In Norvegia il tema delle interconnessioni elettriche con l’Europa è al centro di un acceso dibattito politico e sociale. Con le elezioni del 2025 all’orizzonte, la questione delle connessioni energetiche sta assumendo un ruolo predominante, influenzando programmi di partito e alimentando polemiche tra i cittadini. La promessa di rivedere o addirittura tagliare i cavi elettrici che collegano la Norvegia a Danimarca, Regno Unito e Germania è stata accolta con entusiasmo da alcuni e con preoccupazione da altri.
Le cause di questo malcontento sono radicate in un fenomeno che sembra paradossale: nonostante la Norvegia sia uno dei principali produttori di energia idroelettrica in Europa, i suoi cittadini si trovano a pagare tariffe tra le più alte del continente. Recentemente, nella zona più meridionale del Paese, il prezzo dell’elettricità ha superato le 13 corone norvegesi (1,12 euro) per kilowattora, una cifra significativamente più alta rispetto alla media europea di 0,1867 euro per KWh registrata nella prima metà del 2024.
La geografia gioca un ruolo cruciale in questa disparità. Mentre le regioni settentrionali beneficiano di prezzi più bassi grazie a una maggiore disponibilità di energia idroelettrica, il sud e l’est del Paese subiscono l’influenza dei mercati energetici europei. L’energia eolica, che costituisce circa il 10% della generazione elettrica norvegese, è spesso importata dal continente. Recenti cali di vento in Germania e nel Mare del Nord, combinati con temperature rigide in Norvegia, hanno causato un aumento dei prezzi nel mercato europeo che si è rapidamente trasferito anche alla Norvegia.
L’energia idroelettrica norvegese e il paradosso dell’abbondanza
La Norvegia è un gigante dell’energia idroelettrica, che rappresenta il 90% della sua produzione totale di elettricità. La restante parte è generata principalmente dall’energia eolica. Questo mix energetico ha permesso al Paese di avere, storicamente, prezzi dell’energia tra i più bassi d’Europa. Tuttavia, l’aumento delle interconnessioni con il mercato europeo e la crescente integrazione nei mercati energetici hanno cambiato radicalmente la situazione.
Quando i prezzi dell’energia salgono in Europa l’effetto si ripercuote sulla Norvegia. Questo è accaduto anche lo scorso mese di novembre, quando una combinazione di bassa produzione eolica e alte temperature in Europa ha portato a un aumento delle tariffe in Germania, Francia e Paesi Bassi. Questo ha avuto un impatto immediato sulle tariffe norvegesi, nonostante le riserve idriche del paese fossero piene.
Le interconnessioni elettriche della Norvegia con l’Europa sono state storicamente considerate una risorsa strategica, permettendo al Paese di esportare l’energia in eccesso e di sostenere la stabilità del mercato elettrico europeo. Tuttavia, negli ultimi anni, questa strategia è stata messa in discussione. I partiti di governo, in particolare il Partito Laburista e il Partito di Centro, hanno promesso di rivedere i termini degli accordi con Regno Unito e Germania e di non rinnovare i cavi verso la Danimarca quando questi scadranno nel 2026.
Per il Partito Laburista il sistema attuale è fuori controllo e necessita di un intervento deciso. Anche il Partito del Progresso, di destra, sostiene la necessità di tagliare queste connessioni, accusando le interconnessioni di importare quella che viene definita “infezione dei prezzi” dall’Ue. Il tema è diventato talmente centrale che influenzerà in modo significativo le elezioni generali previste per settembre 2025.
Le implicazioni per l’Europa
Il dibattito in Norvegia ha implicazioni significative per l’Ue. Pur non essendo membro dell’Unione Europea, la Norvegia è un partner fondamentale nel mercato unico, in particolare nel settore energetico. Le sue interconnessioni elettriche con l’Europa rappresentano una componente essenziale per la stabilità del sistema energetico continentale. La possibilità di ridurre queste connessioni potrebbe mettere a rischio l’approvvigionamento energetico europeo, specialmente in un momento in cui il continente sta cercando di ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili e di aumentare la produzione di energia rinnovabile.
L’importanza della Norvegia come fornitore di energia non si limita all’elettricità. Il Paese è il maggiore produttore di petrolio e gas dell’Europa occidentale e un attore chiave nella fornitura di gas naturale all’Ue, rappresentando oltre il 50% delle importazioni europee di gas naturale in forma gassosa.
Con l’avvicinarsi delle elezioni del 2025, la pressione politica per rivedere gli accordi energetici è destinata a crescere. La proposta del Partito Laburista di discutere il futuro dei cavi alla convenzione nazionale di aprile segna un punto di svolta nel dibattito. Nel frattempo, i prezzi dell’energia rimangono un tema caldo sia a livello nazionale che europeo, mettendo in evidenza le sfide e le opportunità di un mercato energetico sempre più interconnesso.
La Norvegia si trova a un bivio: continuare a sostenere l’Europa attraverso le sue risorse energetiche o privilegiare i propri cittadini, garantendo prezzi bassi e stabilità interna. Qualunque sia la strada scelta, le decisioni prese nei prossimi mesi avranno un impatto profondo non solo sulla politica norvegese, ma sull’intero panorama energetico europeo.