Come le tasse di soggiorno ridefiniscono il turismo in Europa

Dalle variabili fiscali alla gestione del turismo sostenibile
1 mese fa
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Reception Hotel Canva

Nel contesto europeo, le tasse di soggiorno sono diventate una componente fondamentale della gestione del turismo urbano e rurale, riflettendo non solo l’evoluzione delle politiche fiscali, ma anche le sfide emergenti legate all’overtourism e alla sostenibilità. Mentre il turismo contribuisce significativamente all’economia di molte città e regioni, le tasse di soggiorno sono sempre più utilizzate per gestire l’afflusso di visitatori, migliorare le infrastrutture e promuovere pratiche di turismo sostenibile.

Queste tasse, che variano ampiamente da paese a paese e persino da città a città, offrono uno spaccato interessante delle strategie di gestione turistica e delle politiche di sostenibilità in tutta Europa.

La tassa di soggiorno: cos’è e come funziona

La tassa di soggiorno è un tributo applicato ai turisti che pernottano in strutture ricettive, come hotel, ostelli e campeggi. Questa tassa viene generalmente calcolata su base per persona e per notte, con variazioni significative a seconda del luogo e del tipo di alloggio. Le entrate generate da questa tassa sono spesso utilizzate per migliorare i servizi turistici, mantenere le infrastrutture locali e promuovere la destinazione, contribuendo così a creare un ciclo virtuoso tra turismo e sviluppo locale.

In Europa, le tasse di soggiorno si presentano in forme diverse, con un ampio spettro di applicazioni e importi. Il principio di base è semplice: i turisti pagano una somma aggiuntiva per pernottare in una struttura ricettiva, e questo contributo viene utilizzato per sostenere la manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture turistiche. Tuttavia, la modalità di applicazione e le finalità variano notevolmente.

Le aliquote delle tasse di soggiorno variano notevolmente in tutta Europa. Nelle città più turistiche, come Parigi e Amsterdam, le tasse sono in costante aumento, riflettendo la pressione esercitata dal turismo. Ad Amsterdam, per esempio, la tassa di soggiorno è aumentata al 12,5% del costo della camera, rendendola la più alta d’Europa. D’altra parte, in paesi come la Bulgaria, la tassa di soggiorno è significativamente più bassa, con una media di 0,10 euro a notte. Queste differenze non sono solo una questione di aliquote, ma riflettono anche approcci culturali distintivi al turismo. In alcune località, come la Costa Azzurra, le tasse sono utilizzate per finanziare eventi culturali e promozionali, mentre in altre aree, come in Ungheria, l’aliquota si applica unicamente a Budapest e viene utilizzata per progetti di sviluppo urbano.

Le tasse di soggiorno non sono sempre applicate in modo uniforme, poiché molte nazioni lasciano libertà ai governi locali di stabilire le proprie aliquote. Questo porta a una certa complessità per i viaggiatori, che possono trovarsi a pagare tariffe diverse a seconda della città o della regione in cui soggiornano. Inoltre, le tasse possono variare a seconda della categoria dell’alloggio, creando un sistema che premia le strutture più costose a discapito di quelle economiche.

Le differenze si riflettono anche nella gestione delle entrate: in alcune città, come Barcellona, l’aumento della tassa di soggiorno è destinato specificamente a migliorare le infrastrutture turistiche e a finanziare campagne di marketing. Al contrario, in altre località, come Praga, le tasse sono utilizzate per compensare i costi associati al turismo e per migliorare i servizi pubblici.

La variegata mappa delle tasse di soggiorno in Europa

Barcellona e Lisbona rappresentano due esempi emblematici di come le città europee stiano adattando le loro politiche fiscali per affrontare le sfide del turismo. A Barcellona, la tassa di soggiorno è recentemente aumentata da 2,75 a 3,25 euro per notte per persona. Questo incremento è destinato a sostenere progetti di sviluppo turistico e migliorare la sostenibilità ambientale della città. Le tasse in città come Barcellona sono calcolate per notte e per persona, e i fondi raccolti sono spesso destinati a iniziative che mirano a preservare la qualità dell’ambiente urbano e a sostenere le infrastrutture.

A Lisbona, la tassa di soggiorno è fissata a 2 euro per notte, applicabile solo per un massimo di sette notti. Questa misura, insieme alla tassa di 2 euro per passeggero delle navi da crociera, mira a migliorare le infrastrutture urbane e i servizi per i residenti e i turisti. Queste tasse sono un chiaro esempio di come le città portoghesi stiano cercando di equilibrare l’afflusso turistico con il miglioramento delle infrastrutture e della qualità della vita urbana.

Budapest, d’altra parte, applica una tassa di soggiorno del 4% sul prezzo della camera per notte. Questo sistema, che si basa su una percentuale del costo dell’alloggio, consente alla città di finanziare i servizi pubblici e la manutenzione delle sue numerose attrazioni turistiche. A Dubrovnik, la tassa varia tra 1,86 e 2,65 euro a notte, a seconda della stagione: un approccio stagionale che riflette la fluttuazione dei flussi turistici e mira a gestire l’impatto del turismo sulle risorse locali.

