Cloud, AI, chip: ecco le industrie che chiedono la sovranità digitale europea con EuroStack

In una lettera a von der Leyen e Virkkunen gli industriali chiedono un'azione rapida verso un’infrastruttura comune e autonoma, per ridurre la dipendenza da Big Tech e favorire sicurezza e competitività
1 settimana fa
5 minuti di lettura
Digitale

Per l’Unione è tempo di un’azione radicale. Lo ha detto e ripetuto Mario Draghi e lo ribadisce un gruppo di aziende europee, che ha inviato una lettera aperta alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e alla vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen per chiedere un forte impegno per arrivare alla sovranità digitale del blocco attraverso la realizzazione di EuroStack, un’infrastruttura digitale comune.

Gli industriali partono da una premessa ampiamente condivisa da politici e analisti: l’Europa non è autonoma in settori chiave e questo “crea rischi per la sicurezza e l’affidabilità, compromette la nostra sovranità e danneggia la nostra crescita”, oltre a minare la democrazia e i valori europei.

In cerca di un’autonomia strategica digitale

Nello specifico l’industria lancia l’allarme: ai ritmi attuali la dipendenza dalle tecnologie non europee diventerà quasi completa in meno di tre anni. Dunque il blocco deve riprendere l’iniziativa e diventare più indipendente dal punto di vista tecnologico in tutti i livelli della sua infrastruttura digitale critica, nell’ottica di ottenere l’autonomia strategica.

EuroStack infatti è pensata come un’infrastruttura pubblica digitale che non lasci ‘buchi’ ma copra tutti gli anelli della catena con delle alternative, dunque sia per la parte ‘logica’ – applicazioni, piattaforme, media, quadri e modelli di intelligenza artificiale – sia per quella fisica – chip, calcolo, archiviazione e connettività. Solo così è possibile una vera autonomia digitale.

Una sfida enorme. Per arrivarci, le imprese hanno bisogno di una strategia di politica industriale pragmatica, cosa al momento assente, da un lato per ridurre la dipendenza tecnologica in particolare da soggetti come Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft, Meta e Nvidia; dall’altro per superare le sfide strutturali dell’Europa. La lettera menziona la frammentazione, la soppressione della domanda locale, l’attenzione alla ricerca più che alla produzione e la mancanza di capitali adeguati come fattori che hanno contribuito al ritardo in cui versa attualmente il Vecchio Continente rispetto a Usa e Cina.

Per recuperare e stare al passo perciò l’Ue deve avviare “cambiamenti radicali e urgenti”: quanto annunciato finora non basta. Serve anche “un’azione industriale proattiva”, continua la lettera – firmata da imprese e associazioni europee tra cui Airbus, Proton, Hub France IA e European Digital SME Alliance – che cita esplicitamente il Rapporto Draghi.

Cos’è EuroStack e a cosa punta

E qui si inserisce un’iniziativa avviata mesi fa per chiedere una rapida azione dell’Unione verso la sovranità digitale e un ruolo più importante per l’industria europea nella fornitura, nella messa in comune e nella governance delle infrastrutture comuni: EuroStack appunto.

EuroStack è un’iniziativa di politica industriale europea guidata da un gruppo – che si definisce volontario, non lobbistico e non retribuito – di imprenditori, pensatori, economisti e politici che chiedono uno sforzo per costruire l’indipendenza europea da Usa e Big Tech, sostenuto anche da associazioni, think tank e società civile.

Il fine, dunque, è dare potere alle persone e alle imprese europee, un aspetto ancora più importante e urgente nell’attuale situazione geopolitica: instabile, caratterizzata da diversi poli di crisi, e dove stanno crollando certezze pluriennali, prima fra tutte l’Alleanza atlantica e il sostegno degli Stati Uniti.

Lasciare la tecnologia in mano a poche aziende di grandissime dimensioni e non europee che controllano ogni aspetto, accumulano dati e dominano il mercato, secondo i promotori di EuroStack, vuol dire rischiare di dover sottostare e adeguarsi a qualsiasi cambiamento esse mettano in atto. Significa anche rinunciare a innovare e reprimere le aziende europee, con la conseguenza di distruggere la competitività.

L’Europa ha investito negli ultimi anni in vari campi della tecnologia, ma quello che manca, nota il gruppo, è una strategia comune coordinata e un piano concreto che agevolino e guidino la realizzazione e la diffusione di prodotti e soluzioni digitali europei.

