Il Regolamento europeo sulla deforestazione si farà. Ad annunciarlo è la Commissione europea, la quale ha introdotto una serie di misure mirate volte a garantire l’attuazione tempestiva e fluida del Regolamento sulla deforestazione dell’Ue (Eudr). Questa normativa, considerata un’iniziativa chiave nella lotta alla deforestazione globale, mira a ridurre al minimo il contributo dell’Unione europea alla perdita di foreste e alla degradazione ambientale, fenomeni che hanno portato alla scomparsa di 420 milioni di ettari di foresta tra il 1990 e il 2020.
In sostanza, l’Eudr stabilisce che merci chiave come cacao, caffè, olio di palma, soia, gomma, carne bovina e legno, importate o esportate dall’Ue, debbano dimostrare di essere “libere dalla deforestazione” e prodotte in conformità con la legislazione del Paese di origine.
Nessun rinvio, ma una transizione graduale
Nonostante le voci di un ulteriore rinvio, la Commissione ha ribadito il suo impegno a perseguire gli obiettivi della norma. La data di applicazione del regolamento per le grandi e medie imprese rimane fissata al 30 dicembre 2025. Tuttavia, per facilitare una transizione graduale e rafforzare il sistema informatico predisposto, le aziende di grandi e medie dimensioni beneficeranno di un periodo di grazia di sei mesi per i controlli e le misure di applicazione, che si applicheranno a partire dal 30 giugno 2026.
Per le micro e piccole imprese, il periodo transitorio sarà più esteso, con l’entrata in applicazione dell’Eudr prevista per il 30 dicembre 2026.
Semplificazioni per ridurre gli oneri burocratici
Le modifiche proposte si concentrano sulla semplificazione degli oneri amministrativi, con una stima di riduzione dei costi per le aziende pari al 30%. Questi aggiustamenti sono stati elaborati per rispondere alle preoccupazioni sollevate dagli stakeholder riguardo alla complessità e al carico del sistema It, la cui mole di interazioni previste era risultata “molto più alta del previsto”. Le principali semplificazioni riguardano due categorie di operatori:
- Operatori a valle e commercianti
Le aziende che si trovano nella parte successiva della catena di valore – ad esempio, rivenditori o grandi produttori europei che trasformano un prodotto già immesso sul mercato Ue – non saranno più obbligate a presentare dichiarazioni di due diligence nel sistema informatico. La responsabilità di presentare la dichiarazione di due diligence si concentrerà sull’operatore che immette per primo i prodotti sul mercato dell’Ue.
Ad esempio, i produttori di cioccolato non dovranno presentare una nuova dichiarazione se l’importatore di fave di cacao lo ha già fatto. Questi operatori a valle e commercianti non-Pmi dovranno comunque registrarsi nel sistema e garantire la piena tracciabilità raccogliendo e trasmettendo i numeri di riferimento delle dichiarazioni. - Micro e piccoli operatori primari in Paesi a basso rischio: Gli operatori di micro e piccole dimensioni che producono, coltivano, raccolgono, ottengono o allevano, le materie prime essi stessi, e che sono stabiliti in Paesi classificati a basso rischio, cioè Stati Uniti, Canada, India, Cina e Australia, beneficeranno di un regime semplificato. Questi operatori dovranno presentare solo una dichiarazione semplificata, una tantum (anziché regolari dichiarazioni due diligence) nel sistema It dell’Eudr Se le informazioni richieste sono già disponibili in un database nazionale, non sarà necessario che l’operatore agisca direttamente nel sistema It dell’Ue.
Cosa cambia per i Paesi ad alto rischio
Il regolamento stabilisce che i Paesi siano classificati in base al rischio di deforestazione. Le nuove disposizioni di semplificazione per i micro e piccoli operatori non si applicano ai Paesi classificati come a “rischio standard“, tra cui Brasile, Indonesia e Malesia.
Inoltre, il regolamento prevede che i controlli da parte delle autorità competenti siano effettuati in base al rischio: mentre per i Paesi a basso rischio il controllo deve coprire almeno l’1% degli operatori, per i Paesi a rischio standard si sale al 3%, e per i Paesi o parti di Paesi classificati ad alto rischio (attualmente Russia, Corea del Nord, Bielorussia e Myanmar), i controlli annuali devono coprire almeno il 9% degli operatori e dei commercianti non-Pmi.
La frustrazione dei privati
Nonostante le misure di semplificazione, la proposta della Commissione di riorganizzare le tempistiche, anche se non con un rinvio totale come ci si aspettava, ha suscitato critiche da parte di alcune delle maggiori aziende alimentari e di beni di consumo a livello mondiale. Queste aziende, che includono Nestlé, Ferrero e il commerciante di materie prime Olam Agri, hanno accusato la Commissione di mettere a rischio la propria agenda verde.
I rappresentanti delle aziende, che hanno speso milioni per prepararsi alla legge, hanno espresso frustrazione per quella che considerano una mancanza di disciplina a Bruxelles. In una lettera alla commissaria europea dell’ambiente Jessika Roswall, hanno sottolineato come posticipare l’applicazione metta “a rischio la conservazione delle foreste in tutto il mondo”.
Francesco Tramontin, vicepresidente per gli affari pubblici globali di Ferrero, ha dichiarato al Financial Times che un ritardo rischia di minare anni di preparazione e di inviare un “messaggio sbagliato” a quelle aziende e agricoltori che hanno lavorato per adeguarsi agli standard Ue. Secondo Olam Agri, un rinvio potrebbe “penalizzare le aziende che hanno investito in anticipo nella conformità” ed erodere la fiducia nella leadership dell’Ue sulla sostenibilità.
La preoccupazione principale tra le aziende è che un ritardo possa finire per “premiare i ritardatari rispetto a coloro che stanno aprendo la strada” e che il processo possa consentire ai politici di tentare di rinegoziare parti della legge, rischiando un annacquamento della normativa, come la pressione degli eurodeputati di destra per una categoria “a rischio zero” che esenterebbe gli Stati membri dell’Ue.
Le aziende, pur criticando le difficoltà tecniche del sistema It, avevano chiesto alla Commissione di dichiarare le difficoltà tecniche come cause di forza maggiore per gli importatori e di concedere un breve periodo di grazia, fino a sei mesi senza sanzioni, mentre il sistema viene riparato. Questo approccio si allinea parzialmente con il periodo di grazia di sei mesi per i controlli che la Commissione ha ora concesso alle aziende di grandi e medie dimensioni.