Competitività, politiche economiche, green e digitale. Questi alcuni dei temi al centro della 14esima edizione di State of the Union (SOU2024), evento promosso dall’European University Institute, tenutosi a Fiesole, in provincia di Firenze, giovedì 23 e venerdì 24 maggio 2024. Tavole rotonde e opportunità di networking hanno favorito un dialogo inclusivo tra figure di spicco, accademici, politici e stakeholder provenienti da tutta Europa e non solo.
Nata nel 2011, la conferenza ha lo scopo di mettere in luce la ricerca svolta dall’Istituto Universitario Europeo, in particolare quest’ultima edizione ha affrontato temi chiave come: il futuro dell’allargamento dell’Unione, le politiche economiche e le prossime elezioni europee. Oltre 150 relatori per incoraggiare la partecipazione del pubblico, rendendo l’evento un incontro inclusivo per discutere soluzioni a sfide complesse. Tra i partecipanti anche Presidenti, Primi Ministri, Commissari dell’Ue, Ceo e accademici che hanno offerto un ampio bagaglio di esperienze e prospettive diverse.
A che punto è l’Unione europea e quali sfide dovrà affrontare nella prossima legislatura?
I punti chiave per la prossima legislatura
Ad aprire i lavori la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova che ha sottolineato che l’Ue ha fatto molto per contrastare le ingerenze esterne nelle elezioni, aumentando gli investimenti per la protezione contro gli attacchi informatici e la disinformazione. Infatti, negli scorsi giorni, l’Unione ha proseguito il suo lavoro sanzionatorio nei confronti della Russia, vietando, inoltre, nei Paesi membri l’esistenza di alcuni media che risultano fare propaganda a discapito della libera informazione, minando l’opinione pubblica europea in vista delle elezioni dei prossimi giorni.
“L’Unione europea deve restare unita”, ha invece ribadito il presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa che ha ricordato l’importanza di sostenere l’Ucraina, della ripresa economica e dalla preparazione all’allargamento. Su quest’ultimo tema, nello specifico, si è espresso anche il ministro degli Affari europei della Repubblica Ceca, Martin Dvorak, secondo il quale, l’allargamento è essenziale per promuovere stabilità e prosperità nei Balcani e migliorare la posizione geopolitica dell’Ue. Posizione geopolitica oggi minata anche dal conflitto in Medio Oriente. Ma è il conflitto russo ucraino la vera sfida. Infatti, Andrzej Szeptycki, sottosegretario di Stato alla Scienza e all’Istruzione superiore della Polonia, ha criticato la Russia per i danni causati ai diritti umani a vantaggio dei propri interessi.
Ma anche migrazione, con la presidente ellenica Katerina Sakellaropoulou intervenuta per sottolineare che non possono essere solo i Paesi in prima linea a farsi carico del problema.
Tajani: “Italia protagonista del futuro Ue”
Alla conferenza a Fiesole è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo il quale “la Cina può svolgere un ruolo fondamentale per convincere la Russia a ritirarsi dall’Ucraina”.
“Per il governo italiano ci sono due stelle polari – ha spiegato il ministro -. Le relazioni transatlantiche e l’Europa. Siamo un Paese fondatore, vogliamo essere protagonisti della costruzione di un percorso che veda tutti quanti i popoli uniti per affrontare insieme le grandi sfide geopolitiche. Quando sarà terminata la guerra avremo dei giganti, Usa, Cina, India, la stessa Russia, con cui confrontarci”.
Borrell: “Riconoscere Stato Palestina non è sostenere Hamas”
Presente all’evento, anche l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Un’Europa più assertiva e un approccio decisionale più forte per far sì che un domani non sia solo la Nato a difendere i territori europei. Non sono poi mancati momenti di tensione, con dei manifestanti pro-Palestina che hanno interrotto l’Alto rappresentante. I manifestanti, per lo più studenti e ricercatori dell’Istituto universitario europeo, hanno esposto cartelli e striscioni e scandito slogan. Chiesta inoltre l’abolizione della conferenza “The State of the Union” in favore di una conferenza organizzata ‘dal basso’ dai ricercatori e dallo staff dell’istituto. In una nota, l’Iue ribadisce che “nel vivace campus universitario c’è sempre spazio per il disaccordo e il dissenso quando viene espresso pacificamente” e fa sapere che “offrirà ai ricercatori e agli studenti lo spazio e l’opportunità di fornire un feedback significativo sulla conferenza sullo stato dell’Unione di quest’anno e di trarre insegnamenti per gli eventi futuri”.
In tutta risposta, l’Alto rappresentante ha affermato: “Spagna, Irlanda, Slovenia e domani forse altri” Paesi dell’Ue ritengono che “riconoscere” lo Stato di Palestina sia “una spinta verso una soluzione a due Stati”. Di sicuro “non equivale a sostenere Hamas né ad esprimere antisemitismo. È una posizione politica, che non è quella dell’Ue e della quale dovremo continuare a discutere”, ha commentato Josep Borrell, rispondendo alle domande del pubblico durante l’evento.