Scontro sul Green Deal: l’America avverte l’Europa, “a rischio le forniture di gas”

Le regole ambientali aprono una frattura tra Bruxelles e Washington, testimoniata dalla lettera dell'ambasciatore Usa in Ue. La CS3D, direttiva sulla due diligence in campo Esg, viene definita un "suicidio economico"
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Donald Trump e Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen e Donald Trump (Flickr White House)

Negli ultimi mesi le tensioni tra Stati Uniti e Unione europea hanno raggiunto un livello inedito, intrecciando politiche ambientali, commercio internazionale e sicurezza energetica. Da un lato Bruxelles sta portando avanti l’implementazione del Cbam, il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere. Dall’altro gli Stati Uniti – sostenuti da grandi esportatori di energia come il Qatar – avvertono che la combinazione fra Cbam e nuove regole Esg rischia di danneggiare la competitività europea e di complicare l’accesso all’energia, soprattutto nel settore del gas naturale liquefatto.

Lo scontro trova un momento chiave nell’editoriale pubblicato oggi sul “Financial Times” a firma del nuovo ambasciatore americano presso l’Unione Europea, Andrew Puzder: secondo lui, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) rappresenterebbe un pericolo per la reindustrializzazione europea e un ostacolo agli investimenti energetici necessari alla transizione.

Ma per capire come si è arrivati a questo punto è necessario ricostruire il funzionamento delle principali normative europee e le ragioni profonde della reazione americana.

Il Cbam, o Carbon Border Adjustment Mechanism, è la misura europea che impone un prezzo sulle emissioni incorporate nei prodotti importati da Paesi extra–Ue. Si applica inizialmente a settori come acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, elettricità e idrogeno, con l’obiettivo di evitare che la produzione più inquinante si sposti verso Paesi con regole ambientali meno stringenti.

La logica è quella di creare condizioni di concorrenza eque e, allo stesso tempo, spingere i produttori internazionali ad adottare standard simili a quelli europei. Secondo un recente studio pubblicato su arXiv, gli effetti del Cbam sulle emissioni incorporate sarebbero moderati ma significativi, con una riduzione tra il 3 e il 4,8 per cento e un leggero aumento della produzione pulita interna.

Tuttavia, molti Paesi terzi lo percepiscono come una forma di protezionismo mascherato. India, Cina e Arabia Saudita, durante la COP30 in Brasile, hanno criticato apertamente Bruxelles per una misura considerata penalizzante per le economie esportatrici e lesiva della sovranità nazionale. Anche gli Stati Uniti osservano con sospetto il Cbam, temendo ricadute sulle imprese americane ad alta intensità di emissioni.

La CS3D e la regolazione ESG extraterritoriale

Se il Cbam rappresenta un dazio ambientale, la CS3D è la norma che estende la responsabilità delle imprese europee – e non solo – alle violazioni dei diritti umani, ambientali e climatici lungo l’intera catena di fornitura. È una regolazione che ha un impatto extraterritoriale massiccio, perché obbliga aziende situate ovunque nel mondo a conformarsi agli standard Ue se vogliono accedere al mercato europeo.

Alcune analisi scientifiche mettono però in luce la difficoltà pratica di monitorare catene di approvvigionamento estremamente complesse. Secondo uno studio di network analysis pubblicato su arXiv, le imprese europee sono collegate in media a centinaia di fornitori indiretti, rendendo quasi impossibile una due–diligence integrale.

La conseguenza è una forte resistenza non solo da parte di governi stranieri, ma anche da parte di grandi gruppi industriali europei e internazionali. L’accusa ricorrente è che la CS3D rischi di creare un carico burocratico e finanziario insostenibile, soprattutto per le piccole imprese e per i Paesi in via di sviluppo, che potrebbero essere esclusi dalle catene del valore europee.

La reazione degli Stati Uniti: energia, industria e geopolitica

Lo scontro transatlantico non riguarda semplicemente la filosofia regolatoria. Al centro vi è la questione energetica. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Europa ha sostituito gran parte del gas russo con LNG americano e qatarino. Gli Stati Uniti sono oggi il principale fornitore di gas liquefatto dell’Ue, e la domanda europea è destinata a crescere man mano che il continente cerca di diversificare ulteriormente.

Washington teme che la CS3D – nella sua formulazione attuale – renda troppo rischioso investire nelle infrastrutture e nei contratti a lungo termine necessari per garantire queste forniture. In una lettera ufficiale inviata congiuntamente con il Qatar, gli Usa hanno avvertito Bruxelles che la direttiva potrebbe compromettere la disponibilità stessa del gas naturale liquefatto.

L’intervento dell’ambasciatore Usa sul Financial Times ha rafforzato questo messaggio, definendo la CS3D «un suicidio economico» per l’Europa e segnalando che alcune multinazionali americane dell’energia – come ExxonMobil – stanno già riconsiderando la loro presenza nel mercato europeo.

Le critiche interne all’Europa: tra sostenibilità e competitività

Il dibattito è acceso anche all’interno dell’Ue. Il rapporto Draghi sulla competitività europea ha sottolineato che la regolazione ambientale e di sostenibilità deve essere calibrata in modo da non soffocare la crescita industriale. Secondo Draghi, l’Europa deve ridurre la complessità normativa e garantire energia a prezzi competitivi se vuole restare rilevante nella nuova economia digitale più energy–intensive, soprattutto con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa.

Alcune analisi accademiche recenti suggeriscono inoltre che regolazioni climatiche molto rigide rischiano di avere costi economici e sociali più alti dei benefici ambientali, se non accompagnate da forti investimenti in innovazione energetica.

Anche sul piano politico, diversi governi – fra cui quelli di Francia e Germania – stanno ora valutando forme di revisione o alleggerimento della CS3D, spinti dalle pressioni delle grandi imprese europee e dalla necessità di salvaguardare settori strategici.

Gli scenari possibili: tre strade davanti a Bruxelles

L’Ue si trova oggi davanti a tre scenari principali. Il primo è mantenere la linea attuale, difendendo Cbam e CS3D come strumenti indispensabili del Green Deal e della leadership climatica europea. Il secondo è avviare un alleggerimento complessivo della regolazione, pur salvaguardando gli obiettivi ambientali di fondo: una soluzione che potrebbe includere soglie più alte, esenzioni per le PMI e controlli concentrati sui fornitori più critici. Il terzo scenario è un vero ripensamento strategico, in cui l’Ue si allinea in parte alla richiesta americana di un approccio più pragmatico alla sostenibilità, bilanciando ambiente, industria e competizione globale.

La scelta non è tecnica, ma politica e geopolitica. E avrà ricadute profonde sulla capacità dell’Europa di competere, di attrarre energia, di mantenere la propria ambizione climatica e di definire il suo ruolo nella nuova economia mondiale.

Il confronto Usa–Ue sul Cbam e sulla CS3D non è una discussione tecnica. È lo scontro fra due modelli di globalizzazione: uno che punta a condizionare i mercati globali attraverso standard ambientali e sociali, e uno che privilegia competitività, sicurezza energetica e libertà contrattuale. L’Europa ha scelto finora di essere il regolatore globale, ma ora deve affrontare le conseguenze geopolitiche, industriali e diplomatiche di quella scelta.

Qualunque decisione prenda nei prossimi mesi, definirà il futuro del Green Deal e, in parte, il futuro stesso dell’economia europea.