Le elezioni federali in Germania hanno visto la vittoria, seppur relativa, della Cdu di Friedrich Merz, che ora dovrà costruire una nuova coalizione con i socialdemocratici. Questo scenario potrebbe influenzare il futuro del Green Deal europeo, soprattutto considerando che il Partito popolare europeo, di cui la Cdu fa parte, ha recentemente presentato un documento che chiede di rimandare le direttive ambientali. In questi giorni se ne parla anche relativamente al pacchetto “Omnibus” (che abbiamo raccontato qui) e anche per questo Eurofocus ha intervistato l’eurodeputata Annalisa Corrado, che nella segreteria Pd si occupa proprio di ambiente, clima, ed energia, e a Strasburgo siede nelle tre commissioni più toccate dal Green Deal (Ambiente, Agricoltura, Industria ed Energia). L’intervista integrale è nel podcast qui sotto.
Il futuro del Green Deal europeo è a rischio?
Una delle poche buone notizie di queste elezioni tedesche è che si potrebbero creare le condizioni per una maggiore stabilità. Il Green Deal è stato centrale nella scorsa legislatura e rimane un punto fondamentale anche per questa. Tuttavia, già con l’insediamento della nuova Commissione abbiamo visto segnali preoccupanti: la sicurezza sull’attuazione delle norme a tutela dell’ambiente ha iniziato a vacillare e la maggioranza si è rivelata meno solida del previsto. Noi del gruppo Socialisti e democratici siamo determinati a difendere le ambizioni dell’Unione, perché senza decarbonizzazione non possiamo essere competitivi a livello globale. È fondamentale creare strumenti per sostenere le industrie e le piccole e medie imprese nella transizione verde. In questo contesto, la nuova alleanza in Germania tra popolari e socialisti potrebbe evitare che il Ppe in Europa continui a oscillare tra alleanze con la destra estrema e momenti di collaborazione con la maggioranza ufficiale. Noi lavoreremo dossier per dossier e non lasceremo che lo sforzo fatto finora sia reso vano, anche perché l’emergenza climatica è questione di oggi, non di domani.
Il costo dell’energia è una delle grandi sfide per l’Europa. Quali soluzioni sono sul tavolo?
L’Italia ha attualmente alcune delle bollette energetiche più alte d’Europa, un problema che incide sia sulle famiglie che sulla competitività industriale del paese. Il tema è centrale e dimostra quanto sia fondamentale la transizione ecologica. La nostra dipendenza dal gas – una fonte costosa e instabile, soggetta a forti speculazioni geopolitiche – ci rende vulnerabili. L’uscita dal gas russo nel 2022 ha messo in evidenza quanto l’Europa sia ricattabile sul fronte energetico. Decarbonizzare significa non solo abbattere le emissioni, ma anche garantirci indipendenza economica e diplomatica.
Stiamo lavorando su diverse misure: una delle più importanti è il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, per evitare che il mercato olandese del TTF, altamente speculativo, determini costi esorbitanti per tutti. È inaccettabile che, mentre l’industria nel suo complesso segna un calo, il settore energetico registri profitti record. Serve una riforma strutturale del mercato per riequilibrare questa dinamica.
Quali sono i principali dossier ambientali in arrivo a Bruxelles e Strasburgo?
Mi occupo di diversi dossier chiave nelle commissioni Ambiente, Agricoltura, Industria ed Energia, tutte direttamente coinvolte nell’attuazione del Green Deal. In particolare, stiamo lavorando sul Clean Industrial Deal, fondamentale per fornire strumenti alle imprese nella transizione ecologica, e sulla legge per l’adattamento alla crisi climatica.
L’Europa è un vero e proprio hotspot del cambiamento climatico, con eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e devastanti, specialmente nei paesi mediterranei. Purtroppo, l’Italia ne ha già visto le conseguenze con alluvioni e siccità sempre più intense, che hanno causato danni enormi all’agricoltura. È quindi stata cruciale l’approvazione della Nature Restoration Law nel finale della scorsa legislatura (non credo che in questa saremmo riusciti a farla passare), che punta a proteggere la biodiversità, e della direttiva sul suolo, di cui sono relatrice ombra per i Socialisti e democratici. Un suolo sano è essenziale per la sicurezza alimentare, la salute pubblica e la resilienza del territorio.
Infine, ci prepariamo alla COP30, il grande vertice sul clima. Dopo una COP29 deludente a Baku, è necessario che l’Europa ritrovi il suo ruolo di leader nella lotta al cambiamento climatico.