 15 anni, patente digitale su smartphone e sanzioni estese oltre confine: l’Ue ridisegna le regole per centrare l’obiettivo “zero vittime” entro il 2050
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A quasi vent’anni dall’ultima revisione, Bruxelles riscrive le regole sulle patenti di guida con l’obiettivo più ambizioso e più difficile: ridurre drasticamente i 20mila morti che ogni anno si registrano sulle strade europee e avvicinarsi all’obiettivo “zero vittime” entro il 2050.

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la nuova direttiva sulle patenti di guida e quella parallela sulle decisioni di ritiro e sospensione transfrontaliera. Due testi che, insieme, ridisegnano il modo in cui si ottiene, si conserva e, nei casi più gravi, si perde il diritto di guidare in tutta l’Unione.

La revisione nasce da una constatazione semplice ma impietosa: nonostante decenni di politiche di sicurezza, l’andamento delle vittime da incidente si è fermato. Dopo il crollo registrato negli anni 2000, negli ultimi dieci anni la curva è piatta. Secondo la Commissione, “ogni giorno più di cinquanta persone perdono la vita sulle strade europee”, con costi economici stimati in 120 miliardi di euro l’anno. Troppo per restare fermi.

Da qui un pacchetto che interviene su formazione, controlli, digitalizzazione e coordinamento giudiziario tra Stati membri. “L’introduzione di criteri più chiari e tempestivi per la sospensione della patente in caso di gravi infrazioni contribuisce a proteggere non solo i conducenti responsabili, ma l’intera collettività”, ha dichiarato Matteo Ricci (S&D, Italia), relatore del Parlamento per la direttiva sulle decisioni di ritiro.

L’idea è quella di un sistema armonizzato, più severo con chi sbaglia ma anche più equo per chi si sposta tra un Paese e l’altro. Perché finora, come ammettono gli stessi eurodeputati, troppe sanzioni si perdevano nei confini.

La nuova direttiva entra in vigore venti giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e gli Stati membri avranno tre anni per recepirla, più un altro anno per adeguare le procedure. Un tempo breve per una riforma che tocca milioni di cittadini europei, ma necessario per centrare il traguardo di metà secolo: “zero vittime nel trasporto stradale dell’Ue entro il 2050”.

1.     Patente digitale e nuovi controlli

È il cambiamento più visibile e, allo stesso tempo, il più simbolico: nasce la patente di guida digitale europea.
Un documento unico, valido in tutti gli Stati membri, che potrà essere archiviato e mostrato direttamente dal telefono. Nel linguaggio di Bruxelles, un “driving licence in digital format”, accessibile tramite app e interoperabile con i sistemi nazionali.

La versione digitale sarà progressivamente affiancata a quella fisica, che i cittadini avranno comunque diritto a richiedere. L’obiettivo è semplificare i controlli e ridurre la burocrazia. La direttiva prevede che il rilascio della patente — anche cartacea — avvenga “senza indebiti ritardi e, in genere, entro tre settimane”.

La digitalizzazione non è solo una questione di praticità. Significa poter verificare in tempo reale la validità del documento, la categoria di veicolo, eventuali limitazioni o sospensioni. Significa anche poter trasferire in modo automatico i dati tra Stati, condizione fondamentale per far funzionare le nuove regole sul riconoscimento reciproco delle sanzioni.

La patente digitale potrà includere un codice QR o elementi di autenticazione elettronica integrati nel sistema EU Login, gli stessi utilizzati per accedere ai portali istituzionali europei. Sarà inoltre compatibile con l’app EU Digital Wallet, che la Commissione sta sviluppando come contenitore unico per documenti d’identità e titoli professionali.

La sicurezza informatica resta un punto sensibile: i dati personali saranno conservati nei database nazionali, ma sincronizzati attraverso un’interfaccia comune. Ogni Stato dovrà adottare standard di cifratura e protezione equivalenti a quelli previsti per il sistema d’identità elettronica europeo (eIDAS 2.0).
Una trasformazione che, nei piani dell’Unione, deve rendere più difficile la falsificazione e più rapido il recupero della patente in caso di smarrimento o rinnovo.

Accanto alla dimensione digitale, arrivano anche nuovi obblighi medici.

Chi richiede la patente — o un rinnovo — dovrà sottoporsi a una visita che includa esami della vista e delle condizioni cardiovascolari. Gli Stati potranno decidere se sostituire la visita con moduli di autovalutazione, ma Bruxelles suggerisce prudenza: la valutazione medica, scrive la direttiva, “contribuisce a prevenire incidenti legati a malori o deficit sensoriali non diagnosticati”.

Infine, la validità: 15 anni per auto e moto, 5 per autobus e autocarri. Gli Stati potranno ridurre la durata a 10 anni se la patente vale anche come documento d’identità nazionale. Sopra i 65 anni, gli Stati membri potranno introdurre controlli medici più frequenti o corsi di aggiornamento obbligatori.
Una misura che, secondo i legislatori, non mira a discriminare per età ma a garantire che l’idoneità alla guida resti proporzionata ai rischi.

