Erano nell’aria da tempo, e alla fine le multe sono arrivate. Mezzo miliardo ad Apple e 200 milioni a Meta: la Commissione europea oggi ha sanzionato le due Big Tech per aver violato il Digital Markets Act (Dma), il regolamento digitale dell’Ue sui mercati digitali che punta a proteggere i diritti dei consumatori e delle piccole e medie imprese nei confronti delle grandi aziende tecnologiche.
Si tratta delle prime multe emesse in base al Dma e trovano sostegno in un anno di indagini, durante il quale la Commissione aveva preliminarmente avvisato le due aziende statunitensi di ritenere che stessero violando le norme previste per il mercato europeo. Con esiti diversi, come vedremo.
“Le decisioni odierne inviano un messaggio forte e chiaro. Apple e Meta non hanno rispettato la legge sui mercati digitali attuando misure che rafforzano la dipendenza degli utenti commerciali e dei consumatori dalle loro piattaforme. Di conseguenza, abbiamo intrapreso un’azione coercitiva ferma ma equilibrata nei confronti di entrambe le società, sulla base di norme chiare e prevedibili”, ha commentato in una nota Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per una Transizione pulita, giusta e competitiva.
Meta: ‘Consent or Pay’ nel mirino
Meta dovrà pagare 200 milioni di euro per il suo modello pubblicitario ‘Consenti o paga’, che secondo la Commissione viola l’obbligo previsto dal Dma di dare ai consumatori la possibilità di scegliere un servizio ‘analogo’ ma che utilizzi meno dati personali. Il modello in questione, introdotto a novembre 2023 da Meta, prevedeva che gli utenti di Facebok e Instagram potessero scegliere solo tra il consenso alla combinazione di dati personali per la pubblicità personalizzata e il pagamento di un abbonamento mensile per un servizio senza pubblicità. In pratica, per non vedere la pubblicità gli utenti dovevano o pagare o cedere i propri dati in modo estensivo. E questo, secondo la Commissione, viola il Dma perché “gli utenti che non acconsentono devono avere accesso a un’alternativa meno personalizzata ma equivalente”.
A seguito di scambi con la Commissione, Meta ha corretto il tiro prevedendo un modello di annunci personalizzati gratuiti e offrendo una nuova opzione che dovrebbe utilizzare meno dati personali per visualizzare annunci pubblicitari. La Commissione sta attualmente valutando questa nuova opzione e prosegue il dialogo con Meta. In conseguenza di ciò, la decisione di oggi riguarda solo il periodo tra marzo 2024, quando il Dma è entrato in vigore, e novembre 2024, quando Meta ha cambiato modello di annunci.
La sanzione, inoltre, fa sapere la Commissione, “tiene conto anche della gravità e della durata della non conformità, pur rilevando che le decisioni odierne adottate nei confronti di Apple e Meta sono le prime decisioni di non conformità adottate ai sensi della legge sui mercati digitali”.
Apple e il monopolio dell’App Store
Apple invece rischia 500 milioni di euro per violazione delle norme sugli app store, in particolare le norme anti-steering, le misure che impediscono agli sviluppatori di app di reindirizzare l’utente ad un negozio esterno, più vantaggioso. In pratica, la ‘Mela’ impediva di inserire nelle app i collegamenti a negozi diversi dall’App Store, con l’obiettivo di evitare pagamenti fuori da esso, sui quali l’azienda non guadagnava.
“Gli sviluppatori che distribuiscono le loro app tramite l’App Store di Apple dovrebbero essere in grado di informare gratuitamente i clienti di offerte alternative al di fuori dell’App Store, indirizzarli a tali offerte e consentire loro di effettuare acquisti”, sottolinea la Commissione, specificando che “Apple non rispetta tale obbligo”, ad esempio attraverso la commissione ‘Core Technology Fee’ per gli sviluppatori o complicando le procedure per gli utenti.
L’esecutivo Ue perciò ha ordinato ad Apple di rimuovere le restrizioni tecniche e commerciali in materia e di evitare di perpetuare, anche in modo indiretto, il comportamento non conforme. Anche per Apple, la multa “tiene conto della gravità e della durata dell’inadempienza”.
