Venezuela dopo il voto, l’Ue preoccupata: “La volontà del popolo deve prevalere”

Non si arresta l'ondata di protesta che ha coinvolto il Venezuela contro i risultati delle elezioni del 28 luglio che vedrebbero Nicolás Maduro vincitore: ecco cosa sta accadendo oggi
3 mesi fa
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Proteste in tutto il mondo per la democrazia in Venezuela
Proteste in tutto il mondo per la democrazia in Venezuela (Robert Bonet/NurPhoto/Shutterstock/IPA/Fotogramma)

La Corte Suprema del Venezuela ha convalidato la vittoria di Nicolás Maduro alle elezioni presidenziali del 28 luglio. Una decisione che non ha frenato l’ondata di cittadini che si è riversata nelle piazze di tutto il mondo e che, da settimane, invoca la garanzia di libertà e democrazia nel Paese.

Il controverso risultato ha avuto ricadute anche sul leader dell’opposizione, Edmundo Gonzalez, chiamato a testimoniare dalla Procura venezuelana in un’indagine che lo vede coinvolto perché accusato di “cospirazione e istigazione alla disobbedienza“.

Sull’argomento si è espresso anche l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell: “La volontà del popolo deve prevalere”.

Ecco cosa sta accadendo dopo il voto in Venezuela.

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María Corina Machado (Humberto Matheus/Sipa USA/IPA/Fotogramma)

L’opposizione accusata di “disobbedienza”

Edmundo Gonzalez ha pubblicato un video suoi social nel quale attacca la Procura del Venezuela. La motivazione risiede nella convocazione a testimoniare in un’indagine che il leader dell’opposizione ha ritenuto “priva di garanzie di indipendenza e di un giusto processo”.

Gonzalez, come molti cittadini venezuelani, denuncia i presunti brogli elettorali che hanno portato ad una vittoria di Maduro, e afferma che “il procuratore generale della Repubblica si è ripetutamente comportato come un accusatore politico”, commentando l’operato di Tarek William Saab. Nelle sue funzioni di capo della Procura, “condanna in anticipo e ora preme per una convocazione senza garanzie di indipendenza e per un giusto processo”.

In un’intervista al Financial Times, la leader María Corina Machado, alla quale è stato proibito di partecipare alle elezioni, ha dichiarato che Maduro “vuole seminare il terrore, ma non è sostenibile”.
“Chiaramente, molte persone sono spaventate e il loro istinto è quello di proteggersi, e noi abbiamo il dovere di prenderci cura della nostra gente mentre aumentiamo la pressione – e conclude -. Non abbandoneremo le strade.”

L’Unione europea “estremamente preoccupata”

L’Unione europea si è detta “estremamente preoccupata per l’aggravarsi della crisi politica in Venezuela”.

“L’UE accoglie con favore la relazione provvisoria del Panel of Experts delle Nazioni Unite, su commissione del Consiglio elettorale nazionale (CNE) del Venezuela, chiamata a valutare la condotta complessiva delle elezioni nel quadro dell’accordo di Barbados – scrive in una nota Josep Borrell -. Questa relazione ha fatto luce sul processo elettorale e ha sottolineato la mancanza di fondatezza per i risultati annunciati dalle autorità venezuelane”.

Gli Accordi di Barbados sono stati una serie di negoziati tra il governo venezuelano, guidato da Nicolás Maduro, e l’opposizione, rappresentata principalmente dall’Assemblea Nazionale presieduta da Juan Guaidó. Questi colloqui si sono tenuti tra luglio e settembre 2019, sotto la mediazione della Norvegia, con l’obiettivo di risolvere la crisi politica, economica e sociale che affliggeva (e affligge) il Venezuela.

Gli accordi avevano lo scopo di stabilire un quadro per elezioni presidenziali libere e trasparenti, di affrontare le questioni economiche urgenti e di creare condizioni per una coesistenza politica pacifica. Tuttavia, i negoziati si sono conclusi senza un accordo definitivo: Maduro ha sospeso i colloqui in seguito all’intensificazione delle sanzioni statunitensi contro il suo governo. L’insuccesso degli Accordi di Barbados ha lasciato il Venezuela in una situazione di stallo politico, con il governo e l’opposizione ancora in forte contrasto su come risolvere la crisi nazionale.

Ad oggi, le autorità venezuelane non hanno fornito le prove pubbliche necessarie per valutare il processo elettorale secondo gli standard indicati dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite.

Alla luce della sentenza della Corte Suprema di Giustizia del Venezuela, vale la pena ricordare che il Consiglio elettorale nazionale è l’organismo legalmente e costituzionalmente responsabile della pubblicazione trasparente e dettagliata dei risultati elettorali ufficiali.

Saranno accettati e riconosciuti – continua la nota – solo risultati completi e verificabili in modo indipendente, per garantire il rispetto della volontà del popolo venezuelano. L’Unione Europea continua a sollecitare il CNE a pubblicare e verificare in modo indipendente i verbali ufficiali delle votazioni (“actas”) di tutti i seggi elettorali. Inoltre, l’Unione Europea sottolinea che il gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha confermato che un campione degli “actas” esaminati e pubblicati dall’opposizione presenta le caratteristiche di sicurezza dei protocolli dei risultati originali, confermandone così l’affidabilità. Secondo le copie degli “actas” disponibili al pubblico, Edmundo González Urrutia sembrerebbe essere il vincitore delle elezioni presidenziali con una maggioranza significativa”.

L’Unione Europea continuerà a lavorare per garantire che la volontà del popolo venezuelano espressa alle urne “venga rispettata e per facilitare un dialogo guidato dal Venezuela che fornisca garanzie a entrambe le parti e porti al ripristino della democrazia e alla risoluzione dell’attuale crisi umanitaria e socioeconomica”, ha concluso Borrell.