La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen teme che TikTok possa essere una minaccia per i giovani europei. L’ha ribadito nell’incontro tenutosi al Palamento europeo con il gruppo di Giorgia Meloni, l’Ecr.
Secondo la presidente, il social network è “scuro, depressivo e negativo”. La piattaforma specializzata nella condivisione di video brevi è controllata dall’azienda cinese Bytedance ed è una tra le più diffuse tra i giovanissimi. Ecco perché preoccupa in Ue.
TikTok pericolo per i giovani
Ursula Von der Leyen ritiene che il social network rappresenti una minaccia agli anni dell’adolescenza che sono molto importanti per le “funzioni cerebrali” e “per lo sviluppo della personalità”. Per questo preoccupa la Commissione Ue, ma non solo. Anche perché le “interferenze” operate tramite i social media “su scala industriale” non sarebbero le stesse che hanno in Cina. Lì è “leggero e motivante”, in Europa no. E così “non può” andare avanti: “È un terreno completamente nuovo – ha spiegato – La tutela dei minori e il lavoro contro le caratteristiche di questi social che creano dipendenza sono cose di cui l’Ue si deve occupare”.
Gli effetti dei social sui minori
Non è la prima volta che l’Unione europea parla e si preoccupa della salute mentale dei giovani. Per quanto riguarda le piattaforme social, infatti, diverse sono le misure di contrasto a politiche che non rispetterebbero regolamenti e parametri europei per la salvaguardia dei dati e della privacy, così come l’algoritmo creerebbe dipendenza.
Un termine usato dalla Commissione è “tana del coniglio” e che risale a mesi fa quando, oltre TikTok, ad essere “presi di mira” dalle istituzioni europei c’erano anche le piattaforme di Meta, Facebook e Instagram.
Il rispetto da parte di Meta degli obblighi sui servizi digitali e sulla valutazione e mitigazione dei rischi causati delle interfacce online, secondo la Commissione, potrebbero sfruttare i punti deboli e l’inesperienza dei minori e causare comportamenti di dipendenza: “Tale valutazione è necessaria per contrastare i rischi potenziali per l’esercizio del diritto fondamentale al benessere fisico e mentale dei minori, nonché al rispetto dei loro diritti”, ha scritto la Commissione.
Ma i social sono un problema per i minori?
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), come riporta la piattaforma di psicologi online Unobravo, considera solo il disturbo da gioco su internet e, anche se “la social media addiction non è formalmente annoverata tra le attuali patologie psichiatriche riconosciute, l’utilizzo eccessivo e compulsivo dei social network è ormai considerato a tutti gli effetti una dipendenza comportamentale (come la dipendenza da sesso, lo shopping compulsivo o la dipendenza da gioco d’azzardo)”.
Gli studiosi Andreassen e Pallesen hanno definito la dipendenza dai social network, come l’“essere eccessivamente preoccupato dai social network, essere spinto da una forte motivazione a connetterti o a utilizzare i social network e devolvere loro così tanto tempo e sforzo da compromettere altre attività sociali, di studio o lavorative, relazioni interpersonali, e/o la salute psicologica e il benessere”.
Per i minori, queste piattaforme rappresentano rischi ulteriori. Dall’adescamento online, fino alla diffusione di challange pericolose che si diffondono tra i giovanissimi in così poco tempo da non rendersene neanche conto fino a che non è troppo tardi per correre ai ripari.
Il lavoro della Commissione per la salute mentale dei giovani
In occasione della Settimana europea della salute mentale 2024 che si è tenuta dal 13 al 19 maggio, la Commissione ha pubblicato il quadro di monitoraggio della comunicazione su un approccio globale alla salute mentale. L’attuazione di tale approccio si fonda su azioni concrete che andranno a vantaggio dei cittadini e dei sistemi sanitari a livello nazionale e che saranno promosse dalle autorità nazionali e dagli operatori del settore, con il coordinamento e il sostegno trasversale della Commissione, in collaborazione con partner internazionali quali l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa internazionale e l’Unicef.
Particolare occhio di riguardo è rivolto proprio ai giovani: “Le preoccupazioni, le inquietudini e i sentimenti di depressione dovuti agli effetti devastanti della pandemia, alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, alla disoccupazione e all’aumento del costo della vita, nonché alle pressioni della sfera digitale e dei social media hanno tutti esacerbato i già scarsi livelli di salute mentale, in particolare nei bambini e giovani”, si legge in una nota della Commissione.
E conclude: “Quasi un giovane europeo su due riferisce di avere esigenze di assistenza insoddisfatte per quanto riguarda la salute mentale e che in diversi paesi dell’Ue la percentuale dei giovani che segnalano sintomi di depressione è più che raddoppiata durante la pandemia. Vi è pertanto la necessità di continuare a investire nelle riforme dei sistemi sanitari e di assistenza sanitaria, compreso il personale addetto alla salute mentale, e di porre fine alla stigmatizzazione e discriminazione”.