Scudo spaziale europeo e industria spaziale europea. Queste le priorità per l’Ue delineate da Andrius Kubilius, commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, durante la 17ma European Space Conference tenutasi a Bruxelles il 28 e 29 gennaio. Perché “chiunque controlli lo spazio controlla il futuro”, ha aggiunto specificando di considerare il XXI secolo come quello dominato dalla volta celeste.
“Spazio e difesa sono strettamente interconnessi. Abbiamo bisogno di un Big Bang in difesa, e anche per lo spazio. Qual è il prossimo passo? Abbiamo bisogno di maggiori investimenti e di esaminare nuove idee e progetti che possiamo realizzare”, ha postato Kubilius su X.
A Bruxelles si lavora dunque su due fronti paralleli:
• la creazione di uno scudo spaziale europeo, ovvero un sistema di monitoraggio avanzato delle minacce militari dallo spazio
• lo sviluppo di un mercato unico, quale precondizione per creare un’industria spaziale europea
L’obiettivo è chiaro, e come arrivarci anche: l’Europa deve investire di più, spiega Kubilus, collaborare meglio e costruire una base industriale solida per competere con pesi massimi come Russia, Cina e Stati Uniti, già pienamente ingaggiati nella corsa alla tecnologia spaziale.
Ma cosa significa tutto questo in concreto?
Spazio e difesa
Per Kubilius spazio e difesa vanno a braccetto: “Non può esserci difesa senza spazio, e non può esserci spazio senza industria“, ha ribadito. Il pensiero va ad esempio ai casi in cui attori ostili come la Russia hanno bloccato i satelliti e preso di mira i sensori con armi laser, rendendo palese l’interconnessione tra i due ambiti. Lo spazio inoltre potrebbe essere rilevante per un’agenzia di intelligence europea, perché può contribuire a raccogliere informazioni e fornire un allarme tempestivo contro le minacce, comprese quelle militari. “Dobbiamo essere in grado di difenderci da qualsiasi aggressore”, ha insistito Kubilius, motivo per cui, ha proseguito, “dobbiamo creare servizi completi di intelligence interoperabile”.
Un tema toccato anche dalla recente relazione Niinistö, dedicata alla preparazione dell’Ue di fronte agli shock (spoiler: non è preparatissima).
L’Ue e il “mercato unico spaziale”
“Le catene di approvvigionamento non sono mai esistite o sono state interrotte dal Covid o dalla guerra della Russia contro l’Ucraina”, ha affermato il commissario martedì nel suo intervento alla Conferenza.
Questo significa che alcuni programmi spaziali di cui dispone l’Europa continuano a dipendere da Paesi terzi sia per la filiera dei fornitori sia per i lanciatori (razzi). E questo espone a molti problemi di sicurezza e di mancanza di controllo: per fare un’esempio, in passato si sono registrati casi di operazioni non andate a buon fine, con il sospetto che non si fosse trattato di casualità.
Una situazione che secondo il commissario deve finire.
Il programma spaziale dell’Ue: più satelliti e nuovi servizi in corso
Il Programma spaziale dell’Ue sotto Kubilius, fa sapere la Commissione, si concentrerà in modo particolare sulla fornitura di servizi essenziali e sul progresso di iniziative chiave. Una delle massime priorità è il pieno lancio dei programmi di punta dell’Unione, per favorire l’innovazione e la sicurezza spaziale:
• Galileo, il sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile europeo
• Copernicus , la costellazione che monitora la Terra e tiene sott’occhio il clima, che verrà implementata con i lanci dei satelliti Sentinel-1C e Sentinel-2C , e con una nuova missione CO2M per migliorare le capacità di monitoraggio ambientale
• EUSST, l’Unione Europea per la sorveglianza e il monitoraggio dello spazio, che nel 2024 ha ampliato la sua comunità di utenti – proteggendooltre 500 satelliti e fornendo servizi a più di 200 organizzazioni -, vedrà l’integrazione di nuovi sensori commerciali che rafforzeranno la capacità della rete di monitorare e proteggere gli asset spaziali
• IRIS², il sistema di connettività dell’Europa, sta anch’esso progredendo, con la firma del contratto di concessione avviato a dicembre 2024 e la selezione del contraente prevista il prossimo giugno in occasione delle Giornate dell’industria dell’Ue. Si tratta di un’iniziativa che migliorerà l’infrastruttura di comunicazione satellitare europea, fornendo una connettività affidabile e sicura per scopi sia militari che civili.
