La Commissione Europea intende abolire la soglia dei 150 euro al di sotto della quale le merci sono esenti da dazi doganali. A scriverlo è il Financial Times che sostiene che le piattaforme cinesi come Shein e Temu sarebbero nel mirino dei dazi imposti dall’Ue alla Cina.
“Bruxelles sta elaborando un piano per imporre dazi doganali sui prodotti a basso costo acquistati da rivenditori online cinesi, tra cui Temu e Shein, nel tentativo di arginare l’aumento di quelli che l’Ue definisce articoli di qualità inferiore provenienti dalla Cina”, si legge sul quotidiano britannico. Ecco perché.
Dazi sulle piattaforme dei marketplace
La Commissione europea, nelle prossime settimane, potrebbe decidere di eliminare l’attuale soglia di 150 euro al di sotto della quale gli articoli possono essere acquistati “duty free”. Lo rivelerebbero tre persone informate sulla questione al FT. Le principali piattaforme prese di mira sono i marketplace online cinesi Temu e AliExpress e il rivenditore di abbigliamento Shein.
L’anno scorso, 2,3 miliardi di articoli al di sotto della soglia di 150 euro sono stati importati nell’Unione europea. A riportarlo è la Commissione, secondo la quale, le importazioni di e-commerce sono più che raddoppiate ogni anno e hanno superato i 350 mila articoli nel mese di aprile: un numero pari quasi a due consegne per nucleo familiare.
Cosa potrebbe accadere
“Le disposizioni si applicherebbero a qualsiasi rivenditore online che spedisce direttamente ai clienti dell’UE dall’esterno del blocco. Amazon, con sede negli Stati Uniti, in genere si avvale di venditori con sede in Europa – spiega il Financial Times -. Un’altra possibile misura sarebbe quella di rendere obbligatorio per le grandi piattaforme registrarsi online per i pagamenti Iva, indipendentemente dal loro importo”.
Sono circa tre anni che gli importi per i consumatori degli Stati membri sono soggetti solo ad Iva, ma esenti da dazi doganali. Le opzioni saranno presentate in preparazione della nuova Commissione, che entrerà in carica entro la fine dell’anno.
La Commissione aveva già proposto di abolire la soglia doganale lo scorso anno, ma ora potrebbe cercare di accelerarne l’adozione per contrastare l’ondata di importazioni a basso costo, ha affermato un funzionario dell’Ue, come riporta il quotidiano britannico.
Ma i Paesi Ue sono d’accordo? L’aumento di dazi doganali richiederebbe anche un aumento del lavoro dei funzionari già oberati nel settore delle importazioni. Inoltre, pare sia aumentato del 50% il numero di prodotti pericolosi segnalati dai paesi dell’Ue nel 2023: quelli con maggiori problemi di sicurezza sembrano essere i relativi alla cosmetica, giocattoli, elettrodomestici e vestiti.
Toy Industries of Europe, ad esempio, aveva dichiarato all’inizio del 2024 che nessuno dei 19 tipi di giocattolo acquistati da Temu rispettava gli standard Ue, mentre 18 presentavano un rischio reale per la sicurezza dei bambini. Temu, in risposta, aveva confermato che “tutti i 19 elenchi di prodotti non erano più disponibili nella sezione europea e che la sicurezza dei prodotti è di fondamentale importanza per noi: abbiamo rafforzato il monitoraggio di questo gruppo di prodotti e dei requisiti ad esso associati”.
Così come, AliExpress ha affermato che stava “lavorando con i legislatori” per “assicurarsi che fossimo, siamo e saremo costantemente in una posizione conforme nel mercato dell’Ue”. Shein, infine, ha anche affermato di essere “pienamente favorevole” agli sforzi per riformare i dazi doganali.
In attesa di capire se gli Stati membri saranno d’accordo, l’ipotesi dei dazi sulle importazioni si aggiungerebbe al protezionismo manifestato in Ue contro le aziende cinesi, i cui prodotti più economici minacciano i produttori locali. L’Europa introdurrà tariffe provvisorie fino al 38% sui veicoli elettrici cinesi e presto, forse, anche per le importazioni a basso costo.