La trappola del consenso: tutelare la privacy danneggia l’ecosistema digitale? Intervista a Matteo Flora

Matteo Flora commenta la multa da 200 milioni a Meta per il sistema “pay or consent”. Che rischia di compromettere la sostenibilità economica di gran parte del web europeo
6 ore fa
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Matteo Flora

L’Unione Europea ha appena inflitto una multa da 200 milioni di euro a Meta per il suo sistema “pay or consent”, che metteva gli utenti davanti a una scelta: o accettavano di essere profilati o pagavano una somma per accedere ai servizi delle piattaforme. Matteo Flora, docente e imprenditore, ne ha parlato dopo pochi minuti nel suo podcast “Ciao Internet“. Eurofocus lo ha raggiunto per un commento a caldo.

Ha definito questa scelta “coerente ma pericolosa”. Può spiegarci perché?

La decisione della Commissione Europea è certamente coerente con il Gdpr e il Digital Markets Act, incardinati su principi che sostengo da sempre. Ma applicare il Dma rigidamente senza considerare la realtà economica potrebbe essere dannoso per tutto l’ecosistema digitale europeo. Il problema non è nella multa in sé, ma nella visione che rischia di diventare troppo distante dalla realtà economica del web.

Ma non ritiene che l’uso dei dati personali in cambio della gratuità del servizio violi proprio la libertà del consenso prevista dal Gdpr?

Sono assolutamente d’accordo sul principio: nessuno dovrebbe essere obbligato a cedere dati personali per usufruire di un servizio essenziale. Il Gdpr vuole garantire un consenso libero e informato, ma qui si scontra con il fatto che la pubblicità personalizzata è ciò che permette la sostenibilità economica di molti servizi gratuiti. Senza questo tipo di pubblicità, moltissimi servizi che oggi consideriamo essenziali potrebbero semplicemente non esistere.

Quindi questa sanzione rischia di danneggiare soprattutto le piccole realtà europee e non Meta stessa?

Esattamente. Paradossalmente, limitando troppo la pubblicità personalizzata, rafforziamo le Big Tech come Meta o Google, perché sono le uniche aziende con risorse sufficienti per reggere economicamente. Le startup, le testate giornalistiche europee e tutte le realtà innovative rischiano invece di essere tagliate fuori dal mercato.

Quale sarebbe allora la soluzione per trovare un equilibrio tra privacy e sostenibilità economica?

Serve una riflessione seria e pragmatica, una “terza via” che permetta di tutelare i dati personali senza distruggere il modello economico che oggi sostiene gran parte dell’internet gratuito. Occorre adattare le regole al contesto reale del mercato digitale europeo, valorizzando sia il diritto alla privacy sia l’innovazione e la sostenibilità economica delle imprese europee. Senza questa riflessione, rischiamo di creare un’Europa digitale più povera, meno innovativa e ancora più dipendente dai colossi digitali globali.