2.     Neopatentati e guida accompagnata

La riforma tocca da vicino milioni di giovani europei: per la prima volta, l’Unione introduce un periodo di prova obbligatorio di almeno due anni per i neopatentati.

Un vincolo uniforme che ogni Paese potrà rendere più lungo, ma non più breve. Durante questo periodo, chi sarà sorpreso a guidare in stato di ebbrezza, senza cintura o utilizzando lo smartphone potrà incorrere in sanzioni più severe, fino alla sospensione immediata della patente.

L’esame stesso cambia volto. Le nuove linee guida prevedono che i test includano domande sugli angoli ciechi, sui sistemi di assistenza alla guida (ADAS), sull’apertura sicura delle porte e sull’uso corretto del cellulare.
“L’addestramento alla guida includerà più elementi dedicati alla sicurezza di pedoni e ciclisti”, ha spiegato Jutta Paulus (Verdi/ALE, Germania), relatrice della direttiva sulle patenti. L’obiettivo è sviluppare consapevolezza dei rischi per gli utenti più vulnerabili, un tema cruciale nei contesti urbani.

La novità forse più attesa riguarda l’età minima: sarà possibile ottenere la patente B già a 17 anni, ma solo se si guida accompagnati da un conducente esperto fino al compimento dei 18.
Un modello già diffuso in Germania e nei Paesi Bassi, che punta a migliorare l’esperienza pratica senza abbassare i livelli di sicurezza.

Sul fronte dei professionisti, invece, si cerca di contrastare la carenza di autisti in settori chiave. I diciottenni potranno guidare autocarri (categoria C) e i ventunenni autobus (categoria D), purché abbiano ottenuto il certificato di abilitazione professionale (CQC). Senza tale qualifica, l’età minima resta rispettivamente 21 e 24 anni. Una misura che, secondo Bruxelles, mira a rendere le professioni del trasporto più accessibili e attrattive, mantenendo standard di formazione elevati.

In parallelo, si rafforza la cooperazione per il riconoscimento reciproco dei titoli di guida professionale: un conducente formato in un Paese UE potrà vedersi riconosciuta la propria qualifica in un altro senza dover ripetere l’intero percorso. Un passo importante in un mercato del lavoro che si muove sempre di più oltre i confini nazionali.

3.     Sospensioni e sanzioni oltrefrontiera

Fino a oggi, un autista sorpreso a guidare in stato di ebbrezza in Francia o in Spagna poteva tornare in Italia e continuare a guidare come se nulla fosse. Con la nuova direttiva sulle decisioni di ritiro della patente, questo non sarà più possibile. Le autorità del Paese in cui è avvenuta l’infrazione dovranno notificare la sanzione a quelle dello Stato che ha emesso la patente, che sarà obbligato a riconoscerla e ad applicarla.

Si tratta di una delle innovazioni più incisive del pacchetto: la fine delle “zone franche” di impunità transfrontaliera. Le decisioni di sospensione, ritiro o limitazione della patente verranno comunicate attraverso una piattaforma europea, con tempi stringenti e procedure uniformi.

Ogni Stato dovrà informare gli altri “senza indebiti ritardi” in caso di infrazioni gravi: guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droghe, eccesso di velocità superiore di 50 km/h rispetto al limite, incidenti mortali o fughe dal luogo del sinistro.

Il sistema dovrà essere operativo entro quattro anni. In pratica, un cittadino europeo sanzionato in un Paese non potrà evitare la sospensione semplicemente tornando nel proprio. È un passaggio cruciale verso una vera “giustizia stradale europea”, che fino a oggi restava frammentata.

La riforma prevede inoltre un rafforzamento della cooperazione tra autorità giudiziarie e amministrative, con l’obiettivo di evitare duplicazioni o vuoti. Sarà compito della Commissione creare un registro elettronico comune dove confluiranno i dati relativi alle sospensioni, consultabile dalle forze di polizia e dalle amministrazioni nazionali.

Per i cittadini, questo significa regole più uniformi e meno arbitrarie. Per chi viaggia per lavoro — dai camionisti ai lavoratori transfrontalieri — significa anche poter contare su un sistema chiaro, con procedure di ricorso allineate.

Matteo Ricci lo ha definito “un passo importante verso una maggiore sicurezza stradale e una tutela uniforme per tutti gli utenti”. L’idea è che la responsabilità non si fermi al confine: chi guida in Europa, guida sotto un’unica legge.

Verso un nuovo patto europeo sulla mobilità

La riforma delle patenti è un tassello di una strategia più ampia: quella della mobilità sostenibile e sicura.
Bruxelles punta a integrare i nuovi standard di formazione con la transizione tecnologica — veicoli elettrici, guida assistita, intelligenza artificiale nei sistemi di sicurezza. La futura patente digitale potrà dialogare con i veicoli connessi, aggiornarsi in tempo reale sulle scadenze, segnalare il superamento di limiti o l’attivazione di dispositivi di assistenza.

Un cambio di paradigma: dalla patente come documento, alla patente come interfaccia.
E nel frattempo, l’Europa prova a costruire un linguaggio comune della sicurezza: più formazione, più trasparenza, meno scorciatoie. La strada verso lo “zero vittime” è lunga, ma da oggi ha regole più chiare.