Donald Trump fa tremare le aziende green europee

Meno investimenti e progetti di espansione negli Stati Uniti rimandati a dopo novembre: come le elezioni negli Usa preoccupano il settore dell’energia sostenibile
4 mesi fa
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Donald Trump (Annabelle Gordon / Fotogramma-Ipa)
Donald Trump (Annabelle Gordon / Fotogramma-Ipa)

Ripensare i mercati dell’energia sostenibile in vista di un Donald Trump bis? È quanto sta accadendo alle aziende impegnate nella clean energy e nelle rinnovabili. Le società europee che posseggono questa tipologia di business stanno abbandonando i piani di espansione in Usa, si preparano a vendite inferiori e “vedono il finanziamento di progetti statunitensi in dubbio a causa dei timori di una potenziale vittoria elettorale di Donald Trump”.

Lo scrive Reuters che ha raccolto le opinioni di alcuni dei leader di queste aziende europee, il cui settore, da novembre in poi, potrebbe subire un cambiamento radicale. Ecco perché.

Il timore delle aziende green

Il Tycoon ha liquidato le politiche “green” di Joe Biden, presidente Usa pronto a lasciare il suo posto a Kamala Harris, la probabile candidata democratica che prenderà il suo posto nella corsa alle elezioni.

Una nuova truffa verde” è il modo in cui Trump ha definito le politiche ambientali messe in atto dall’attuale presidente e dall’Unione europea e si è dimostrato pronto a cancellare il lavoro fatto fino ad oggi, incluso l’Inflation Reduction Act (Ira). Si tratta di una legge federale fondamentale degli Stati Uniti che mirava a ridurre il deficit di bilancio del governo, abbassare i prezzi dei farmaci da prescrizione e investire nella produzione energetica nazionale, promuovendo energia pulita. L’Ira consiste in un sistema di agevolazioni fiscali e sussidi alle aziende statunitensi e estere che investono in questi campi.

La legge, approvata nel 2022, ha rappresentato un incentivo per le aziende del settore, ma potrebbe subire una brusca frenata con un Trump bis.

“Con un Donald Trump che è molto opportunista, anche molto polemico e abbastanza imprevedibile, bisogna chiedersi se abbia senso fare una scommessa del genere“, ha detto Peter Roessner, amministratore delegato della società di idrogeno con sede in Lussemburgo H2Apex, a Reuters. Come spiega l’agenzia, grazie alla legge Ira, la società avrebbe potuto costruire un impianto di produzione di serbatoi di idrogeno negli Stati Uniti per circa un terzo dei 15 milioni di dollari previsti.

A febbraio, tuttavia, Roessner ha deciso di annullare il piano per timore che Trump potesse essere rieletto nonostante la società avesse già tenuto colloqui iniziali con potenziali clienti.

La società di dati e analisi energetica Wood Mackenzie stima che il rischio è quello di perdere mille miliardi di dollari in investimenti energetici a basse emissioni di carbonio entro il 2050. Dello stesso parere è anche la società di consulenza Roland Berger che ha affermato che, sebbene un’abrogazione completa dell’Ira sia improbabile, “un’amministrazione Trump potrebbe comunque mettere a repentaglio gli incentivi per veicoli elettrici, ricarica di veicoli elettrici, energia solare ed efficienza energetica”.

Tra dubbi e perplessità per un Trump bis

La società di energia solare tedesca SMA Solar ha emesso un avviso di profitto il mese scorso. Con questo termine si intende che una società quotata comunica che i suoi risultati (il profitto appunto) saranno inferiori rispetto alle attese degli investitori. L’azienda puntava ad aprire una sede negli Usa entro la fine di giugno, ma si sta valutando di puntare su altri Stati.

Sebbene SMA non stia abbandonando per ora i suoi piani di espansione, la società ha dichiarato a Reuters il 4 luglio che “sta osservando che l’esito poco chiaro delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sta attualmente portando a una certa riluttanza a investire in energie rinnovabili a livello locale“.

Tale esitazione si riflette nella performance delle azioni delle 30 aziende più grandi al mondo impegnate in tecnologie pulite, con l’indice RENIXX (indice azionario globale per le rinnovabili), che segnala performance inferiori alle azioni globali.

Orsted, il più grande innovatore di parchi eolici offshore al mondo, pare sia stato colpito duramente dall’annuncio di Trump relativo al fatto che avrebbe preso di mira il settore nel suo primo giorno in carica se fosse stato rieletto. Ma ha deciso di non commentare il futuro del proprio operato.

Altre aziende di energia rinnovabile, invece, sembrano non farsi scoraggiare dall’incertezza. Il produttore tedesco di turbine eoliche Nordex, ad esempio, il mese scorso ha dichiarato che avrebbe ripreso la produzione in uno stabilimento dismesso in Iowa, affermando che gli Stati Uniti sarebbero rimasti un mercato importante e sufficientemente grande in futuro “indipendentemente dagli sviluppi politici“.

La società di idrogeno tedesca Thyssenkrupp Nucera ha parlato all’agenzia di ritardi nelle decisioni di investimento finali riguardanti i progetti statunitensi, un fattore che ha portato a un taglio delle prospettive presso la sua unità di elettrolisi dell’acqua alcalina all’inizio di quest’anno. La società ha affermato che, anche se continuerà a concentrarsi sugli Stati Uniti, è fondamentale nel proprio operato il modo in cui si svilupperò il programma di finanziamento ‘Ira’ dopo le elezioni di novembre.

L’incertezza sull’esito delle elezioni negli Stati Uniti e il suo impatto stanno iniziando a influenzare i vari settori che potrebbero essere i più coinvolti e colpiti dalle politiche anti-green di Trump. I sondaggi recenti mostrano un divario sempre meno marcato tra Donald Trump e Kamala Harris e questo “pareggio” preoccupa.