È (quasi) guerra aperta tra Cina e Ue. Al centro della contesa, i commerci tra i due blocchi; come armi, i dazi. Dopo la bozza finale che martedì ha confermato, con alcuni ritocchi, le tariffe doganali sulle auto elettriche importate dal Paese asiatico già decise dalla Commissione europea a luglio, la Cina ha risposto senza perdere tempo, avviando un’indagine sui – presunti – sussidi ai prodotti lattiero-caseari provenienti dall’Europa a partire dal 21 agosto 2024.
La decisione europea era arrivata dopo un’indagine iniziata a metà ottobre 2023 e secondo cui le assai generose sovvenzioni del governo cinese al settore delle auto elettriche comportano un elevato e ingiusto vantaggio competitivo per il mercato cinese. Una conclusione fermamente condannata e non condivisa dalla potenza asiatica.
La reazione della Cina
Il Ministero del commercio cinese ha fatto sapere in una nota che il Paese adotterà “tutte le misure necessarie per difendere in modo risoluto i diritti e gli interessi legittimi” delle sue imprese.
Secondo il Dragone, l’Europa sta facendo “concorrenza sleale in nome della concorrenza leale”. In particolare, sostiene, le conclusioni dell’indagine europea violano l’impegno sui principi di “obiettività, equità, non discriminazione e trasparenza”.
Da qui, la contro-mossa di avviare l’inchiesta sui formaggi, che si unisce al ricorso contro le misure europee già presentato presso l’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) e a un’analoga indagine sulle esportazioni di carne suina europea avviata a giugno sempre in seguito all’annuncio di nuovi dazi da parte dell’Ue (quelli poi ritoccati martedì scorso) .
L’indagine cinese, finalizzata ad accertare eventuali pratiche commerciali scorrette sui formaggi provenienti dall’Unione, era stata chiesta il 29 luglio dai gruppi industriali nazionali e, fa sapere il ministero del Commercio cinese, riguarderà 20 programmi di sovvenzioni in Paesi come Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Italia, Irlanda e Romania. Nel 2023 le importazioni di prodotti lattiero-caseari dall’Unione Europea valevano 1 miliardo e 700 milioni di euro, con l’Irlanda in testa.
L’inchiesta dovrebbe concludersi entro un anno ed è il primo passo verso l’imposizione di potenziali dazi da parte della Cina.
Josep Borrell: “Questa guerra commerciale forse è inevitabile”
“Questa guerra commerciale forse è inevitabile“, ha detto martedì Josep Borrell, il massimo diplomatico dell’Ue, durante una tavola rotonda a Santander in Spagna. Anche se, ha aggiunto, l’Unione non ha “alcun interesse” in questo scenario e opporsi all’ascesa della Cina è miope, perché è un fenomeno già in atto.
“Non possiamo imbarcarci in un confronto sistematico con la Cina”, ha detto Borrell, sottolineando i forti interessi economici che i Paesi europei hanno nel mantenere aperte le rotte commerciali con la Cina.
L’export lattiero-caseario dell’Italia in Cina
Per quanto riguarda l’Italia nello specifico, nei primi 4 mesi del 2024 il nostro export lattiero-caseario in Cina è stato pari a 30,5 milioni di euro, con un +20,5%, mentre il totale dell’export agroalimentare è stato pari a 194 milioni con un +26,0%. “Dati non certo elevati in valore assoluto ma con tassi di crescita importanti a due cifre”, spiega Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia.
“Abbiamo condannato sin dall’inizio i dazi imposti dalla Ue contro le auto elettriche cinesi ed ora non possiamo che condannare con la stessa fermezza la reazione della Cina che ha avviato un’indagine sui prodotti lattiero-caseari esportati dall’Unione Europea verso quel Paese”, ha commentato Scordamaglia.
“Contribuiremo a fornire ogni elemento importante per dimostrare che le contestazioni sollevate dalla Cina in merito ai sussidi per il settore lattiero-caseario – sottolinea – sono prive di fondamento. Tuttavia, siamo stufi come settore agroalimentare di continuare a pagare il conto di misure adottate per tutelare altri settori, come quello dell’auto, comparto in cui stiamo scontando la miopia della commissione Ue”.
La Cina, conclude, “ha commercialmente bisogno dell’Europa, e viceversa, con una politica commerciale non basata sui dazi, ma su una armonizzazione degli standard produttivi“.