Suicidi dei giovani in Ue, per la prima volta uccidono più degli incidenti stradali

Quasi un giovane europeo su cinque (18,9%) è morto suicida
11 ore fa
4 minuti di lettura
Suicidio Giovane Ue Canva

La salute mentale degli europei si aggrava e i suicidi aumentano: sono diventati la principale causa di decessi tra i giovani con età compresa tra i 15 e i 29 anni.

Il dato emerge dal nuovo rapporto di Eurofound che rivela come nel 2021 il suicidio abbia rappresentato il 18,9% dei decessi in questa fascia di età, superando per la prima volta gli incidenti stradali (16,5%). È la fotografia di un continente che ha perso la bussola del benessere psicologico, dove la cattiva salute mentale ha causato in un solo anno 11,1 milioni di anni di vita persi o vissuti con disabilità nell’Unione europea. Un bilancio che supera quello di molte malattie croniche e che testimonia l’urgenza di una risposta sistemica.

Maschi europei più esposti al suicidio rispetto alle donne

L’analisi dell’Agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro evidenzia una marcata connotazione di genere: gli uomini mostrano una probabilità 3,7 volte superiore di morire per suicidio rispetto alle donne, nonostante siano queste ultime a segnalare più frequentemente problemi di salute mentale e a ricorrere con maggiore frequenza alle cure primarie.

Un’analisi interessante in tal senso, per quanto non circoscritta all’Ue, è arrivata dallo studio Sisters Are Doin’ It for Themselves: Gender Differences in Singles’ Well-Being” (Le sorelle ce la fanno da sole: differenze di genere nel benessere dei single), che ha dimostrato come le donne, nel lungo periodo, sappiano reagire meglio degli uomini alla fine di una relazione.

Le donne single hanno, infatti, riportato punteggi nettamente superiori rispetto agli uomini sia per quanto riguarda la soddisfazione generale per la vita che per la soddisfazione sessuale raggiunta da single. Inoltre, le donne hanno espresso un desiderio molto inferiore di entrare in una relazione romantica rispetto agli uomini che risultano più dipendenti delle donne da un punto di vista emotivo.

Per approfondire: Le donne single over 30 sono più soddisfatte della propria vita sessuale rispetto agli uomini

Tornando ai dati di Eurofund, particolarmente allarmante è l’aumento dei decessi per suicidio tra le donne sotto i 20 anni e gli uomini sopra gli 85 anni, due fasce demografiche che rappresentano i poli estremi della vulnerabilità sociale e psicologica.

Il peso delle disuguaglianze socioeconomiche

Un altro aspetto emerso dalla ricerca è che la salute mentale non è democratica. Il rapporto di Eurofound evidenzia come il disagio psicologico si stratifichi lungo le linee delle disuguaglianze socioeconomiche, colpendo con maggiore intensità le persone con redditi bassi, livelli di istruzione inferiori e le famiglie monogenitoriali.

La situazione si aggrava per le persone con disabilità, spesso intrappolate in un circolo vizioso dove la difficoltà nel trovare un’occupazione remunerativa aggrava ulteriormente la loro condizione psicologica. La discriminazione sistemica diventa così un moltiplicatore di rischio, amplificando vulnerabilità già presenti.

La crisi del costo della vita ha esacerbato questi problemi. In Irlanda, il 57% degli adulti ha riferito che le preoccupazioni finanziarie stavano compromettendo la propria salute mentale, un dato che riflette una tendenza europea più ampia dove l’incertezza economica si traduce in sofferenza psicologica.

La questione è anche generazionale se si considera che i lavoratori ventenni rischiano la povertà quasi quattro volte di più dei cinquantenni, come dimostrano i dati Eurostat.

Le conseguenze della sovraesposizione digitale

Il rapporto fa luce anche su quella che definisce la “duplice natura della digitalizzazione”. Se un uso moderato degli strumenti digitali può favorire le relazioni sociali e l’inclusione, l’abuso presenta rischi evidenti per la salute mentale, soprattutto tra i giovani.