In Francia, la tassa di soggiorno è regolata a livello municipale, risultando in una notevole variabilità. A Parigi, le tasse possono raggiungere i 14,95 euro a notte per gli hotel di lusso, mentre nei campeggi si riducono a 0,65 euro. Con le Olimpiadi, Parigi ha previsto di aumentare le tasse fino al 200% per coprire i costi associati all’evento e migliorare i servizi pubblici, come il trasporto urbano.

Valencia in Spagna sta introducendo una tassa variabile da 50 centesimi a 2 euro, destinata a sostenere le infrastrutture e le campagne di marketing turistico. Questa varietà di tassi riflette il desiderio di gestire l’afflusso turistico e migliorare l’esperienza complessiva dei visitatori.

Le tasse di soggiorno e la sostenibilità ambientale

Molte città europee stanno integrando le tasse di soggiorno nelle loro strategie di sostenibilità ambientale. Reykjavík, in Islanda, ha reintrodotto una tassa turistica che varia tra 2,18 e 7,26 dollari a persona, in base al tipo di alloggio. Questi fondi sono destinati a finanziare la protezione ambientale e le infrastrutture necessarie per gestire l’impatto del turismo sulle risorse naturali dell’isola.

Amsterdam ha recentemente aumentato la sua tassa di soggiorno dal 7 al 12,5% del costo dell’alloggio, posizionandosi tra le aliquote più alte d’Europa. Questo incremento è stato deciso per affrontare i costi crescenti della vita urbana e gestire l’overtourism. Amsterdam ha anche introdotto misure aggiuntive, come il divieto di accesso per autobus pesanti e l’aumento della tassa per i passeggeri delle crociere, per affrontare il sovraffollamento e migliorare la qualità della vita dei residenti.

Il sovraffollamento e le misure di contenimento

Il sovraffollamento è una preoccupazione crescente per molte città turistiche europee. Venezia ha introdotto una tassa di accesso di 5 euro per i visitatori giornalieri durante l’alta stagione. Questa misura fa parte di uno sforzo più ampio per ridurre il turismo mordi e fuggi e migliorare la qualità della vita dei residenti. La città ha anche limitato il numero di turisti per gruppo e vietato l’uso di altoparlanti, cercando di rendere la visita più sostenibile e rispettosa dell’ambiente urbano.

A Dubrovnik, la tassa di soggiorno stagionale varia tra 1,86 e 2,65 euro a notte. Questo sistema è progettato per finanziare la manutenzione della città storica e gestire l’impatto del turismo sul patrimonio culturale.

Berlino ha recentemente aumentato la tassa di soggiorno al 5% del prezzo della camera, esclusa IVA e costi di servizio. Questo aumento riflette le sfide poste dall’aumento turistico e la necessità di migliorare i servizi locali e le infrastrutture.

Italia, tra tradizione e innovazione

In Italia, le tasse di soggiorno sono un tema di crescente rilevanza, dato il patrimonio storico e culturale del paese e la sua importanza come destinazione turistica globale. Ogni città italiana ha adottato un approccio unico per gestire le tasse di soggiorno, spesso utilizzando i fondi raccolti per migliorare le infrastrutture turistiche e gestire l’impatto del turismo.

Roma, la capitale, applica una tassa di soggiorno che varia in base alla categoria dell’hotel: 3,5 euro a notte per gli hotel a 3 stelle, 4 euro per quelli a 4 stelle e 6 euro per gli hotel a 5 stelle. Questi fondi sono destinati alla manutenzione dei monumenti storici e al miglioramento dei servizi pubblici, sostenendo anche il turismo sostenibile. Firenze, famosa per il suo patrimonio artistico e culturale, ha una tassa di soggiorno che va da 1 a 5 euro a notte, a seconda della categoria dell’alloggio e del periodo dell’anno. I proventi vengono utilizzati per il restauro e la conservazione dei suoi numerosi siti storici e per migliorare i servizi turistici e la qualità della vita dei residenti. Venezia, come già detto, ha adottato una strategia più ampia per combattere il turismo mordi e fuggi e preservare il patrimonio culturale e ambientale della città. Milano, una meta di affari e turismo, ha introdotto una tassa di soggiorno di 5 euro a notte per gli hotel a 4 e 5 stelle e di 3 euro per gli hotel a 3 stelle e inferiori. Questa tassa contribuisce al finanziamento delle infrastrutture turistiche e alla promozione della città come destinazione di alto livello.

Insomma, le tasse di soggiorno in Europa stanno evolvendo come risposta alle sfide del turismo contemporaneo, contribuendo alla gestione dell’overtourism e al finanziamento di progetti di sostenibilità. Sebbene le aliquote e le modalità di applicazione varino notevolmente, la tendenza generale è quella di utilizzare questi fondi per migliorare le infrastrutture e sostenere il turismo responsabile. Con l’evoluzione continua del settore turistico e le sfide globali in corso, è probabile che anche le politiche fiscali turistiche continueranno a cambiare, come succederà, ad esempio, con l’introduzione in Europa, nel 2025, dell’ETIAS (European Travel Information and Authorisation System), una nuova misura di controllo per i viaggiatori provenienti da paesi non appartenenti all’Unione Europea… ma questa è un’altra storia.

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