Un po’ incredula, ma sollevata, l’Unione europea ha sospeso le tariffe ritorsive contro i dazi di Donald Trump che aveva deciso solo ieri pomeriggio. La decisione è stata presa stamattina in una riunione di emergenza dopo che ieri sera, con un colpo di scena degno di un film, Donald Trump ha fatto marcia indietro (anche se lui ha negato fosse tale) e messo in pausa per 90 giorni le tariffe doganali imposte la settimana scorsa, durante uno show alla Casa bianca già passato alla storia. Il presidente Usa ha anche aperto al negoziato.
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha accolto “con favore” il ripensamento definendolo “un passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale”.
Le contromisure Ue decise poche ore prima
La “netta preferenza” del blocco verso “la ricerca di soluzioni negoziate con gli Stati Uniti, che siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose” era stata ribadita anche ieri, proprio mentre venivano annunciate le contromisure prese dall’Unione rispetto alle tariffe del 25% sull’acciaio e sull’alluminio decise da Trump a metà febbraio.
Coerentemente, oggi la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha dichiarato su X: “Vogliamo dare una possibilità ai negoziati“. E ha aggiunto: “Mentre finalizzeremo l’adozione delle contromisure dell’Ue, che hanno ottenuto un forte sostegno dai nostri Stati membri, le sospenderemo per 90 giorni“.
I dazi, ha ripetuto, “sono tasse che danneggiano solo le imprese e i consumatori. Ecco perché ho sempre sostenuto un accordo tariffario zero a zero tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. L’Unione europea resta impegnata a condurre negoziati costruttivi con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di raggiungere un commercio senza attriti e reciprocamente vantaggioso”.
L’Ue diversifica e spinge sul mercato unico
Ma la capa dell’esecutivo europeo ha avvisato: “Se i negoziati non saranno soddisfacenti, le nostre contromisure entreranno in vigore. I lavori preparatori per ulteriori contromisure continuano. Come ho già detto, tutte le opzioni restano sul tavolo“.
E non solo nei confronti degli Usa. L’Europa infatti è da tempo concentrata “sulla diversificazione delle sue partnership commerciali, interagendo con Paesi che rappresentano l’87% del commercio mondiale e condividono il nostro impegno per uno scambio libero e aperto di beni, servizi e idee”. Ne sono un esempio i recenti viaggi in India e in Sudafrica e il primo Summit Ue-Asia con le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.
Non solo. Von der Leyen ha precisato anche: “Stiamo intensificando il nostro impegno per eliminare le barriere nel nostro mercato unico. Questa crisi ha chiarito una cosa: in tempi di incertezza, il mercato unico è la nostra ancora di stabilità e resilienza“.
Le contromisure che aveva deciso l’Ue
Ieri pomeriggio, poche ore prima del ‘plot twist’ di Trump, i Ventisette, anzi i Ventisei + Uno – la solita Ungheria – avevano dato l’ok a tariffe ritorsive tra il 10 e il 25% per 21 miliardi di euro di esportazioni statunitensi su beni come prodotti agricoli, soia, sigarette, yacht e tabacco tra gli altri.
L’entrata in vigore dei primi contro-dazi Ue, ora congelata, prevederebbe tre fasi. Si partirebbe il 15 aprile con le prime tariffe su alcuni prodotti americani, poi il 15 maggio si proseguirebbe con un secondo elenco di beni e il 1° dicembre 2025 si coprirebbe tutta la lista. Le misure sono state pensate come progressive per consentire un dialogo, che forse a questo punto potrebbe aprirsi.
Trumplandia
Al quinto giorno di crollo delle borse di tutto il mondo, Trump ha ceduto. In un post su TruthSocial, il presidente americano ha annunciato “una pausa di 90 giorni, e una tariffa reciproca ridotta durante questo periodo al 10%, con effetto immediato”.
Ha dunque dimezzato i dazi annunciati sull’Unione il 2 aprile, allineandoli a quelli fissati per la maggior parte dei Paesi. In sostanza, il presidente ha messo in pausa i dazi “reciproci” del 20% sui prodotti europei, ma restano in vigore quelli generali su acciaio, alluminio, auto e la tariffa base del 10%.
Allo stesso tempo, ha aumentato le tariffe sulla Cina al 125%, in un’escalation che al momento sembra solo all’inizio. Il motivo è che il Dragone “manca di rispetto”, mentre “oltre 75 Paesi hanno chiamato i rappresentanti degli Stati Uniti (…) per negoziare una soluzione ai temi in discussione relativi al commercio, alle barriere commerciali, alle tariffe, alla manipolazione delle valute e alle tariffe non monetarie, e che questi Paesi non hanno, su mio forte suggerimento, fatto alcuna ritorsione in alcun modo o forma“, ha affermato Trump.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent e il segretario al Commercio Howard Lutnick erano a fianco del presidente mentre scriveva su Truth Social l’annuncio della pausa. Lo ha fatto sapere Lutnick: “Scott Bessent e io ci siamo seduti con il presidente mentre scriveva uno dei post più straordinari della sua presidenza. Il mondo è pronto a collaborare con il presidente Trump per sistemare il commercio globale e la Cina ha scelto la direzione opposta”.