L’ordine esecutivo di Trump sui farmaci potrebbe aumentare i prezzi in Ue

Il presidente Donald Trump ha annunciato la firma di un ordine esecutivo per ridurre i costi di alcuni farmaci negli Stati Uniti
13 ore fa
2 minuti di lettura
Donald Trump (Andrea Renault/Ipa/Fotogramma)
Donald Trump (Andrea Renault/Ipa/Fotogramma)

Il presidente Donald Trump ha annunciato la firma di un ordine esecutivo per ridurre i costi di alcuni farmaci negli Stati Uniti. Questa iniziativa rappresenta un nuovo tentativo di affrontare una problematica già sollevata durante il suo primo mandato presidenziale. L’ordine – riporta la ‘Cnn’ – prevederebbe l’adeguamento dei rimborsi ‘Medicare’ per i farmaci somministrati in ambito ambulatoriale al prezzo più basso praticato a livello internazionale.

Le conseguenze? “L’Europa e il resto del mondo pagheranno un po’ di più e l’America molto meno”, ha spiegato Donald Trump.

L’ordine esecutivo sui farmaci negli Stati Uniti

“Firmerò uno degli ordini esecutivi più significativi nella storia del nostro Paese – ha spiegato il Tycoon -. I prezzi dei farmaci da prescrizione e farmaceutici saranno ridotti, quasi immediatamente, dal 30% all’80%“. L’obiettivo di Trump è di far scendere il prezzo delle terapie, “Stati Uniti pagheranno lo stesso prezzo della nazione che paga il prezzo più basso al mondo”.

L’impatto di questa proposta riguarderà specifici farmaci coperti da ‘Medicare’ – il programma di assicurazione sanitaria federale per chi ha compiuto 65 anni – e somministrati in ambito ambulatoriale, come ad esempio infusioni chemioterapiche ed altri farmaci iniettabili. Sebbene l’amministrazione Trump prospetti potenziali risparmi a livello governativo, l’ipotesi circolata di miliardi di dollari potrebbe risultare esagerata. Medicare assicura circa 70 milioni di anziani americani.

Le conseguenze per l’Unione europea

La direttiva arriva mentre l’amministrazione Trump sta anche cercando di imporre dazi sulle importazioni di prodotti farmaceutici, che erano stati esentati da tali imposte emanate durante il primo mandato presidenziale. Questa proposta si scontrerà con la forte opposizione dell’industria farmaceutica. Un ordine esecutivo simile, firmato nelle ultime settimane della sua presidenza, è stato bloccato da un’ingiunzione giudiziaria sotto l’amministrazione Biden.

Secondo alcuni osservatori, i dazi potrebbero aggravare la carenza di alcuni farmaci, in particolare i farmaci generici, e di conseguenza far aumentare i prezzi. La questione dei prezzi elevati dei farmaci negli Stati Uniti, rispetto ad altri Paesi sviluppati, ha suscitato da tempo preoccupazioni bipartisan in Usa, ma finora non si è giunti ad una soluzione legislativa definitiva.

Il governo federale, secondo il piano, equiparerà i propri pagamenti alle aziende farmaceutiche ai prezzi praticati in un gruppo di paesi economicamente avanzati, adottando un approccio di “nazione più favorita”.

I prezzi dei farmaci saranno tagliati di più del 59%! Benzina, energia, generi alimentari e tutti gli altri costi, giù. Nessuna inflazione!!!”. Lo ha dichiarato Donald Trump – in un post su Truth Social – all’indomani dell’accordo commerciale raggiunto con la Cina nei negoziati di Ginevra per una riduzione dei dazi, sospendendo per 90 giorni parte delle misure tariffarie. È una semplice questione di redistribuzione: l’Europa e il resto del mondo pagheranno un po’ di più e l’America molto meno”.

“I Paesi stranieri non pagano la giusta quota”

“Per abbassare i costi per gli americani, dobbiamo affrontare le vere ragioni per cui i prezzi Usa” dei farmaci “sono più alti: i Paesi stranieri che non pagano la giusta quota e gli intermediari che fanno aumentare i prezzi per i pazienti statunitensi. L’Amministrazione ha ragione a usare i negoziati commerciali per costringere i governi stranieri a pagare la loro giusta quota per i farmaci. I pazienti statunitensi non dovrebbero pagare il conto dell’innovazione globale”. Sono le parole di Stephen J. Ubl, presidente e Ceo di Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (Phrma), organizzazione che rappresenta “le principali aziende di ricerca biofarmaceutica innovativa del Paese”.

“Gli Stati Uniti – osservano le aziende Usa – sono l’unico Paese al mondo che consente a Pbm (Pharmacy benefit manager), assicuratori e ospedali di trattenere il 50% di ogni dollaro speso per i farmaci. L’importo che finisce agli intermediari spesso supera il prezzo in Europa. Dare questo denaro direttamente ai pazienti ridurrà i costi dei loro farmaci e ridurrà significativamente il divario con i prezzi europei”. Infine un monito. “Importare farmaci a prezzi esteri dai Paesi socialisti sarebbe un pessimo affare per i pazienti e i lavoratori americani – conclude Ubl – Significherebbe meno trattamenti e cure e metterebbe a repentaglio le centinaia di miliardi che le nostre aziende associate intendono investire in America, minacciando posti di lavoro, danneggiando la nostra economia e rendendoci più dipendenti dalla Cina per i farmaci innovativi”.

Gli ultimi articoli

Salute Sanita Primo Panel
Da sinistra: Marina Sereni, responsabile salute e sanità nella direzione Pd, Francesco Maggi e Fabio Insenga, giornalista e vicedirettore Adnkronos, Marcello Cattani, presidente Farmindustria, Stefano Collatina, presidente Egualia, e in collegamento Sandra Gallina, direttrice generale Salute e Sicurezza alimentare della Commissione europea