In Europa 50 milioni di donne sono vittime di violenza

Ogni anno il 25 novembre, il mondo si colora di arancione per sensibilizzare sulla violenza contro le donne. Ma in Europa la realtà è ancora drammatica
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Illuminazione degli edifici della sede del Parlamento europeo a Strasburgo per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Immagine di repertorio (© European Union)

Ogni anno il 25 novembre, il mondo si tinge di arancione per commemorare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un gesto simbolico, certo, ma che porta con sé la forza di dati inquietanti e testimonianze di un dramma che si consuma silenziosamente in ogni angolo del pianeta, Europa inclusa. Secondo una recente indagine coordinata da Eurostat, dall’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali e dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, il 31% delle donne nell’Unione Europea di età compresa tra i 18 e i 74 anni ha subito violenza fisica o sessuale durante l’età adulta. Questo significa che circa 50 milioni di donne europee portano i segni, visibili o invisibili, di esperienze traumatiche.

Come si declina questa realtà nel contesto europeo? Quali sono le dinamiche che perpetuano la violenza di genere? E quali sono le risposte istituzionali a questa crisi? Andiamo oltre i numeri, per capire l’entità e le sfaccettature di un fenomeno tanto diffuso quanto complesso.

Violenza di genere

La violenza contro le donne non è un evento straordinario, ma un sistema che si insinua nelle pieghe della società. Le cifre parlano chiaro: il 35% delle giovani donne tra i 18 e i 29 anni ha subito almeno una forma di violenza, contro il 24% delle donne tra i 65 e i 74 anni. Questo divario generazionale non è solo questione di percezione o memoria, ma riflette spesso la maggiore consapevolezza delle giovani di oggi, pronte a denunciare situazioni che, in passato, venivano ignorate o tollerate.

Uno degli aspetti più agghiaccianti riguarda la violenza domestica. Secondo i dati dell’indagine europea sulla violenza di genere del 2021, il 18% delle donne con un partner ha subito violenza fisica o sessuale da parte del compagno, mentre il 32% ha affrontato abusi psicologici. La casa, luogo che dovrebbe rappresentare rifugio e sicurezza, si trasforma troppo spesso in un teatro di soprusi e umiliazioni. Non solo: il 20% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale da parte di estranei, dimostrando che il pericolo non risiede solo tra le mura domestiche.

Queste violenze non sono uniformemente distribuite in Europa. Paesi come Finlandia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi riportano percentuali più alte di violenza non-partner, rispettivamente il 47%, 42%, 38% e 36%. All’estremo opposto troviamo Bulgaria (6%), Polonia (8%) e Repubblica Ceca (10%). Questa variazione non è solo una questione di numeri, ma di contesto culturale: nelle società in cui la violenza è meno tollerata, le donne sono più propense a denunciarla. Tuttavia, questo non implica necessariamente una minore incidenza, ma piuttosto un diverso grado di consapevolezza e apertura.

Tra stereotipi e reticenze

La reticenza nel denunciare violenze è uno dei maggiori ostacoli alla lotta contro la violenza di genere. Molte donne, soprattutto nelle fasce d’età più avanzate, cresciute in contesti sociali meno inclini a riconoscere l’abuso, non percepiscono come violenza ciò che hanno vissuto. Questo è particolarmente vero per gli atti degradanti e umilianti, come le molestie sessuali o verbali, che in alcuni paesi sono ancora minimizzati o normalizzati.

Ad esempio, in Finlandia il 24% delle donne ha dichiarato di aver subito atti degradanti da parte di estranei, contro meno del 2% in paesi come Bulgaria e Polonia. Questi dati, apparentemente dissonanti, rivelano come la percezione e la tolleranza sociale della violenza influenzino la disponibilità a denunciarla. A livello europeo, un sondaggio Eurobarometro rivela che il 72% degli intervistati non crede che le donne inventino o esagerino accuse di abuso, segnalando un progresso culturale ma con un 27% ancora da convincere. L’indagine ha approfondito temi come sessualizzazione, consenso, violenza domestica e online, offrendo uno spaccato degli atteggiamenti verso la violenza di genere nell’UE. Ecco i principali risultati:

Sessualizzazione e oggettivazione: L’82% degli europei giudica inaccettabile molestare verbalmente o fischiare una donna, e il 78% condanna i commenti inappropriati sul lavoro. In Italia, queste percentuali salgono rispettivamente all’85% e all’83%, segnalando una maggiore sensibilità sul tema.

Consenso: Il 63% degli europei ritiene che una donna sotto l’effetto di alcol o droghe non sia responsabile di un’aggressione subita, mentre in Italia la cifra è più alta (67%). Inoltre, il 71% degli italiani, rispetto al 69% della media UE, riconosce che un “no” deve essere rispettato senza ambiguità.

Violenza e controllo: Il 92% degli europei e il 91% degli italiani condanna lo schiaffo alla compagna. Tuttavia, il controllo su attività, relazioni o finanze della partner è giudicato inaccettabile da una percentuale inferiore, con dati italiani leggermente sotto la media UE.

L’indagine evidenzia progressi nella sensibilizzazione contro la violenza di genere, con l’Italia che supera in diversi ambiti la media europea. Restano però alcune aree critiche, come il controllo nelle relazioni e la normalizzazione di certe forme di violenza verbale o psicologica. Il cambiamento culturale è in corso, ma c’è ancora strada da fare.

La risposta dell’Europa

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha fatto passi significativi per affrontare la violenza di genere. Con l’adesione alla Convenzione di Istanbul, l’UE ha adottato uno dei quadri normativi più completi per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. La recente direttiva sulla lotta alla violenza di genere e domestica rappresenta un ulteriore progresso, introducendo reati specifici come la violenza online e il matrimonio forzato, oltre a garantire maggiore protezione alle vittime.

Parallelamente, iniziative come il programma DAPHNE, con un finanziamento di 23 milioni di euro nel 2025, mirano a sostenere azioni transnazionali per prevenire la violenza e fornire assistenza alle vittime. Anche a livello internazionale, l’UE si impegna attraverso piani d’azione per i diritti umani e la parità di genere, che includono interventi nelle aree di crisi umanitaria, dove le donne sono particolarmente vulnerabili.

Il cambiamento non può avvenire senza un profondo mutamento culturale. Campagne come “Colora il mondo di arancione”, organizzate da UN Women con il sostegno della Commissione Europea, hanno l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di coinvolgere le istituzioni. Ma il percorso è lungo, e le cifre lo dimostrano: 92% dei cittadini europei ritiene inaccettabile la violenza domestica, ma ciò non si traduce automaticamente in una realtà priva di violenze.