L’Italian Tech Alliance

Tra i quasi 100 firmatari della lettera, e c’è anche la Italian Tech Alliance, un’associazione che rappresenta e porta avanti le istanze di venture capital e corporate, business angels, family office, startup e Pmi. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo delle imprese tecnologiche italiane e di chi ci investe, ma anche aumentare la consapevolezza di stakeholders privati e pubblici sul ruolo delle aziende nell’innovazione. Ita si muove in varie direzioni: dall’azione di lobbying per migliorare la legislazione italiana in materia di innovazione e tecnologia alle attività di informazione, sensibilizzazione e promozione di chi lavora nel settore, fino alla visibilità data ai progetti e alle iniziative dei soci, che possono essere investitori, sostenitori, startup/imprenditori.

Su LinkedIn l’associazione ha commentato così la sua presa di posizione: “Anche Italian Tech Alliance ha firmato la lettera dell’Industria Europea a supporto di EuroStack, indirizzata alla presidente von der Leyen e alla commissaria Henna Virkkunen assieme ad altri 100 attori del settore. Un risultato straordinario che dimostra un forte sostegno per questa iniziativa!”

Ma concretamente quali sono le misure chieste dagli industriali?

Cosa fare per rafforzare la sovranità digitale europea

La lettera propone quattro azioni concrete, ovviamente dal punto di vista industriale e dunque con un approccio ‘industry-driven’:

Creare domanda per le soluzioni europee
o Uno dei punti chiave è che il settore pubblico, come d’altronde quello privato, acquisti tecnologie “made in Europe“, ossia risolva le proprie esigenze con soluzioni sovrane europee. A questo scopo, i firmatari auspicano un ‘Buy European Act’.

Creare un’offerta tecnologica europea scalabile
o Favorire un approccio di “pooling e federazione” per sfruttare le risorse tecnologiche attualmente sparse in Europa.
o Supportare standard comuni per garantire interoperabilità e scalabilità delle soluzioni digitali europee.
o Dare priorità alle infrastrutture di base, come il cloud sovrano e l’autonomia hardware. L’”apertura” (scienza aperta, standard, dati) dovrebbe essere alla base della strategia sovrana digitale europea.

Prioritizzare servizi con alto potenziale di adozione
o Sostenere progetti che soddisfino esigenze reali come gli obiettivi di sicurezza informatica.
o Selezionare i partecipanti in base alla loro capacità di contribuire e condividere risorse in un modello federato, e che siano orientati ai risultati.

Proteggere i dati sensibili europei
o Fare in modo (ad esempio attraverso uno schema di certificazione) che gli utenti europei possano scegliere, sia a livello pubblico che privato, servizi di cloud sovrano in modo da vedere garantita la protezione dei propri dati sensibili, anche in caso di leggi extraterritoriali non europee. A tal fine, la lettera propone di rafforzare il European Cloud Services Cybersecurity Certification Scheme (Eucs), il sistema europeo di certificazione della cybersicurezza dei servizi cloud.

• Strategie di finanziamento

o Ridefinire il Digital Decade Plan per concentrare i finanziamenti su progetti concreti con impatto sul mercato.
o Creare un Fondo sovrano per le Infrastrutture, con finanziamenti pubblici e privati e un significativo impegno aggiuntivo di fondi stanziati e/o sottoscritti dalla Banca Europea per gli investimenti e dagli organismi di finanziamento pubblici nazionali, per investire nelle aree più critiche (quantum, chips, semiconduttori).
Coinvolgere investitori istituzionali, fondi sovrani e venture capital filantropici per creare un senso coordinato di scopo e sviluppo.
• Prendere in considerazione la creazione di un “Fondo europeo per il dinamismo“.

“Il tempo è essenziale”

Il progetto naturalmente richiede tempi lunghi e costi elevati, ma per i promotori è necessario portarlo avanti per non essere alla mercé degli altri, specialmente nel momento in cui li si scopre ostili (vedi gli Usa di Donald Trump), per recuperare competitività, per promuovere l’innovazione e per proteggere la privacy e in definitiva i valori che contraddistinguono il blocco.

Per questo, la lettera chiede alla Commissione di “formare e convocare urgentemente gruppi di lavoro con l’industria per trasformare la sua ambizione di sovranità tecnologica in azioni concrete”. Proprio il senso d’urgenza è ciò che pervade quanto scritto dagli industriali: “Il tempo è essenziale”, sottolinea la missiva, riecheggiando ancora le parole di Mario Draghi. Consapevoli delle difficoltà, i firmatari chiedono alle istituzioni europee uno sforzo, e di farlo presto. Loro, affermano, sono pronti.

Gli ultimi articoli