Pac 2025: meno burocrazia, più efficienza. L’Ue vara la maxi semplificazione

Con il nuovo pacchetto omnibus, Bruxelles azzera la zavorra burocratica e rilancia i piccoli agricoltori con pagamenti più alti, controlli ridotti e accesso diretto agli aiuti
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Agricoltura Campo

Un miliardo e cinquecento ottantamilioni di euro all’anno risparmiati dagli agricoltori europei. È questa la stima che accompagna il nuovo pacchetto di semplificazione della Politica Agricola Comune (Pac), annunciato dalla Commissione europea come uno degli interventi normativi più incisivi dell’ultimo decennio per il settore agricolo. Meno burocrazia, più competitività, maggiore flessibilità per gli Stati membri, più accesso ai fondi per le piccole imprese agricole: il terzo pacchetto “omnibus” lanciato da Fitto, Dombrovskis e Hansen punta a tagliare le zavorre regolamentari che appesantiscono il settore agricolo da decenni. E mentre il mondo investe miliardi nell’agroindustria, l’Europa prova a recuperare terreno rendendo la Pac uno strumento più snello e concreto.

Una Pac più leggera per piccoli agricoltori e burocrazie nazionali

Una delle innovazioni di maggiore impatto introdotte nel nuovo pacchetto di semplificazione Pac è l’innalzamento del tetto per i pagamenti annuali forfettari ai piccoli agricoltori: da 1.250 a 2.500 euro. Si tratta di un intervento che, secondo la Commissione, non solo alleggerisce drasticamente gli obblighi amministrativi, ma riconosce finalmente il ruolo strategico delle micro-imprese agricole nella vitalità economica e sociale delle aree rurali europee. Il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto ha parlato di un’azione determinata per “mettere gli agricoltori nelle condizioni migliori per lavorare, puntando sulla competitività e non sulla burocrazia”. L’obiettivo è ridurre i tempi e gli ostacoli, intervenendo subito, con strumenti semplici e incisivi.

Per molti piccoli coltivatori – che spesso operano in contesti montani, isolati o con difficoltà logistiche – questo significa non dover più fare i conti con una selva di formulari, verifiche incrociate e richieste ambientali talvolta disallineate con la scala reale delle attività agricole. Grazie all’esenzione da alcuni obblighi ambientali, questi soggetti potranno accedere ai fondi con meno vincoli, senza però essere esclusi dagli eco-schemi, se dimostrano pratiche agricole virtuose.

Per le amministrazioni nazionali, si prospetta un risparmio parallelo: circa 210 milioni di euro l’anno grazie alla riduzione dei costi di controllo, ispezione e gestione delle pratiche. In un’Europa agricola composta per oltre il 60% da micro-aziende sotto i 10 ettari, questo cambio di paradigma è tutt’altro che marginale.

Ma non è solo una questione di cifre: il pacchetto introduce una cultura nuova, quella della proporzionalità amministrativa. Come dichiarato dal Commissario Hansen, “non si può chiedere a una piccola azienda agricola gli stessi adempimenti richiesti a una multinazionale agroindustriale”. Un principio che potrebbe diventare, se ben applicato, un riferimento per l’intera architettura normativa europea.

Semplificazione verde

Tra le innovazioni più attese vi è quella che riguarda i criteri ambientali e i controlli sul campo, da sempre percepiti dagli agricoltori come uno dei maggiori ostacoli alla partecipazione ai finanziamenti Pac. Con il nuovo pacchetto, le aziende agricole certificate come biologiche verranno automaticamente considerate conformi ad alcuni requisiti ecologici richiesti dall’Ue, evitando duplicazioni di verifiche già svolte da enti terzi.

Questo principio di “mutuo riconoscimento” rappresenta una svolta culturale: se un’azienda è già sottoposta a un sistema di controllo rigoroso, non ha senso sottoporla di nuovo agli stessi obblighi. Un passo concreto verso la riduzione della cosiddetta overregulation, il sovraccarico normativo che negli anni ha portato disaffezione e abbandono dei fondi europei da parte di migliaia di agricoltori.

L’uso delle tecnologie satellitari per monitorare le condizioni agricole e ambientali in tempo reale è un altro asse strategico: un solo controllo in loco all’anno per azienda, abbinato a strumenti digitali, contribuirà a ridurre drasticamente le interruzioni operative e la pressione ispettiva.

