Da una parte la richiesta di una Europa sempre più unita, dall’altra i numeri che fotografano un’Europa spaccata in due. L’Indice di progresso sociale regionale dell’Ue, presentato lo scorso 23 maggio dalla commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, mostra da un lato le regioni del Nord, dall’altro l’ex blocco sovietico e i Paesi affacciati sul Mediterraneo, in costante ritardo.
Un gap che diventa un abisso in Campania e Sicilia, rispettivamente al 207esimo e 214esimo posto su 236 regioni europee.
Come si è svolta l’analisi della Commissione
Per costruire l’indice la Commissione europea ha tenuto conto di 53 indicatori socio-economici e ambientali, suddivisi in tre macro-dimensioni principali:
- bisogni di base;
- fondamenti del benessere;
- opportunità.
Dall’indagine è emerso che quasi 6 cittadini Ue su 10 vivono in regioni che superano il punteggio medio di progresso sociale. La percentuale scende al 50% se ci si concentra solo sui bisogni di base, come l’assistenza sanitaria, i servizi igienici e l’alloggio.
Nelle regioni meno sviluppate, però, oltre l’80 % dei residenti vive in aree al di sotto della media Ue per quanto riguarda il progresso sociale in tutti i fattori analizzati.
Regioni Ue con miglior e peggiore progresso sociale
È piuttosto emblematico che le cinque regioni che guidano questa classifica siano tutte nella penisola scandinava:
- Finlandia (con Helsinki-Uusima e Pohjois- ja Itä-Suomi);
- Danimarca (Midtjylland e Hovedstaden);
- Svezia (Stoccolma) in Svezia.
Non solo nei casi di Finlandia e Svezia, ma nella maggior parte degli Stati membri le regioni delle capitali hanno ottenuto risultati pari o superiori alle loro medie nazionali, ma questo non avviene in Belgio, Grecia, Spagna, Francia e Italia.
Anche invertendo la classifica, si osserva una forte concentrazione dei risultati. Delle cinque regioni europee peggiori per progresso sociale:
- Tre sono in Bulgaria (Severoiztochen, Severozapaden e Yugoiztochen);
- Due sono in Romania (Sud-Muntenia e Nord-Est).
Dove si posiziona l’Italia
L’Indice di progresso sociale regionale dell’Ue non analizza i risultati dei singoli Paesi membri, ma delle varie regioni.
Tra quelle italiane, le prime sono le due provincie autonome di Trento e Bolzano, rispettivamente 139esima e 151esima in Europa, mentre i fanalini di coda sono Campania e Sicilia. Dati che in parte ricalcano quelli sulla qualità della vita 2023.
La più grande lacuna dell’Italia si verifica nel campo delle opportunità, suddivisa a sua volta in quattro categorie: fiducia nelle istituzioni, libertà di scelta, inclusività sociale, educazione avanzata. Volendo fare un passo oltre la fotografia del presente, si scorge un campanello d’allarme per il futuro. Se, infatti, è vero che il mercato del lavoro richiede sempre più specializzazione, l’Italia è messa molto male: ad eccezione del Lazio e, in parte, della provincia autonoma di Trento, tutte le regioni italiane occupano la parte bassa della classifica per quanto riguarda la formazione avanzata.
Un elemento che aiuta a interpretare la profonda crisi di competenze che pesa sul nostro Paese.
Se si considera la dimensione delle opportunità più in generale rientrano nella fascia più bassa, oltre a Sicilia e Campania, anche Puglia, Basilicata e Calabria, dove si registrano punteggi in linea con diverse regioni di Bulgaria, Romania, Ungheria, Croazia e Slovacchia.
Sul fronte dei bisogni di base, quasi tutte le Regioni italiane si classificano peggio della media europea, anche se di poco. Sono in linea o migliorano leggermente la media europea il l’Emilia-Romagna, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia così come le province autonomo di Trento e Bolzano. Le regioni meridionali e le isole presentano invece un ritardo piuttosto evidente rispetto alla media europea, in particolare la Sicilia che rientra nella penultima fascia per soddisfazione dei bisogni di base. (qui per approfondire l’indice).
Presentando l’indice Elisa Ferreira ha ricordato l’importanza di andare oltre il mero dato sulla produttività: “Da tempo diciamo che il Pil è uno strumento utile per valutare i progressi delle regioni dell’Ue, ma non fornisce un quadro completo. Ogni indicatore, da quelli economici e sociali a quelli sul benessere, sulle percezioni e la fiducia dei cittadini, ha il proprio ruolo da svolgere; l’indice di progresso sociale fornisce importanti indicazioni sullo sviluppo regionale in Europa. Questi dati possono essere utilizzati per valutare lo sviluppo regionale, contribuendo così al miglioramento della vita di tutti gli europei”, ha spiegato la commissaria per la Coesione e le riforme.