“Riforme senza precedenti” e “rapide”: la ricetta di Draghi per l’Europa, in attesa del Rapporto sulla Competitività

Mercoledì l'ex banchiere ha presentato ai capi degli eurogruppi il suo atteso Rapporto: se l’Europa non farà un giro di vite, non potrà affrontare le sfide sfide future. Lunedì 9 settembre è prevista la consegna ufficiale dell'analisi
2 settimane fa
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Mario Draghi (Francesco Militello Mirto/NurPhoto/Shutterstock/IPA/Fotogramma)

La data clou è lunedì prossimo, quando – secondo le previsioni – verrà finalmente reso pubblico il Rapporto Draghi sulla competitività, chiesto giusto un anno fa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a ‘Super Mario’ per analizzare lo stato dell’industria del blocco e come uscire da un guado che vede i 27 Paesi perdere sempre più terreno sul palcoscenico mondiale.

In attesa di scoprire le circa 400 pagine di analisi e suggerimenti, qualcosa in via ufficiosa è trapelato, su tutto la richiesta di “riforme senza precedenti” e “rapide”. L’Europa infatti, secondo l’ex banchiere, deve fare praticamente un giro di vite, altrimenti non potrà affrontare le grosse sfide che caratterizzano la nostra epoca.

Già lo scorso aprile alla Conferenza European Pillar of Social Rights organizzata nella città bega di La Hulpe, Draghi aveva insistito su questo punto. Occorre una svolta: “La nostra organizzazione, il nostro processo decisionale e il finanziamento sono pensati per il mondo di ieri, pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente, pre-ritorno della rivalità tra grandi potenze”, mentre è necessaria “un’Unione europea che sia all’altezza del mondo di oggi e di domani”.

Un assaggio del Rapporto ai leader degli eurogruppi parlamentari

Un obiettivo raggiungibile appunto solo con “riforme senza precedenti”. L’ex presidente della Bce mercoledì 4 settembre ha presentato il suo attesissimo Rapporto, a porte chiuse, prima agli ambasciatori dei 27 Stati membri e poi ai leader dei gruppi politici del Parlamento europeo.

Secondo fonti qualificate vicine al dossier, pur non entrando nel dettaglio Draghi ha chiarito come negli ultimi decenni la competitività europea sia stata soggetta a una serie di ‘freni strutturali’ tra cui:

  • ritardo nella capacità di innovazione
  • aumento dei prezzi dell’energia
  • carenze di competenze
  • necessità di accelerare rapidamente la digitalizzazione
  • necessità di rafforzare con urgenza le capacità di difesa comune dell’Europa

Draghi, riferiscono le stesse fonti, ha espresso soddisfazione per il fatto che molte delle idee contenute nella sua relazione siano già state inserite negli orientamenti politici presentati da Ursula von der Leyen lo scorso luglio all’Europarlamento come guida per il suo mandato bis alla Commissione.

L’ex premier ha inoltre sottolineato che questo lavoro si rifletterà nelle lettere di missione dei commissari designati e che spetterà ai leader dell’Ue, ai parlamentari europei, alle istituzioni europee e agli Stati membri decidere come portare avanti il suo lavoro trasformandolo in risultati concreti.

In particolare, saranno necessarie “una cooperazione senza precedenti” tra i Paesi dell’Ue e una “riforma di tutte le istituzioni”.

Cosa è emerso dall’incontro: cinque macro-temi e dieci settori analizzati

Scendendo un po’ più nei (pochi) dettagli che a quanto si apprende sono emersi dall’incontro di mercoledì, sono cinque i macro-capitoli sotto la lente di ingrandimento del Rapporto:

  • produttività
  • riduzione delle dipendenze
  • clima
  • inclusione sociale
  • ricette per i singoli settori analizzati, dieci secondo Reuters.

Tra le problematiche trattate ci sarebbero:

  • divario di produttività dell’Ue rispetto ai concorrenti
  • cambiamento climatico
  • prezzi dell’energia
  • ritardo dell’Ue nell’innovazione
  • mercato dei capitali
  • regole della concorrenza e aiuti di Stato
  • politiche di coesione
  • divario di competenze
  • necessità di aumentare gli investimenti
  • difesa
  • necessità di ridurre la dipendenza da Paesi terzi su materie prime strategiche
  • disoccupazione, indicata come la principale causa della povertà nel blocco.

Contro ‘Golia’ servono altri ‘Golia’

Per competere con giganti come gli Stati Uniti e la Cina, occorre che l’Europa crei a sua volta ‘giganti’, in diversi settori strategici, in cui peraltro il Vecchio Continente è indietro. Tra questi, in primis la Difesa, che secondo le indiscrezioni il Rapporto considera centrale per il futuro dell’Europa. Tanto che, per agevolare questo settore, Draghi consiglierebbe con decisione di lasciar perdere ogni scrupolo legato alle regole Antitrust. Un importante cambio di rotta rispetto alle politiche dell’Ue che hanno sempre cercato di tutelare la concorrenza tra aziende e player, a favore dei consumatori.

