Telegram, l’accusa dell’Ue: numeri sottostimati per aggirare il Digital Services Act

Bruxelles può designare unilateralmente l’app di Durov come “piattaforma molto grande” con inevitabili ripercussioni sugli utenti
3 settimane fa
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Nuovi aggiornamenti sul caso Telegram, l’app di messaggistica finita nella bufera dopo l’arresto di Pavel Durov in Francia. Qui, il fondatore e CEO è incriminato nel quadro di un’inchiesta su possibili attività criminali condotte sulla piattaforma, fra cui complicità in traffico di stupefacenti e pedopornografia ma anche per la mancata collaborazione con le autorità impegnate in altri casi giudiziari. Durov è stato interrogato e poi rilasciato dietro pagamento di 5 milioni di euro di cauzione, ma ora anche Bruxelles sta indagando su Telegram per eventuali violazione del Digital Services Act (DSA).

In particolare, la piattaforma potrebbe non aver fornito dati accurati sui numeri degli utenti eludendo diverse restrizioni previste dalle norme comunitarie.

Telegram e il Digital Services Act

L’Unione Europea sta indagando su Telegram per presunta violazione delle regole digitali dell’UE, in quanto sospetta che l’app di messaggistica abbia sottostimato il numero di utenti nell’Unione Europea per rimanere sotto la soglia di 45 milioni di utenti attivi mensili medi, oltre la quale le grandi piattaforme online sono soggette a una serie di regolamenti di Bruxelles.

Come riportato dal Financial Times, Telegram avrebbe dovuto fornire un numero aggiornato di utenti UE questo mese, ma non l’ha fatto, dichiarando solo di avere “significativamente meno di 45 milioni di destinatari attivi medi mensili nell’UE”.

Se l’indagine dovesse confermare che il vero numero di utenti Telegram nell’UE supera la soglia, ciò porterebbe la piattaforma ad essere designata come “piattaforma online molto grande”, e quindi soggetta a una serie di regole e controlli come vedremo a breve.

Indagine tecnica in corso

Il Centro comune di ricerca della Commissione UE sta conducendo un’indagine tecnica per determinare il numero di utenti UE di Telegram, oltre ai colloqui in corso con l’app sui suoi calcoli. Bruxelles ha fatto sapere di avere un proprio sistema per determinare l’accuratezza dei dati sugli utenti. Il punto più importante è che, se ritiene che non siano stati forniti dati accurati sugli utenti, la Commissione può designare unilateralmente Telegram come piattaforma molto grande sulla base della propria indagine.

Regole UE per le grandi piattaforme online

Le regole DSA per le piattaforme molto grandi sono entrate in vigore un anno fa, costringendo i più grandi player online del mondo, tra cui Instagram, Google e TikTok, ad assumere migliaia di persone per lavorare sulla conformità alle regole.

Le conseguenze in caso di violazione

In caso di violazione del Digital Services Act (DSA), Telegram potrebbe subire importanti ricadute legali:

Designazione come piattaforma molto grande: se l’indagine dell’UE dovesse confermare che il numero reale di utenti di Telegram supera i 45 milioni, la piattaforma sarebbe automaticamente designata come “piattaforma online molto grande”. Ciò comporterebbe un incremento degli obblighi legali, inclusi requisiti di moderazione dei contenuti e audit di terze parti;

– Obblighi di conformità: una volta designata come piattaforma molto grande, Telegram sarebbe tenuta a rispettare una serie di regolamenti, tra cui:

    • Divieto di targeting pubblicitario basato su dati sensibili come religione, genere o orientamento sessuale;
    • Meccanismi per rivelare le misure adottate per combattere la disinformazione e la propaganda;
    • Protezioni specifiche per i minori.

Sanzioni pecuniarie: l’app di Durov (che ha controversi legami con la Russia di Vladimir Putin) potrebbe essere soggetta anche a sanzioni pecuniarie significative che variano a seconda della gravità della violazione fino a raggiungere percentuali elevate del fatturato globale della società;

Obbligo di condivisione dei dati: Telegram potrebbe essere costretta a condividere dati specifici con la Commissione Europea, il che potrebbe compromettere la sua politica di privacy, che è il vero elemento distintivo dell’app di messaggistica, ma anche il più controverso.
L’app è stata pioniera della crittografia end-to-end, un sistema per cui nessuno, comprese Google e terze parti, può leggere i messaggi durante il trasferimento da un dispositivo ad un altro.

Nei mesi scorsi, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto, nota anche come Europol, ha diffuso una dichiarazione per chiedere la rimozione della crittografia end-to-end dalle app di messaggistica istantanea come WhatsApp e Messenger. Lo scopo è quello di garantire la sicurezza dei cittadini europei.

Chiaramente, le indagini e le eventuali sanzioni potrebbero danneggiare la reputazione di Telegram, influenzando negativamente la fiducia degli investitori e dei partner commerciali. Le ricadute sugli utenti, invece, potrebbero essere meno scontate del previsto.

Il caso Telegram e le reazioni degli utenti europei

Le reazioni degli utenti europei a questa indagine sembrano essere meno ostili rispetto a quelle che potrebbero provenire da imprese e investitori. Molti esprimono scetticismo nei confronti delle autorità: “sembra che Musk e Zuckerberg siano troppo grandi per essere molestati, quindi l’UE va dopo un pesce piccolo”, scrivono sul web.

Altri utenti criticano le autorità per il loro approccio alla regolamentazione, suggerendo che stiano adottando comportamenti simili a quelli che criticano. Un commento riassume bene questa sensazione: “I governi stanno creando le proprie giurisdizioni e criticano il controllo delle comunicazioni da parte di alcune piattaforme, mentre loro fanno lo stesso”.

Molti vedono Telegram come un’alternativa valida rispetto ai colossi del settore, apprezzando la sua proposta di messaggistica sicura e la sua crescente popolarità. L’esito delle indagini francese ed europea delineerà il futuro della seconda app di messaggistica più utilizzata in UE dopo WhatsApp.