L’Europa fa i conti con un mondo profondamente cambiato e si prepara a migliorare la sua capacità di risposta alle crisi, anche in ambito sanitario. Un tassello di questa complessa azione è Hera, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Health Emergency Preparedness and Response Authority), nata in velocità nel bel mezzo della pandemia da Covid 19, e ora sotto esame per valutarne il lavoro svolto finora. La Commissione martedì ha pubblicato un assesment ad hoc – come previsto entro il 2025 dalla Decisione che creava l’Authority stessa -, un giorno prima della presentazione da parte dell’esecutivo comunitario della più ampia ‘Union Preparedness Strategy‘, la Strategia dell’Unione per la Preparazione alle crisi.
Il punto di partenza di Hera è il covid 19. La pandemia ha dimostrato molto concretamente che un’emergenza sanitaria mondiale non è un’ipotesi remota, e che anche il Vecchio Continente può essere colpito. La globalizzazione, i cambiamenti climatici e le tensioni geopolitiche le stanno rendendo sempre più probabili, tanto che gli esperti non si chiedono più ‘se’ ci sarà un’altra epidemia ma ‘quando’. Saper affrontare e reagire a una nuova crisi dunque diventa imprescindibile, e non a caso è uno degli scenari affrontati dalla Preparedness Strategy e dal rapporto Niinistö presentato lo scorso ottobre, che invita a investire nella preparazione sanitaria per rafforzare la resilienza e la competitività del blocco, con benefici “anche in tempo di pace”, sottolinea la Relazione.
Uno dei lasciti maggiori dell’esperienza pandemica è la consapevolezza che per fronteggiare le crisi occorre un elevato livello di coordinamento tra le diverse politiche e le diverse responsabilità della Commissione, degli Stati membri, delle agenzie europee e dei settori coinvolti (salute, industria, commercio, protezione civile, trasporti e innovazione). Cosa che a sua volta richiede strutture di governance agili. Come Hera.
Cos’è Hera
Hera nasce nell’ottobre 2021, nel pieno della crisi pandemica, con l’obiettivo di migliorare la preparazione e la risposta a gravi minacce transfrontaliere nel settore delle contromisure mediche. Intendendo con ciò vaccini, terapie (medicinali), attrezzature mediche, antidoti chimici, test diagnostici e dispositivi di protezione individuale come guanti chirurgici e mascherine, ma anche servizi per preparare e rispondere alle sfide.
Ha poi acquisito la responsabilità di individuare e valutare i rischi per la salute, di raccogliere informazioni, di promuovere una ‘ricerca e sviluppo’ avanzata, di rafforzare il coordinamento a livello dell’Unione per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie.
Va detto che Hera non è isolata, ma si inserisce nel più ampio progetto di costruire un’Unione sanitaria europea – in cui gli Stati membri si preparino, prevengano e proteggano la loro popolazione dalle crisi sanitarie, agendo insieme laddove necessario – introdotto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2020.
Nel concreto, l’Autorità funziona all’interno della Commissione con una struttura flessibile che consente relazioni strette e costanti con le principali parti interessate, come gli Stati membri, l’industria, la società civile e le agenzie dell’Ue: un aspetto che ha favorito un’azione comune e la cooperazione, elemento centrale della sua attività.
Hera serve o non serve?
Il lavoro di Hera è stato analizzato in base alla sua capacità di rafforzare la preparazione e la risposta a livello europeo, nonché nell’assumere nuovi compiti, tra i quali soprattutto gli aspetti della catena di approvvigionamento delle carenze critiche di medicinali.
Sebbene l’Hera sia stata istituita in risposta alla pandemia di Covid-19, la relazione evidenzia l’efficacia, l’efficienza e la pertinenza dell’azione svolta dall’Authority anche in altri campi. In particolare, le riconosce un ruolo centrale nel garantire una maggiore sicurezza sanitaria, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di prodotti medici.
E identifica nella sua azione un cambio di approccio, dalla reattività alla proattività rispetto a una crisi, promosso anche a livello più generale dalla Preparedness Strategy. Questa preparazione proattiva si basa su sistemi di monitoraggio precoce delle minacce e su una visione One Health, che considera l’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale e dunque include tra i rischi sanitari emergenti quelli ambientali, climatici, chimici e nucleari. Inoltre Hera ha facilitato l’adozione di strumenti per rispondere alle crisi.
Le aree da migliorare
Oltre ai punti di forza, la Relazione del 26 marzo individua le aree di miglioramento, anche in considerazione del fatto che si tratta di un’Autorità giovane che sta ancora implementando il suo funzionamento.
In particolare, il documento suggerisce che Hera rafforzi le sinergie con il Centro europeo per la protezione e il controllo delle malattie, l’Agenzia europea per i medicinali, il comitato per la sicurezza sanitaria e il comitato consultivo per le emergenze di sanità pubblica, nonché con gli Stati membri in tutte le fasi delle sue attività. Infine, sottolinea l’importanza di garantire ad Hera la flessibilità e l’accesso a meccanismi di finanziamento adeguati.
Mînzatu: “Ha reso l’Europa più forte contro le minacce per la salute”
Di Hera ha parlato Roxana Mînzatu, vicepresidente esecutiva per i Diritti sociali e le competenze, i posti di lavoro di qualità e la preparazione, affermando che Wha reso l’Europa più forte contro le minacce per la salute. Ci ha aiutato a preparare, rispondere e garantire forniture di medicinali critici”.
Sulla stessa linea Hadja Lahbib, commissaria per la Parità e per la Preparazione e la gestione delle crisi, che ha sottolineato come l’Unione sia “esposta a un numero crescente di rischi” e dunque “rafforzare la preparazione è essenziale (…). In nessun luogo questo è più importante che in salute”. Il ruolo di Hera, ha aggiunto, “è stato essenziale per rafforzare la risposta dell’Ue (al covid 19, ndr) e prepararci meglio alla prossima emergenza sanitaria. È diventata la nostra prima linea di difesa nella lotta contro le minacce per la salute e un pilastro centrale per una forte Unione della preparazione”.