Accordo Ue-Mercosur: cos’è e perché crea polemica

L'Ue si aspetta che l'accordo possa aumentare le esportazioni annuali verso i Paesi Mercosur fino al 39%
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Leader dei Paesi Mercosur
Leader dei Paesi Mercosur (Ipa)

La Commissione europea ha presentato al Consiglio le sue proposte per la firma e la conclusione dell’Accordo di partenariato tra Unione europea e Mercosur, il mercato comune del Sud America. Ad annunciarlo è l’esecutivo Ue in un comunicato, definendo gli accordi “storici” e sottolineando che sono “parte cruciale della strategia dell’Ue per diversificare le relazioni commerciali e rafforzare i legami economici e politici con partner affini in tutto il mondo”.

Ora la decisione finale è nelle mani dei 27 Stati membri. Ma l’accordo crea malcontenti tra operatori di categoria e Paesi come la Francia che si oppongono al via libera.

Cos’è e cosa prevede l’Accordo Ue-Mercosur

Dopo 25 anni di trattative, l’accordo con i Paesi del blocco Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) “creerà la più grande area di libero scambio al mondo, con un mercato di oltre 700 milioni di consumatori” dove le imprese europee “avranno un vantaggio competitivo potendo beneficiare di tariffe ridotte in una regione dove la maggior parte degli altri Paesi affronta ancora tariffe elevate e barriere commerciali”.

L’esecutivo Ue si aspetta che l’accordo possa aumentare le esportazioni annuali verso i Paesi Mercosur fino al 39% (49 miliardi di euro), sostenendo oltre 440 mila posti di lavoro in Europa.

Una riduzione dei dazi

Al centro dell’accordo c’è la riduzione dei dazi applicati dal Mercosur, su settori come auto (35%), macchinari (14-20%) e prodotti farmaceutici (fino al 14%). Sul fronte agroalimentare, l’esecutivo Ue si aspetta un’impennata dell’export europeo verso i Paesi Mercosur del 50% grazie alla riduzione dei dazi su vino e liquori (fino al 35%), cioccolato (20%) e olio d’oliva (10%).

Garanzie di controllo

Una delle preoccupazioni interne al blocco dei 17 riguarda le tutele del comparto agricolo. L’accordo si prefigge l’obiettivo di proteggere 344 Indicazioni geografiche europee contro imitazioni da parte di prodotti Mercosur. Inoltre, le importazioni sensibili per l’equilibro dell’economia europea saranno soggette a quote limitate (1,5% per manzo, 1,3% per pollame), e sono previste clausole di salvaguardia per proteggere i settori agricoli europei da eventuali eccessi di importazioni.

La Commissione intende anche rafforzare controlli sanitari e fitosanitari sull’import e lavorare per l’allineamento degli standard produttivi su pesticidi e benessere animale, oltre a mettere da parte almeno 300 miliardi di euro per il sostegno al reddito degli agricoltori e un nuovo fondo di sicurezza da 6,3 miliardi di euro nella prossima Politica agricola comune (Pac), al fine di raddoppiare le riserve attuali per gestire crisi e instabilità di mercato.

Le parole di Ursula von der Leyen

A commentare l’accordo ieri a Bruxelles è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la quale ha definito il patto un “traguardo importante per il futuro economico dell’Ue”. Per la presidente, l’obiettivo è diversificare “il commercio, creare nuove partnership e aprire nuove opportunità di business. Le imprese e il settore agroalimentare europeo beneficeranno subito di tariffe e costi ridotti, contribuendo a crescita e occupazione. L’Ue è già il più grande blocco commerciale al mondo e questi accordi ne rafforzeranno la posizione”.

I partenariati previsti dagli accordi “genereranno opportunità di esportazione per l’Ue per miliardi di euro”, contribuendo a crescita, competitività, creazione di “centinaia di migliaia” di posti di lavoro e promozione dei valori e degli interessi europei, spiega il comunicato. L’esecutivo Ue prevede ricadute positive anche sulle catene del valore, grazie al “ventaglio più ampio di fonti affidabili per materie prime e input critici”, come anche nell’ambito della crescente instabilità geopolitica, dato che gli accordi offrono “una piattaforma comune per consolidare la fiducia reciproca e affrontare sfide globali condivise, inclusa la modernizzazione del sistema commerciale multilaterale basato su regole”.

