Nasce il polo spaziale europeo di Airbus, Leonardo e Thales per sfidare Elon Musk

L'alleanza punta a fare massa critica per rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa nello spazio, un settore dove il gap con SpaceX e con la Cina è sempre più evidente
10 ore fa
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Satelliti

Airbus, Leonardo e Thales insieme per creare il nuovo polo spaziale europeo. Ieri le tre aziende hanno siglato un Memorandum of Understanding (MoU) per unificare le rispettive attività spaziali in una nuova società. Lo scopo dell’alleanza, punto finale del ‘project Bromo, è quello di consolidare l’autonomia strategica dell’Europa nello spazio e di porsi come partner di fiducia per lo sviluppo e l’attuazione dei programmi spaziali strategici a livello nazionale. Tradotto: fare concorrenza a SpaceX di Elon Musk e alla Cina, che ha lanciato ambizioso programma per recuperare il gap con gli americani.

Ormai infatti si può parlare di una vera corsa allo spazio, divenuto sempre più un settore chiave per le infrastrutture e servizi critici in campi che vanno oltre le telecomunicazioni: navigazione globale, osservazione della Terra, ricerca scientifica, esplorazione e sicurezza nazionale. L’azienda sarà operativa a partire dal 2027.

Un colosso europeo

Il nuovo polo avrà sede a Tolosa e impiegherà 25mila persone in tutta Europa. potendo contare su un fatturato annuo di circa 6,5 miliardi e su un portafoglio ordini che ammonta a più di tre anni di ricavi previsti. Al termine dell’operazione, la società sarà strutturata attraverso i contributi di Airbus – che metterà a fattor comune i suoi Space Systems e Space Digital, provenienti da Airbus Defence and Space – di Leonardo – con la sua Divisione Spazio, includendo anche le quote in Telespazio e Thales Alenia Space – e di Thales – che offrirà principalmente le sue quote in Thales Alenia Space, Telespazio e Thales Seso.

L’azionariato della nuova società sarà suddiviso tra le tre aziende in modo da riflettere il peso industriale: il 35% ad Airbus e il 32,% sia a Leonardo sia a Thales. Il polo opererà sotto controllo congiunto, con una governance bilanciata tra gli azionisti, anche se la nota diffusa non specifica a chi spetterà la nomina dell’amministratore delegato e come verranno ripartiti i posti in consiglio.

La logica è quella, già seguita ad esempio nel caso del consorzio missilistico Mbda tra Francia, Italia e Regno Unito, di attuare una gestione condivisa delle attività tra più Paesi mantenendo allo stesso tempo società nazionali autonome in modo da tutelare interessi strategici e tecnologie sensibili.

Gli obiettivi della nuova azienda

La nuova società mira a:

promuovere innovazione e progresso tecnologico valorizzando le capacità congiunte di ricerca e sviluppo, per essere all’avanguardia nelle missioni spaziali in tutti i domini, inclusi i servizi;
migliorare l’efficienza operativa grazie alle economie di scala e a processi produttivi ottimizzati;
aumentare la competitività nei confronti dei principali attori globali, raggiungendo una massa critica;
guidare programmi innovativi in grado di rispondere all’evoluzione delle esigenze dei clienti e alla crescente domanda di sovranità europea, nazionale e dei programmi militari;
rafforzare l’ecosistema spaziale europeo assicurando maggiore stabilità e prevedibilità al panorama industriale e amplificando le opportunità a beneficio dei fornitori europei.

“La sigla della partnership è in linea con le ambizioni dei governi europei nel voler rafforzare le proprie risorse industriali e tecnologiche, garantendo l’autonomia dell’Europa nel settore spaziale e nelle sue applicazioni”, spiega una dichiarazione congiunta dei ceo di Airbus (Guillaume Faury), Thales (Patrice Caine) e Leonardo (Roberto Cingolani). Per quest’ultimo, l’accordo dimostra che servono massa critica e collaborazione, perché nessuna azienda da sola può competere.

La fuga in avanti di SpaceX (e della Cina)

Intanto pochi giorni fa Musk con la sua SpaceX ha lanciato il decimillesimo satellite Starlink, consolidando il dominio nelle megacostellazioni in orbita bassa. Il miliardario intende portare a 30mila entro il 2030 i suoi apparecchi spaziali. E la Federal communications commission (Fcc) ha dato il via libera per almeno 12mila satelliti entro il 2026.

Quanto alla Cina, il Dragone ha creato un organismo per coordinare il lavoro delle aziende, il China satellite network group, ovviamente controllato dallo Stato, e sta portando avanti piani per realizzare in orbita bassa due costellazioni composte da circa 25mila satelliti: Gw (GuoWang in cinese, ‘reti nazionali’) con 12.992 satelliti, e G60 con altri 12mila apparecchi.

Numeri che evidenziano un gap difficilmente colmabile: il progetto europeo Iris² non è ancora davvero avviato e comunque prevede di spedire circa 170 satelliti in orbita bassa e media entro il 2025-2027. Di fatto, si parla di un ordine di grandezza completamente diverso, tanto da rendere impensabile pensare di poter competere. Piuttosto, l’Ue sembra volersi dotare di un’alternativa a Musk, che nell’ultimo anno ha dimostrato più volte la sua inaffidabilità. Il blocco insomma ha capito di non poter dipendere da terzi, tanto più se potenzialmente ostili, in settori strategici per cittadini, aziende e istituzioni.