Cosa accadrà nei prossimi anni all’economica agricola dell’Unione europea? La risposta arriva da un’analisi proiettata al 2040, pubblicata dal Joint Research Centre, il servizio scientifico interno della Commissione europea. Lo studio, denominato “Scenar 2040“, ha utilizzato modelli economici avanzati per esplorare gli effetti delle diverse direzioni che potrebbe prendere la Politica agricola comune (Pac).
I risultati sottolineano un punto cruciale: la Pac svolge un ruolo essenziale non solo per l’agricoltura, ma anche per l’equilibrio socioeconomico e ambientale dell’Unione europea. Ecco i possibili scenari.
Il crollo del reddito agricolo
Il primo scenario ipotetico simula la rimozione totale della Pac, inclusi tutti i pagamenti diretti e gli standard ambientali di base. Anche se non è una strada politica plausibile, offre un punto di riferimento per misurare l’importanza del sostegno europeo. La conseguenza immediata sarebbe un crollo del reddito agricolo.
La perdita, avverte lo studio, non sarebbe uniforme. Le aziende più piccole (con output standard inferiore a 50 mila euro) subirebbero una riduzione media del reddito di circa il 21%, contro il 6% per le aziende più grandi. Questa vulnerabilità accresciuta aumenta il rischio che le piccole fattorie siano costrette a chiudere.
Inoltre, la produzione agricola totale dell’Ue diminuirebbe notevolmente. Si prevede che se la Pac sparisse, ci sarebbe un calo della produzione di cereali di circa il 5% e una contrazione significativa del settore zootecnico, con la produzione totale di carne in calo del 7,1% (in particolare bovini -13,2% e ovicaprini -13,4%).
Infine, la minore produzione interna spingerebbe i prezzi al consumo verso l’alto. L’aumento maggiore riguarderebbe frutta e verdura (+4%), con un aumento della quota di spesa alimentare per le famiglie. Questo colpirebbe in modo sproporzionato i Paesi membri più vulnerabili, come Bulgaria e Grecia, dove la spesa alimentare salirebbe di oltre il 2%. E, inevitabile, anche una perdita di circa 250 mila posti di lavoro (-2,8%), con le riduzioni più marcate negli Stati membri orientali.
Nonostante il calo della produzione in Europa riduca le emissioni di gas serra del settore agricolo Ue (-3,3%), lo studio rivela un effetto indesiderato chiamato “emission leakage”: poiché l’agricoltura Ue è relativamente più efficiente in termini di emissioni rispetto alla maggior parte delle altre regioni globali, la produzione agricola mondiale aumenterebbe per compensare le mancanze europee. Il risultato? Un aumento delle emissioni globali di 8,2 Megatonnellate di Co2.
Verso una maggiore competitività
Il secondo scenario plausibile reindirizza il sostegno della Pac verso l’aumento della produttività e della competitività, con maggiori fondi destinati agli investimenti. Rispetto allo scenario di riferimento del 2040, ciò si traduce in un aumento del 2,7% della produzione agricola dell’Ue in tutti i settori, prezzi alimentari più bassi, una migliore performance commerciale e un miglioramento della bilancia commerciale dell’Ue di 2,7 miliardi di euro. Si osserverebbe, in questo caso, un aumento della produzione (cereali +1,7%, carne bovina +6,8%), che rafforzerebbe la competitività dell’Ue sui mercati globali. I prezzi calerebbero, a beneficio dei consumatori. Le aziende agricole più grandi beneficerebbero maggiormente di questo scenario.
Ma l’aumento della produzione comporterebbe un lieve aumento delle emissioni di gas serra dell’Ue (+0,5%) e dell’eccesso di azoto (+1,4%). Un dato che, se si considerasse una produzione più efficiente rispetto ai partner globali, le emissioni globali nette diminuirebbero di nove Megatonnellate di Co2.
Attenzione alla sostenibilità
L’ultimo scenario proposto considera uno spostamento di gran parte dei sussidi verso obiettivi ambientali e climatici più rigorosi, con maggiori requisiti di conformità. L’enfasi sui vincoli ambientali si tradurrebbe in una minore produttività e in una diminuzione dei livelli di produzione dell’Ue (cereali -2,1%, carne totale -5,2%), portando a un aumento dei prezzi al consumo.
In controtendenza, questo scenario genererebbe un aumento netto dell’occupazione nel settore agroalimentare (+0,65%, circa 90.000 posti di lavoro). Ciò è dovuto al passaggio a pratiche meno intensive che richiedono più manodopera.
Pur raggiungendo miglioramenti ambientali a livello Ue (riduzione delle emissioni di gas serra del 1,7%, riduzione dell’eccesso di azoto del 1,7%), questo scenario è soggetto a un forte “emission leakage”: la produzione agricola diminuirebbe del 4%, i prezzi dei prodotti alimentari aumenterebbero, peggiorando la bilancia commerciale dell’Ue di 1,8 miliardi di euro.
Lo studio “Scenar 2040” evidenzia i trade-off strutturali fondamentali. Le politiche focalizzate sulla produttività migliorano l’efficienza ma intensificano le pressioni ambientali locali. Al contrario, l’estensificazione riduce l’impatto ambientale per ettaro, ma diminuisce la produzione e aumenta i prezzi. Il messaggio finale per i legislatori è che le scelte politiche devono essere “sfumate” e capaci di accogliere le esigenze eterogenee dell’agricoltura europea, agendo entro i limiti dettati dalle dinamiche di mercato (come la domanda e i modelli commerciali), e tenendo sempre conto delle implicazioni globali, come l’effetto delle emissioni.