I contrari all’Accordo Ue-Mercosur

La proposta della Commissione, per molti operatori del settore e alcuni Paesi membri, è insufficiente: “L’accordo Ue-Mercosur continua a rappresentare una minaccia per la sostenibilità e la concorrenza leale”. Questa la dura presa di posizione di nove organizzazioni agricole europee, secondo le quali le garanzie promosse dalla Commissione con misure di antidumping non bastano: “Sebbene questa iniziativa chiarisca alcuni aspetti dell’attuazione della salvaguardia – sottolineano in una dichiarazione congiunta -, permangono interrogativi critici su come un atto giuridico unilaterale di questo tipo verrebbe votato, applicato e accettato dai paesi del Mercosur come impegno vincolante da parte della Commissione. Al di là di questa aggiunta, le nostre preoccupazioni di lunga data rimangono invariate, in particolare le divergenze negli standard di produzione e le sfide di sostenibilità che rappresentano il problema centrale e irrisolto di questo accordo. La Commissione può anche insistere di aver ‘ascoltato gli agricoltori’, ma i fatti indicano chiaramente che l’agricoltura dell’Ue continua a essere trattata come merce di scambio nei negoziati commerciali”.

Il timore è che accada quanto avvenuto con le trattative sui dazi statunitensi imposti dal presidente Donald Trump: “I settori agricoli sensibili – rimarcano gli agricoltori -, già sotto pressione, rischiano di subire impatti cumulativi insostenibili. Questa spinta alla ratifica giunge in un momento di grande incertezza per la politica agricola europea. Decisioni chiave sul futuro della Politica Agricola Comune (Pac) e del Quadro Finanziario Pluriennale (Qfp) sono ancora in sospeso. Eppure, la Commissione sta già promettendo una ‘rete di sicurezza’ per l’accordo Ue-Mercosur, una garanzia che manca di credibilità e che non fa che aumentare la confusione esistente”.

“Siamo inoltre profondamente preoccupati per il processo di ratifica previsto dalla Commissione con il suo approccio di ‘accordo diviso’. Sebbene il commercio sia effettivamente una competenza esclusiva dell’Ue – spiegano -, aggirare il controllo parlamentare nazionale su un accordo così sensibile dal punto di vista politico ed economico mina la legittimità democratica e equivale a una pressione politica. Dato il mandato negoziale iniziale e le implicazioni di vasta portata per l’agricoltura europea, anche i parlamenti nazionali dovrebbero essere consultati”.

Il ruolo dell’Italia

Oltre ai rappresentati delle categorie di settore, i protagonisti di questo accordo saranno i Ventisette capi di Stati e di governo. La Francia è capofila dei contrari, in quanto maggiore produttrice di carne teme di subire un impatto economico di non poco conto. E l’ambiguità espressa sulla scelta di voto dell’Italia lascia il fiato sospeso sulla scelta.

In una nota, Palazzo Chigi ha spiegato che il governo italiano “accoglie con favore l’inserimento di un pacchetto di salvaguardie aggiuntive a tutela degli agricoltori europei. Tali salvaguardie aggiuntive prevedono, come attivamente chiesto negli scorsi mesi dall’Italia, un meccanismo di monitoraggio e intervento rapido in caso di perturbazioni nei prezzi, anche a livello di singolo Stato membro, il rafforzamento dei controlli fitosanitari sulle merci in ingresso per assicurarne il pieno rispetto di standard e regolamentazioni Ue e l’impegno a prevedere compensazioni adeguate per le filiere agricole eventualmente danneggiate”.

“In vista dei prossimi passaggi di approvazione formale dell’Accordo a Bruxelles, l’Italia valuterà, anche attraverso il coinvolgimento delle rilevanti associazioni di categoria, l’efficacia delle garanzie aggiuntive previste e la conseguente possibilità di sostenere o meno l’approvazione finale dell’Accordo Ue-Mercosur”.

Votare sì, quindi, ma non a tutti i costi: è questa la linea intrapresa dal nostro Paese che sarà uno degli Stato che farà da ago della bilancia nella votazione. Servirà una maggioranza qualificata, cioè 15 Stati favorevoli su 27 e che rappresentino la maggioranza dei cittadini dell’Unione europea. Contro la contrarietà espressa da Parigi, sostenuta da Irlanda, Polonia e Paesi Bassi, c’è il parere favorevole di Germania, Spagna, Paesi baltici e Svezia.