Inoltre, viene introdotta una maggiore flessibilità nella condizionalità ambientale: per esempio, i requisiti legati alla protezione delle torbiere e delle zone umide (GAEC 2) potranno essere adattati ai contesti nazionali e accompagnati da incentivi mirati. È una risposta pragmatica alle critiche mosse da chi ritiene che la Pac sia spesso scollegata dalla realtà agro-climatica dei territori.

Il principio generale sembra ormai chiaro: più responsabilizzazione e meno burocrazia, senza sacrificare gli obiettivi ambientali, ma anzi valorizzando chi già adotta modelli sostenibili. Un equilibrio delicato, ma possibile.

Risposte rapide alle crisi

Uno degli aspetti meno visibili – ma forse tra i più rilevanti – della riforma è quello legato alla gestione delle crisi. La pandemia, le conseguenze della guerra in Ucraina, i cambiamenti climatici: eventi globali che hanno messo a dura prova la tenuta del sistema agricolo europeo. Con il nuovo pacchetto, la Commissione intende dotare gli Stati membri e gli agricoltori di strumenti più flessibili e tempestivi per affrontare emergenze come disastri naturali o malattie animali. Il commissario Valdis Dombrovskis ha definito il pacchetto un “passo decisivo della strategia di semplificazione”, capace di alleggerire il carico normativo con regole più proporzionate e mirate. “Tagliare la burocrazia – ha detto – significa riportare l’attenzione su ciò che conta: coltivare, non compilare.”

Sono previsti nuovi pagamenti specifici all’interno dei Piani strategici nazionali della Pac, con procedure di attivazione più snelle. Inoltre, le modifiche ai Piani stessi richiederanno l’approvazione della Commissione solo se rientrano in cambiamenti strategici, evitando la paralisi decisionale di fronte a urgenze locali. Questo significa che gli agricoltori colpiti da una calamità non dovranno più aspettare mesi (o anni) per vedere sbloccati i fondi. Un cambio di rotta essenziale per ristabilire la fiducia nel sistema.

Tuttavia, non mancano le criticità. Coldiretti ha sollevato dubbi sull’uso dei fondi Pac per finanziare questi strumenti di crisi, affermando che “si tratta di un interesse generale che andrebbe sostenuto con risorse ad hoc, senza sottrarre risorse ai pagamenti diretti agli agricoltori”. Una posizione che solleva il tema della solidarietà finanziaria intra-Ue: chi paga per le emergenze? Gli stessi beneficiari o l’Unione nel suo complesso?

Nel frattempo, associazioni come Confagricoltura e Cia accolgono positivamente l’iniziativa, pur chiedendo ulteriori chiarimenti operativi. Per Confagricoltura, si tratta di “un passo avanti determinante” per incentivare nuovi investimenti, scoraggiati finora da un contesto normativo troppo rigido.

Fondi fino a 50mila euro e meno dati da compilare

Un’altra grande novità del pacchetto di semplificazione Pac riguarda l’introduzione di una forma di finanziamento semplificato, pensata per stimolare la competitività delle piccole imprese agricole. Fino a 50mila euro potranno essere erogati come contributo forfettario, senza dover presentare complessi piani di spesa o rendicontazioni multiple. Una misura che punta non solo a sostenere l’innovazione, ma anche a premiare la fiducia nei confronti degli agricoltori.

In parallelo, la Commissione spinge verso una digitalizzazione profonda del sistema Pac. L’adozione del principio “report once, use multiple times” – segnalare un dato una sola volta per utilizzarlo in più contesti – dovrebbe ridurre sensibilmente il tempo speso dagli agricoltori nella compilazione dei formulari e nella trasmissione delle informazioni. Sistemi interoperabili, piattaforme uniche di gestione, accesso semplificato: l’agricoltura entra nell’era del cloud e dell’interfaccia user-friendly.

Questo orientamento verso la semplificazione tecnologica ha un duplice obiettivo: da un lato, aumentare l’efficienza gestionale e contabile delle aziende agricole, spesso penalizzate da una scarsa alfabetizzazione digitale; dall’altro, fornire dati di qualità superiore agli enti pubblici per migliorare la programmazione e il monitoraggio.

Tutto ciò rientra nella più ampia visione della “Bussola per la competitività” dell’Ue, che mira a ridurre del 25% il carico amministrativo per le imprese europee entro il 2027. Per il settore agricolo, che ha sempre pagato il prezzo di normative sovrapposte e controlli a catena, il pacchetto rappresenta un’opportunità storica per tornare a investire, innovare, crescere.