L’uso problematico dei social media tra i bambini di età compresa tra gli 11 e i 15 anni è aumentato significativamente dal 2018 al 2021, esponendo i giovani, soprattutto di sesso femminile, a problematiche di salute mentale. I Paesi che registrano i tassi più elevati di disagi mentali provocati dalla digitalizzazione sono Bulgaria, Irlanda, Malta e Romania.

In Germania, nel 2019 un bambino su 16 mostrava già segni di dipendenza dai social media o dai giochi digitali, più del doppio rispetto al 2015. Numeri che parlano di una generazione cresciuta nell’era digitale ma non ancora equipaggiata per gestirne i rischi.

Le conseguenze sono varie e possono essere anche estreme. Uno studio condotto dai ricercatori del Vagelos College of Physicians and Surgeons e del Weill Cornell Medicine della Columbia University ha dimostrato l’esistenza di una relazione tra l’uso degli schermi e l’istinto suicida nei bambini.

Proprio in queste ore e per ridurre i rischi dalla sovraesposizione digitale, l’Australia ha annunciato il divieto di social media per gli under 16 a partire dal prossimo dicembre.

Il sistema sanitario alla prova

Nonostante il diritto formale all’assistenza sanitaria mentale gratuita o a basso costo nella maggior parte dei paesi Ue, il rapporto identifica importanti barriere all’ingresso. Lo stigma e la discriminazione restano i principali deterrenti, mentre una carenza cronica di capacità, particolarmente nelle aree rurali e nei servizi specializzati come la psichiatria infantile, svuota di significato i diritti sulla carta.

L’assistenza tempestiva per problemi lievi o moderati, specialmente la psicoterapia, rimane spesso accessibile solo attraverso il settore privato, creando un sistema sanitario mentale a due velocità dove la possibilità di cura dipende dalla capacità economica.

La sfiducia verso il sistema è palpabile: il 46% di coloro che hanno avuto problemi emotivi o psicosociali valuta la qualità dell’assistenza sanitaria mentale con un punteggio inferiore a cinque su dieci. Una bocciatura che riflette non solo problemi di accessibilità, ma anche di efficacia e appropriatezza dei servizi offerti.

Verso una strategia europea integrata

Hans Dubois, Senior Research Manager di Eurofound, sottolinea la necessità di un approccio olistico: “Quando la cattiva salute mentale si aggrava, può avere conseguenze gravissime. È fondamentale intervenire tempestivamente nelle scuole e nei luoghi di lavoro e combattere lo stigma e la discriminazione”.

La ricetta per affrontare la crisi è complessa e richiede interventi su più fronti. Migliorare la salute mentale in Europa significa anzitutto migliorare le condizioni di vita e di lavoro, promuovendo inclusione sociale e occupazionale. Quando le persone percepiscono una stagnazione nella propria esistenza, la salute mentale ne risente inevitabilmente. Non a caso, insieme ai disturbi mentali stanno aumentando anche le disuguaglianze socio-economiche.

Il rapporto suggerisce diverse direzioni di intervento:

  • Rafforzamento dei servizi di salute mentale territoriali, con particolare attenzione alle aree rurali;
  • Implementazione di programmi di prevenzione nelle scuole e nei luoghi di lavoro;
  • Campagne di sensibilizzazione per ridurre stigma e discriminazione nei confronti di chi soffre di disturbi mentali e sceglie di andare in terapia;
  • Formazione specifica per operatori sanitari di base;
  • Investimenti nella ricerca su prevenzione e trattamento dei disturbi mentali
  • Politiche di inclusione sociale ed economica per i gruppi vulnerabili

L’Agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro lancia l’allarme alle istituzioni europee e nazionali: quella della salute mentale in Europa non è una sfida solo sanitaria, ma anche sociale ed economica. Eurofund chiede una strategia che vada oltre la cura del sintomo per affrontare le cause strutturali del disagio. Solo così potrà tornare a diminuire quel 18,9% che oggi rappresenta una delle statistiche più dolorose del nostro tempo.