Una strategia in 26 azioni per favorire le startup – ovvero le imprese di nuova creazione in grado di crescere rapidamente spesso con un business model innovativo – e le scaleup – cioè le imprese innovative già relativamente mature ma in fase di rapida crescita dimensionale. L’ha presentata ieri la Commissione europea, con l’obiettivo di rendere l’Unione “una potenza” in questo campo, o, per dirla con le parole del vicepresidente esecutivo Stéphane Séjourné, “il luogo delle scoperte di domani”.
Il piano si chiama ‘Choose Europe to Start and Scale‘, e richiama la strategia ‘Choose’ con cui la Commissione intende attirare i talenti nel campo della scienza e della ricerca bistrattati dalle politiche dell’amministrazione Trump.
Europa in ritardo
L’iniziativa punta a un obiettivo ambizioso, considerando il ritardo del blocco rispetto a Washington e Pechino: a metà 2024, secondo Ubs, nel mondo esistevano oltre 1.400 unicorni (una startup, non quotata, che vale almeno un miliardo di dollari), più della metà dei quali negli Usa. Europa e Cina sono al 14% ciascuna.
Altro dato significativo: negli ultimi 15 anni, circa il 30% degli unicorni europei si è trasferito al di fuori dell’Ue, soprattutto “a causa della mancanza di un ambiente appropriato o dei finanziamenti necessari al loro sviluppo”, sottolinea Séjourné. Tanto che, continua, “oggi in Europa vengono create più startup che negli Stati Uniti. Ma solo l’8% ha sede nel Vecchio Continente”. Esiste insomma un problema nel passaggio dall’idea (ricerca) al mercato.
I nodi da risolvere per favorire l’innovazione
Ma quali sono i fattori che affossano l’innovazione in Europa? L’esecutivo Ue ne elenca diversi: “La mancata realizzazione del Mercato Unico, in particolare per i servizi e i capitali, e la frammentazione normativa, come le leggi sui prodotti e le procedure di standardizzazione, che non sono al passo con la velocità dell’innovazione. Inoltre, (start up e scale up, ndr) faticano sia a ottenere finanziamenti adeguati, sia ad attrarre i migliori talenti, sia ad accedere ad appalti pubblici o aziendali”.
Eppure, riconosce la Commissione, ‘allevare’ start up in Europa è “fondamentale” per settori strategici come l’intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche, i semiconduttori avanzati, l’ambito medico, la biotecnologia, l’energia pulite, la sicurezza, la difesa, lo spazio, la robotica e i materiali avanzati, anche a doppio uso.
Séjourné cita il Rapporto Draghi, che “riconosce l’innovazione come uno dei tre imperativi di trasformazione alla base della competitività europea e sottolinea la necessità di agire con urgenza”. Ecco perché la strategia deve rispondere ad un duplice imperativo:
• fare dell’Europa una culla di innovazione
• garantire che le aziende che nascono in Europa crescano in Europa. “Non negli Stati Uniti o in Asia”.
“La sfida è quindi riuscire a collegare su un’unica linea – quella del mercato interno europeo – tutti i punti che scandiscono la vita di un’azienda: R&S, marketing, sviluppo e, per alcuni, scalabilità industriale”.
La vicecommissaria per le startup, la ricerca e l’innovazione Ekaterina Zaharieva conferma: “Ospitiamo 35mila startup in fase iniziale. Le idee non ci mancano, il talento non ci manca. Ciò di cui abbiamo bisogno è un piano per massimizzare questo potenziale”, seguendo “l’intero ciclo di vita dell’azienda, dall’avvio al successo”.
Cosa prevede il piano
A problemi complessi, corrisponde una strategia a 360 gradi articolata su cinque direttrici:
• promozione di un ambiente favorevole all’innovazione;
• miglioramento del finanziamento per startup e scaleup;
• rapida adozione ed espansione del mercato;
• attrazione dei migliori talenti in Europa;
• miglioramento dell’accesso alle infrastrutture, alle reti e ai servizi.
Semplificazione: cos’è il ‘28mo regime’
La Commissione, come proposto da Enrico Letta nel suo Rapporto sul mercato unico, proporrà il cosiddetto ‘28esimo regime europeo‘. Attualmente, chi voglia avviare un’azienda in Europa, deve fare i conti con 27 diverse normative aziendali, regimi fiscali e modalità per testare la propria idea. Lo stesso avviene in caso di fallimento, a cui le startup sono particolarmente esposte per loro natura. Ma i 27 diritti fallimentari nel blocco sono spesso poco adatti a questo tipo di imprese e penalizzanti per l’imprenditore (contrariamente a quanto avviene negli Usa).