• GOVSATCOM, il sistema di comunicazioni sicuro per i governi.
Burocrazia spaziale?
L’Europa insomma viaggia verso una “nuova era di governance spaziale“, ha anche annunciato ieri su X Kubilius. Nel 2025 in effetti è in arrivo lo European Space Act. L’obiettivo è quello di ripulire le costellazioni disordinate di satelliti e detriti spaziali (i ‘debris’), gestire il traffico, frenare l’inquinamento luminoso dei veicoli spaziali e limitare l’inquinamento dei razzi.
Il rischio però è che Bruxelles ceda al suo peggior vizio: iperregolamentare anche lo spazio, soffocando ogni iniziativa e diminuendo la possibilità di stare al passo con Paesi che procedono spediti come razzi.
Un rischio reso palpabile anche dalle parole della capa degli Affari esteri dell’Ue Kaja Kallas intervenuta ieri alla Conferenza: “È essenziale per tutti noi che lo spazio non rimanga un dominio non regolamentato”.
E non è l’unico rischio: anche su questa materia, il blocco rischia di essere più che altro un’armata che si muove in ordine sparso. Se da una parte il commissario ha affermato che spingerà per ulteriori finanziamenti per l’industria spaziale nel prossimo bilancio settennale dell’Ue, dall’altra quello che serve non è solo il denaro ma anche una visione comune incentrata su alcuni importanti progetti, anche in considerazione del fatto che gli enormi costi della corsa allo spazio rendono vantaggiosa la cooperazione tra i Ventisette.
E invece l’industria spaziale europea è frammentata e alcuni Paesi più ‘avanzati’, vedi la Germania, pianificano le proprie leggi spaziali nazionali e già in passato si sono opposti alle precedenti bozze della legislazione, sostenendo che le regole avrebbero gravato sulle imprese con una nuova burocrazia onerosa.
Anche l’Italia sembra aver preso altre strade, che nello specifico la portano nell’orbita degli Usa, tra i satelliti di Elon Musk e la sua Starlink.
Proprio la dipendenza da Starlink, ovvero un’azienda in mano a un privato, Elon Musk, che attualmente è diventato il più stretto consigliere del presidente Usa Donald Trump e membro della sua amministrazione, nonché un attivista a favore dell’estrema destra, sembrerebbe aver dato una sveglia all’Europa. Che però appare decisamente in svantaggio. Il suo piano per mandare in orbita satelliti è insufficiente: prevede di inviare 290 satelliti entro il 2030, mentre Starlink ne ha già 6000 in orbita e punta a 30mila entro tre anni.
Inoltre l’azienda di Musk gode di un vantaggio di posizione avendo già mandato nelle appetibili orbite basse migliaia di satelliti. E come sempre chi prima arriva meglio alloggia, anche perché le orbite non possono ospitare un numero infinito di satelliti: già ora il rischio di collisioni e di sicurezza è già alto, e per l’Europa c’è il rischio concreto di non trovare… spazio.
Chi c’è c’è: la dichiarazione congiunta per la missione ISOS
Un segnale di slegatura nel blocco viene anche da una dichiarazione congiunta firmata martedì a margine della Space Conference tra la Commissione europea e alcuni Stati membri (Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Spagna) per supportare l’implementazione di una missione pilota In-Space Operations and Services (ISOS), finalizzata ad accelerare lo sviluppo della capacità strategica dell’Europa di “agire nello spazio”. La firma rimarrà aperta affinché altri Stati possano unirsi nel prossimo futuro, ma intanto si parte con chi c’è. Sia detto per inciso, ultimamente si è parlato di adottare un approccio simile – chi c’è c’è – anche per realizzare il mercato dei capitali, che altrimenti rimarrebbe ancora bloccato dai diversi interessi nazionali.
Tornando allo spazio, la missione pilota ISOS si concentrerà su applicazioni e servizi a utenti e risorse governative e commerciali, in vista di una futura infrastruttura adattiva nello spazio. Questa missione, afferma la Commissione, “guiderà la generazione di una nuova economia spaziale, estenderà le capacità di dimostrazione e convalida in orbita e migliorerà la resilienza e la sostenibilità dell’infrastruttura spaziale, massimizzando al contempo l’uso delle tecnologie spaziali dell’Ue”.
Ottimista Timo Pesonen, direttore generale per l’industria della difesa e lo spazio presso la Commissione, che ha dichiarato: “ISOS è un vero punto di svolta per l’Europa“.