Continua la controversia commerciale sul mercato automobilistico globale che vede coinvolte l’Unione europea e la Cina. Al centro del dibattito ci sono i dazi applicati alle vetture elettriche prodotte dal Dragone. Una mossa che Bruxelles ha giustificato con la necessità di proteggere l’industria europea da una concorrenza ritenuta sleale.
Le ripercussioni di queste decisioni, però, hanno superato i confini europei, coinvolgendo anche colossi internazionali. Non ultimo, il caso Tesla, il cui amministratore delegato è Elon Musk, che apre degli interrogativi sul futuro delle politiche commerciali europee.
Il caso Tesla
Bruxelles ha comunicato l’intenzione di aumentare del 9% i dazi sulle vetture Tesla importate dalla Cina. Una percentuale che, sommata a quella iniziale del 10%, risulta comunque inferiore a quella applicata ai produttori locali (fino al 47%).
Per Tesla, però, si tratta di un incremento significativo che mette sotto pressione l’azienda di Elon Musk. La decisione della Commissione Europea è stata motivata – secondo quanto riporta il Financial Times citando fonti Ue – dall’evidenza che il colosso americano avrebbe beneficiato di sostanziali agevolazioni da parte del governo cinese, tra cui sconti sui terreni, riduzioni fiscali e tariffe vantaggiose per l’acquisto di batterie.
A seguito dell’annuncio iniziale, Tesla aveva richiesto un’indagine individuale sulle proprie attività in Cina, nel tentativo di evitare dazi più elevati. Tuttavia, l’indagine ha portato Bruxelles a confermare la decisione di aumentare le tariffe, una mossa che il Ministero del Commercio cinese ha definito un atto di “concorrenza sleale”, accusando l’UE di aver trattato le società cinesi in modo diverso e distorto i risultati dell’indagine.
Il ricorso della Cina all’OMC
Già nelle scorse settimane, la Cina non era rimasta a guardare. Pechino, infatti, ha annunciato di aver presentato un ricorso formale presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), contestando i dazi imposti dall’UE.
Secondo il governo cinese, le tariffe europee violerebbero le norme internazionali del commercio, aggravando ulteriormente le tensioni già esistenti tra le due potenze economiche. Il ricorso all’OMC segna un nuovo capitolo nella disputa, con la Cina che cerca di ottenere una risoluzione favorevole in un contesto multilaterale, denunciando l’approccio dell’UE.
Le preoccupazioni di Bruxelles
Le preoccupazioni della Commissione europea riguardano il rapido aumento delle esportazioni di veicoli elettrici cinesi a basso prezzo verso l’UE. Secondo Bruxelles, queste esportazioni minacciano di danneggiare gravemente l’industria degli Stati membri, insieme incapaci di competere con i prezzi resi artificialmente bassi dai sussidi di Stato offerti dal governo cinese.
In risposta, la Cina ha presentato una vasta documentazione per contestare le accuse, sottolineando che la competitività dei suoi veicoli elettrici non deriva dai sussidi ma da altri fattori, tra cui la scala industriale, la catena di fornitura globale e l’intensa concorrenza di mercato. Tuttavia, Bruxelles ha proceduto con l’imposizione di dazi, seppur leggermente ridotti rispetto a quanto annunciato inizialmente.
Le reazioni dell’industria
In Italia, la decisione della Commissione Europea ha suscitato reazioni contrastanti. Marco Bonometti, imprenditore e presidente delle Officine Meccaniche Rezzatesi, ha criticato l’approccio dell’UE, definendolo confuso e poco oggettivo. Bonometti ha proposto di applicare ai prodotti cinesi gli stessi dazi che la Cina impone ai prodotti europei, in nome della reciprocità.
“Non si può bloccare il libero mercato, ma non capisco perché si debba pagare un dazio elevato in Cina mentre da noi è limitato”, ha dichiarato all’Adnkronos, lamentando l’incapacità dell’Europa di tutelare efficacemente le proprie industrie.
Bonometti ha anche sollevato la questione dell’estensione dei dazi alla componentistica, seguendo l’esempio degli Stati Uniti, che hanno bloccato tutte le importazioni dalla Cina per proteggere la propria industria. “Se vogliono fare eccezioni, non devono essere per i singoli ma per tutti”, ha aggiunto, criticando la mancanza di equità nella politica tariffaria europea.
Il futuro dei dazi
Il destino dei dazi imposti dall’Unione Europea sarà deciso entro il 30 ottobre, quando gli Stati membri voteranno sulla loro approvazione. Se i dazi verranno confermati, saranno in vigore per cinque anni, ponendo le basi per una nuova fase nelle relazioni commerciali tra Europa e Cina. Tuttavia, con il ricorso della Cina all’OMC, la questione potrebbe trascinarsi per anni, contribuendo ad alimentare le tensioni commerciali globali.
In un contesto globale sempre più complesso e interconnesso, le scelte dell’UE in materia di dazi non solo influenzeranno le relazioni commerciali con la Cina, ma avranno anche un impatto significativo sull’industria automobilistica europea e, più in generale, sull’economia globale.
La sfida per Bruxelles sarà quella di trovare un equilibrio tra la protezione delle proprie industrie e il rispetto delle regole del libero mercato, in un momento in cui la competizione internazionale è più intensa che mai.