Il 28° regime perciò semplificherà le norme applicabili e ridurrà i costi del fallimento affrontando aspetti specifici in settori giuridici pertinenti, tra cui insolvenza, diritto del lavoro e diritto tributario.
La Commissione valuterà inoltre la possibilità di consentire alle imprese di stabilirsi in Europa più rapidamente, entro 48 ore.
Sempre nell’ottica della semplificazione, la Commissione introduce il Portafoglio Europeo per le Imprese, che dovrebbe consentire interazioni digitali “fluide” con le pubbliche amministrazioni in tutta l’Unione attraverso un’identità digitale unificata per tutti gli operatori economici. Lo European Innovation Act dovrebbe sostenere ulteriormente l’innovazione promuovendo ‘sandbox’ regolamentari, ambienti controllati in cui le imprese innovative possono testare nuove tecnologie o servizi prima della loro diffusione sul mercato.
Il nodo finanziamenti
In Europa non manca il capitale per finanziare le imprese: manca il collegamento con le esigenze di chi vuole innovare. La strategia presentata dalla Commissione mira perciò a colmare questa lacuna, agendo sul settore del venture capital, ovvero investitori privati che acquistano azioni di aziende innovative non quotate, per poi monetizzare quando sono cresciute. Un ambito più adatto a start up e scale up rispetto a quello bancario, vista l’elevata rischiosità di questo tipo di investimenti. In Europa il comparto sta crescendo, ma resta più piccolo di quello statunitense.
Occorre dunque irrobustire il venture capital nel blocco, spiega l’esecutivo Ue, e per farlo sarà “fondamentale” l’Unione del Risparmio e degli Investimenti, ‘rebranding’ dell’Unione Bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, entrambi progetti che vengono discussi da molti anni, restando in gran parte irrealizzati a causa delle divisioni tra gli Stati membri.
La strategia punta su:
• ampliamento e semplificazione del Consiglio Europeo per l’Innovazione
• istituzione del fondo ‘Scaleup Europe’ (nell’ambito del Cei), gestito e cofinanziato privatamente, per aiutare a finanziare le aziende del deep tech (intelligenza artificiale, tecnologia quantistica, tecnologie pulite e settori più strategici)
• sviluppo di un Patto europeo volontario per gli investimenti nell’innovazione, per incoraggiare i grandi investitori istituzionali a investire in fondi Ue, fondi di capitale di rischio e nelle scaleup non quotate.
• rafforzamento e sviluppo degli strumenti esistenti e nuovi per investire nel settore della sicurezza, in linea con il Libro bianco sulla difesa.
Come attrarre talenti
La strategia introduce poi il Blue Carpet, per aiutare le startup e le scaleup ad attrarre e trattenere i migliori talenti in Europa attraverso visti più facili. Punta inoltre sulla formazione imprenditoriale – anche attraverso l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia -, sugli aspetti fiscali delle stock option dei dipendenti e sull’occupazione transfrontaliera. La Commissione incoraggerà gli Stati membri a istituire programmi accelerati (ovvero, corsie preferenziali) per offrire permessi di soggiorno e di lavoro a fondatori di imprese extra-Ue idonee.
Dal laboratorio al mercato più velocemente
Startup e scaleup necessitano di un percorso più rapido dal laboratorio al mercato. Centrale a tal fine è l’iniziativa ‘Lab to Unicorn‘ che mira ad accelerare la commercializzazione dei risultati della ricerca e punta a collegare le università dell’Unione attraverso gli European Startup and Scaleup Hub.
Lab to Unicorn include anche un modello per la concessione di licenze, royalty, la condivisione dei ricavi e la partecipazione azionaria per le istituzioni accademiche e gli inventori nella commercializzazione della proprietà intellettuale e nella creazione di spin-off.
‘Choose Europe to Start and Scale’ è dunque un piano articolato, e ancora prima è quello che Zaharieva definisce “una chiara dichiarazione d’intenti”, ovvero “rendere l’Europa il posto migliore al mondo per avviare e sviluppare un’impresa“. E “l’Europa è pronta a crescere”, conclude la commissaria.