Telefonata Russia e Stati Uniti: dal “Putin-Trump Tunnel” al “compagno” Orbán

Un possibile incontro nelle prossime settimane a Budapest
3 ore fa
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Alaska, Vertice Trump - Putin ad Anchorage (Gavriil Grigorov/Tass/Ipa)
Alaska, Vertice Trump - Putin ad Anchorage (Ipa)

Possibile invio di nuove armi all’Ucraina da parte degli Stati Uniti, raffinerie allo stremo delle forze a Mosca e una guerra che non sembra voler finire. Questa è la cornice all’interno della quale si è inserita la telefonata tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello russo Vladimir Putin e che si è conclusa con la volontà di incontrarsi “entro le prossime due settimane”. Ad affermarlo è stato proprio il tycoon alla stampa nello Studio Ovale, descrivendo il dialogo con Putin “molto produttivo”.

Ieri, i due leader delle due super potenze mondiali hanno avuto l’ottava e più lunga conversazione telefonica dall’inizio del secondo mandato del presidente, durata due ore e mezza. Secondo l’assistente presidenziale Yuri Ushakov, i due hanno discusso di un nuovo vertice, che si terrà probabilmente a Budapest, in Ungheria. Ma non solo: pare che un tunnel di collegamento stradale e ferroviario fra Russia e Stati Uniti sia il progetto che l’inviato speciale del Cremlino per gli investimenti esteri, il principale fautore ed estensore del riavvicinamento fra Mosca e Washington fondato sul business, in particolare sul business delle costruzioni, Kirill Dmitriev, avrebbe avanzato.

Il “Putin-Trump Tunnel”

La struttura fra lo stretto di Bering e l’Alaska lunga 110 chilometri “che sarà simbolo di unità”, potrebbe essere sviluppata, ha aggiunto il direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti, in otto anni e a un costo contenuto entro gli otto miliardi di dollari.

“Immaginatevi di connettere gli Stati Uniti e la Russia, le Americhe e l’Eurasia con il Putin-Trump Tunnel. Il costo complessivo sarebbe di 65 miliardi di dollari, ma la Boring Company di Elon Mush potrebbe ridurlo a meno di otto miliardi, ha aggiunto Dmitriev. “Costruiamo il futuro insieme!”. “Il Fondo diretto russo ha già investito e costruito il primo ponte ferroviario mai costruito fra Russia e Cina. È arrivato il momento di connettere Russia e Stati Uniti”, ha sottolineato.

Incontro Trump-Putin a Budapest

Intanto, si apre lo scenario di un possibile vertice tra Russia e Stati Uniti, il quale potrebbe tenersi una settimana dopo l’incontro fra il ministro degli Esteri di Mosca Sergey Lavrov e il Segretario di Stato americano Marco Rubio. A confermarlo è stato il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il quale ha affermato che “ieri il presidente Donald Trump ci ha detto di prepararci; un incontro tra i due ministri degli Esteri è all’ordine del giorno. Hanno deciso che i due ministri degli Esteri avrebbero cercato di risolvere le questioni rimanenti entro una settimana, e poi, una settimana dopo, sarebbero potuti venire qui a Budapest”, ha detto a Radio Kossuth.

Il primo ministro ha chiarito che ieri sera ha dato ordine di creare un comitato organizzativo per preparare il vertice e che i lavori sono già iniziati. Orbán ha aggiunto che ha intenzione di tenere una conversazione telefonica con Putin stamattina.

Ungheria vs Ucraina e il “compagno” Orbán

L’Ungheria si dimostra un’ottima alleata della Russia in campo europeo. E non è un caso che continui ad essere contraria all’adozione delle conclusioni scritte del Consiglio europeo sull’Ucraina negli scorsi giorni. È quanto emerso dal Coreper, la riunione del comitato dei rappresentanti permanenti, tenutasi in settimana a Bruxelles, in cui gli ambasciatori si sono confrontati sulla bozza delle conclusioni del summit del 23-24 ottobre.

Le conclusioni, come d’uso, sono molto lunghe e articolate, toccando diversi temi: Ucraina; Medio Oriente; difesa e sicurezza; competitività e transizioni verde e digitale; crisi degli alloggi; migrazioni; Moldova. La parte sull’Ucraina, però, è stata in particolare considerata completa e bilanciata dalla quasi totalità degli Stati membri, con l’eccezione proprio dell’Ungheria, che ha reiterato la propria contrarietà ad adottare conclusioni scritte sul punto. Un altro Stato membro ha ribadito che l’adozione delle sanzioni deve restare all’unanimità e non passare a maggioranza qualificata come vorrebbe la Commissione, per rendere più stabile il prestito che intende allestire usando gli asset russi congelati, da girare all’Ucraina.

I punti di disaccordo sono principalmente i seguenti:

  1. Il sostegno ai bisogni finanziari dell’Ucraina per il 2026-2027.
  2. L’ipotesi dell’uso delle liquidità associate ai fondi sovrani russi immobilizzati, su cui tuttavia rimangono importanti aspetti da chiarire sul piano giuridico, politico e finanziario, incluso il funzionamento delle garanzie, la condivisione del rischio e il coordinamento con i partner G7.
  3. L’adesione dell’Ucraina all’Ue, la cui procedura è bloccata, sempre dall’Ungheria. Il tema dell’allargamento sarà in linea di principio affrontato al Consiglio Europeo di dicembre.

Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spera che il suo incontro con Trump alla Casa Bianca di oggi porterà a decisioni chiare da parte degli Stati Uniti su quali sistemi d’arma sono disposti a fornire: “Penso che abbiamo bisogno di decisioni che aiutino a cambiare l’atteggiamento di Putin, che ritiene di trovarsi in una posizione di forza – ha affermato in un’intervista ad Axios il capo dello staff di Zelensky, Andriy Yermak -. Deve capire che con il presidente Trump è impossibile giocare”, ha concluso.