L’Ue semplifica la rendicontazione “green” aziendale: cosa prevede il pacchetto Omnibus

La Commissione Europea interviene su Csrd, tassonomia verde, due diligence e Cbam per semplificare gli obblighi aziendali
3 giorni fa
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Burocrazia Faldoni

La Commissione Europea ha deciso di mettere mano alla Csrd, la famigerata direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità, che aveva fatto tremare le aziende con il suo fardello di adempimenti. E lo fa con il nuovo pacchetto Omnibus, il cui obiettivo è ridurre drasticamente il numero di imprese coinvolte nell’obbligo di reporting, limitandolo solo a quelle con oltre mille dipendenti. Tradotto in cifre: circa l’80% delle imprese inizialmente incluse tirano un sospiro di sollievo e si liberano di un carico burocratico non da poco.

E non è finita qui. Anche le piccole e medie imprese ricevono un trattamento di favore: potranno scegliere di aderire a standard di rendicontazione volontari e avranno il diritto di rifiutare richieste eccessive da parte dei colossi con cui collaborano. Un cambio di passo che segna un punto di svolta nel rapporto tra big player e pmi, spesso schiacciate da obblighi di trasparenza che, in proporzione, pesavano più su di loro che sulle multinazionali. Ciliegina sulla torta: le aziende avranno due anni di tempo per negoziare la revisione dell’intero quadro normativo. Un’ancora di salvezza per chi temeva di doversi adattare da un giorno all’altro a nuove regole e moduli infiniti.

Tassonomia verde

Se c’è una cosa che le imprese europee hanno sempre temuto, è la selva burocratica della cosiddetta tassonomia verde. Questo sistema, pensato per stabilire quali progetti meritino fondi e sgravi fiscali per la decarbonizzazione, si è rivelato spesso un labirinto di documenti e dichiarazioni. Ma il pacchetto Omnibus arriva in soccorso con una sforbiciata importante: la riduzione del 70% dei template di rendicontazione.

In pratica, meno fogli, meno tabelle, meno dati da inseguire. Ma non solo: il principio di proporzionalità diventa finalmente centrale, consentendo alle imprese di omettere informazioni su aspetti considerati non materiali. Una decisione che mette al centro la concretezza e riduce il rischio di un eccesso di burocrazia fine a se stessa. E per chi temeva che la famosa clausola “do no significant harm” (non arrecare danni significativi all’ambiente o alla società) diventasse una barriera insormontabile, arriva un’altra buona notizia: alcuni criteri verranno rivisti per evitare obblighi inutilmente complessi.

Due diligence sostenibile

Tra le direttive che più avevano agitato il sonno degli imprenditori c’era senza dubbio la Csddd, ovvero la normativa sulla due diligence di sostenibilità. Le aziende si erano già messe in allarme per la scadenza imminente, ma la Commissione ha deciso di allentare la presa, posticipando il termine di recepimento di un anno, fino a luglio 2027. Una boccata d’ossigeno per chi si stava attrezzando per rispettare gli obblighi di controllo lungo la catena del valore.

E qui arriva la svolta più interessante: le verifiche obbligatorie non saranno più annuali, ma si ridurranno a una ogni cinque anni. Il focus si concentrerà soprattutto sui fornitori di primo livello, cioè quelli più vicini alle aziende. Questo significa meno controlli a tappeto e più attenzione sui partner diretti, semplificando un processo che rischiava di diventare un incubo amministrativo.

Anche il regime sanzionatorio subisce una ritoccata strategica: via il tetto minimo del 5% del fatturato come multa per chi non rispetta le norme. Gli Stati membri avranno ancora la possibilità di comminare sanzioni, ma queste saranno proporzionate alla gravità dell’infrazione. Un segnale chiaro agli investitori: meno rigidità, più margine di manovra.

Cbam

E poi c’è il Cbam, il “dazio climatico” dell’Ue, pensato per far pagare ai prodotti importati il costo delle emissioni di CO2 che portano con sé. Il nuovo pacchetto Omnibus introduce un’importante novità: l’attivazione della tassa solo per importazioni superiori alle 50 tonnellate annue di ferro, acciaio, alluminio, cemento e fertilizzanti. Risultato? Il 90% degli importatori – quelli che movimentano volumi minimi – verrà esentato dagli adempimenti burocratici.

Un cambio che non altera l’efficacia del meccanismo, visto che, secondo i calcoli della Commissione, il 99% delle emissioni rimarrà comunque coperto. Ma che di certo sgrava le piccole aziende da un peso amministrativo enorme. Il sistema di acquisto dei certificati di emissione rimane intatto, con entrata in vigore dal 2027, ma con una prospettiva più equa e flessibile. Secondo Bruxelles, questa riforma potrebbe far risparmiare alle imprese europee circa 1,5 miliardi di euro in costi di conformità.

InvestEu e fondi strategici

Ultimo, ma non per importanza, il capitolo sui finanziamenti. Il pacchetto Omnibus non si ferma a semplificare regole e obblighi, ma punta a rendere più fluido l’accesso ai fondi europei. La capacità di InvestEu viene ampliata, garantendo una maggiore leva finanziaria e una migliore integrazione con strumenti già esistenti, come l’Efsi (Fondo europeo per gli investimenti strategici).

L’obiettivo è chiaro: aiutare le imprese a investire in progetti verdi, digitali e sociali senza dover affrontare un percorso a ostacoli fatto di moduli e controlli ridondanti. La parola d’ordine è semplificazione, e questa volta Bruxelles sembra aver preso sul serio la missione. Meno oneri burocratici, più risorse disponibili, un meccanismo di monitoraggio più agile. Un cambio di rotta che potrebbe davvero fare la differenza per il futuro dell’economia europea.