Ma il concetto che propone l’ex banchiere è che sia necessario creare mega-aziende europee che possano competere con i ‘Golia’ mondiali. Già la scorsa primavera Draghi aveva chiarito che i rivali “marciano su di noi”, mentre l’Europa finora ha avuto “un focus sbagliato” sulla competitività, trattandola solo guardando all’interno dell’Unione, “vedendo i nostri concorrenti come noi stessi, anche in settori, come la difesa e l’energia, nei quali abbiamo profondi interessi comuni. Nello stesso tempo, non abbiamo guardato al di fuori”.

Da qui l’invito ad andare oltre attraverso la crescita di competenze, finanziamenti e investimenti, che costituiscono la chiave per favorire la nascita e lo sviluppo di Golia europei.

La complementarietà col Rapporto Letta

In particolare il Rapporto farebbe riferimento ai capitali privati, dato che l’approccio liberista dell’Unione non vede di buon occhio, per usare un eufemismo, gli aiuti pubblici. Strada invece seguita dalla Cina, che sostiene le sue aziende con fiumi di denaro creando peraltro un ‘uneven playing field’, cioè un campo da gioco dove il set delle regole non è lo stesso per tutti e dunque c’è una disuguaglianza di opportunità. Con le sue ricette, Draghi punta invece a raggiungere un ‘level playing field’.

Il problema dei capitali si incrocia con un altro importantissimo rapporto che da mesi tiene banco, quello sul Mercato unico europeo. Realizzato sempre da un italiano, anch’egli ex presidente del Consiglio, ovvero Enrico Letta, questo secondo studio si interseca col primo in modo complementare. Qui la ricetta proposta è più mercato comune e più libero mercato, a partire da quei settori su cui la competenza è ancora nazionale come le telecomunicazioni e i mercati finanziari, rispetto ai quali Letta ad aprile ha lanciato un “grande allarme rosso” per il divario economico con gli Stati Uniti che canalizzano una grossissima fetta degli investimenti.

L’Unione dei mercati dei capitali, secondo il Rapporto Letta, dovrebbe trasformare il mercato finanziario europeo in qualcosa di più attraente per gli investitori rispetto alla situazione attuale.

Cosa hanno detto i capigruppo del Rapporto Draghi

Tornando a Super Mario, i leader dei gruppi europei come hanno accolto le anticipazioni – scarse in verità – del suo Rapporto?

La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, su X ha ringraziato l’ex capo della Bce per il suo passaggio alla Conferenza dei presidenti: “La nostra Unione deve essere attrezzata per affrontare le realtà economiche e geopolitiche attuali e future. Insieme siamo più forti”.

Secondo quanto emerso dopo l’incontro, per il presidente del Partito Popolare Europeo (Ppe) Manfred Weber il messaggio fondamentale dell’incontro è stato che “la competitività è la questione numero uno”, definita da Draghi “un incubo” se non si agisce velocemente. Il tema riflette “una situazione di urgenza a cui nessuno può più sfuggire”, e il Ppe “come partito economico d’Europa”, lo accoglie “con grande favore”, ha continuato Weber: “Gli ultimi cinque anni sono stati gli anni del Green Deal, sulla base di questo rapporto, apriamo il prossimo capitolo“.

Valérie Hayer, presidente di Renew Europe, ha affermato che la competitività è una priorità per i liberali, e che “non c’è tempo da perdere”, senza “cadere vittime della falsa dicotomia dei politici estremisti che scelgono tra salvare il pianeta o la competitività del nostro settore agricolo, o la protezione dei diritti digitali contro l’innovazione”.

Anche i Socialisti e democratici (S&D) concordano sulla necessità di un cambiamento radicale, come sottolineato su X dalla presidente del gruppo, Iratxe García Perez: “Sono necessarie idee progressiste per modernizzare la nostra economia e preparare l’Ue al futuro”. García Perez ha anche precisato che qualsiasi rilancio economico deve essere “costruito su posti di lavoro di qualità e su un’energia a prezzi accessibili”.

Bas Eickhout, co-leader del gruppo parlamentare dei Verdi, ha affermato: “Quello che mi piace molto è che si schiera molto chiaramente a favore dei valori europei come i servizi pubblici e il cambiamento climatico”. Draghi “sta suonando il campanello d’allarme molto chiaramente“, ha sottolineato.

Si registrano anche posizioni più tiepide, considerando anche, qualcuno ha evidenziato, i pochi dettagli del Rapporto emersi dall’incontro. In particolare, Manon Aubry, co-presidente del Gruppo della Sinistra all’Europarlamento, ha commentato che “questo prisma della competitività nasconde la realtà sociale di milioni di persone che oggi si chiedono come faranno ad arrivare alla fine della settimana e a pagare le bollette”, secondo quanto riportato da Euractiv.

Per saperne di più, Bruxelles – e le Capitali – attende di avere per le mani l’opus magnum di Draghi e scoprire le ‘riforme senza precedenti’ consigliate dall’’Uomo che salvò l’euro’.