La Commissione ha anche deciso di intensificare il controllo sull’app store di Apple in merito ai suoi rapporti con app store alternativi. Questi risultati preliminari necessitano ancora di ulteriori accertamenti, ma potrebbero comportare per l’azienda ulteriori sanzioni nell’ambito del Dma.
Apple e Meta sono tenute a conformarsi alle decisioni della Commissione entro 60 giorni, altrimenti rischiano ulteriori multe per ogni giorno aggiuntivo di violazione della legge. Va anche notato che la Commissione può infliggere ammende fino al 10 % del fatturato annuo globale delle imprese non conformi, pertanto le cifre decise oggi sono molto al di sotto del massimo possibile.
Facebook Marketplace fuori dal Dma
Non solo bastone per Apple e Meta, comunque: oggi la Commissione ha usato anche la carota e ha adottato altre decisioni più favorevoli alle due Big Tech.
Innanzitutto, ha chiuso un’indagine sulla conformità di Apple alle norme del Dma su browser e app predefinite, in seguito alle modifiche che hanno aiutato concorrenti come Mozilla ad affermarsi sui dispositivi iOS.
Ha inoltre revocato una decisione che designava Facebook Marketplace come servizio regolamentato, il che significa che parte dell’attività di Meta non rientra più nella competenza del Dma. Una decisone presa in seguito a una richiesta presentata in tal senso da Meta il 5 marzo 2024.
Le reazioni di Meta e Apple
Dure le reazioni delle due aziende. La decisione di oggi è “l’ennesimo esempio di come la Commissione europea prenda di mira ingiustamente Apple“, ha affermato la portavoce dell’azienda, Emma Wilson, lamentando che l’esecutivo europeo “continua a spostare i paletti a ogni passo del percorso”. Wilson ha anche annunciato un ricorso pur proseguendo le discussioni sulla conformità.
Per Meta la decisione equivale a “un dazio multimiliardario“, come ha sostenuto Joel Kaplan, chief Global Affairs Officer dell’azienda. Secondo Kaplan, “la Commissione europea sta cercando di ostacolare le imprese americane di successo, consentendo alle aziende cinesi ed europee di operare secondo standard diversi”, andando a danneggiare attività e consumatori europei.
La rabbia di Trump
Tirando in ballo i dazi, Kaplan fa eco e si allinea alla posizione del presidente Usa Donald Trump, che intende buttare in mezzo ai negoziati commerciali per i dazi il Dma e il Dsa (Digital Service Act) per trarre vantaggi ed esenzioni per le aziende a stelle e strisce. A febbraio il tycoon aveva minacciato misure di ritorsione contro eventuali azioni intraprese dall’Europa contro le Big Tech.
Proprio per questo le multe ad Apple e Meta sono rimaste ‘sospese’ per settimane se non mesi: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen non voleva che venissero collegate con la spallata all’alleanza atlantica assestata da Trump e con la guerra commerciale da questi iniziata contro il mondo intero e contro l’Ue, vecchio alleato ormai tacciato di essere un ‘parassita’ e di essersi arricchito alle spalle dell’America.
Insomma, von der Leyen non voleva che le multe sembrassero ritorsioni o comunque una misura presa in risposta alle politiche del presidente Usa, né che potessero fornire carburante per una nuova escalation in negativo tra i due blocchi. Ma all’interno della stessa Commissione e da parte dell’Europarlamento le pressioni a prendere una decisione sono man mano cresciute, con il duplice obiettivo di evitare che il Dma scivolasse di fatto nei negoziati sui dazi e di far rispettare la legge e i valori europei.
La pausa di 90 giorni per i dazi decisa a sorpresa da Trump appena il giorno dopo averli annunciati potrebbe aver convinto von der Leyen che il momento giusto fosse arrivato.
“La libera scelta delle imprese e dei consumatori è al centro delle norme stabilite nella legge sui mercati digitali. (…) Apple e Meta hanno tolto questa libera scelta ai loro utenti e sono tenuti a cambiare il loro comportamento. Abbiamo il dovere di tutelare i diritti dei cittadini e delle imprese innovative in Europa”, ha concluso Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.