Le donne afghane hanno diritto di asilo negli Stati membri dell’Unione europea. Non ci sarà bisogno di accertamenti e neanche di particolari controlli, perché ai danni delle donne, in Afghanistan, si verificano veri e propri atti di persecuzione.
A stabilirlo è la Corte di giustizia europea (Cgue) che ha emesso una sentenza negli scorsi giorni, esaminando il caso di due giovani donne afghane. Ma andiamo con ordine.
La sentenza della Cgue
Immigrate in Austria nel 2015 e nel 2020, quindi prima della conquista del Paese da parte dei Talebani, avvenuta invece nel 2023, alle due donne fu rifiutato l’asilo politico, ma – da agosto 2021 – il tribunale austriaco ha aperto con la Cgue un dialogo su due principali dubbi:
- Le misure discriminatorie messe in atto dai talebani sono da considerarsi atti di persecuzioni tali da poter concedere loro lo “status di rifugiate”?
- Quali debbano essere gli elementi per considerarsi tali, oltre la nazionalità e il sesso del richiedente?
E la sentenza è stata emblematica. La Corte europea ha infatti stabilito che tutte le donne in Afghanistan vivono una condizione tale da poter essere considerate rifugiate politiche. Sono perseguitate, spesso la loro dignità ridotta al minimo, libertà e diritti quasi inesistenti e il solo fatto di provenire da quel Paese e di essere donne garantisce loro l’accesso all’Unione europea.
Lo “status di rifugiato”: quali requisiti?
Nell’Unione europea, lo status di rifugiato è il termine con il quale si intende un cittadino proveniente da un Paese extra-Ue che rischia di essere perseguitato per un qualsiasi motivo. Dalla guerra, all’etnia, anche il genere sessuale e l’appartenenza a un gruppo sociale è una base valida per chiedere asilo politico. Il riferimento legale è la direttiva 2011/95/Ue (che fa riferimento alla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati). Nei primi nove mesi del 2024, il numero di attraversamenti irregolari delle frontiere dell’Unione europea è diminuito del 42%, attestandosi a 166.000 unità. Mentre nel 2023, il numero di richiedenti asilo si aggirava sul milione di persone.
Ora, la sentenza della Cgue chiarisce tutti i dubbi sui possibili requisiti: le donne in Afghanistan subiscono una violazione costante e quotidiana dei propri diritti fondamentali.
“Tali misure, considerate nel loro insieme, colpiscono le donne in un modo tale che raggiungono il livello di gravità richiesto per costituire atti di persecuzione”, ha spiegato la Corte, e complessivamente “portano a negare, in modo flagrante e con accanimento, alle donne afghane, per il solo loro sesso, i diritti fondamentali connessi alla dignità umana”.
La condizione delle donne in Afghanistan
Dal ritorno al potere dei talebani nel 2021, la situazione delle donne in Afghanistan è drasticamente peggiorata. Le restrizioni imposte riguardano tutti gli aspetti della vita quotidiana, dall’istruzione al lavoro, fino alla libertà di movimento. Il numero di donne nel Paese si attesta sui 14 milioni.
Alle donne è stato vietato di apparire in pubblico da sole, di viaggiare per più di 72 chilometri senza un accompagnatore maschio. Non possono far risuonare la propria voce, perché elemento “intimo”, in pubblico: non possono parlare, salutare, cantare né leggere testi sacri fuori dalla propria abitazione. Possono mostrare solo gli occhi, ma hanno l’obbligo di indossare un burqa o un abaya con niqab. E per la Corte di giustizia europea tutto ciò è sufficiente per accoglierle in Ue.
L’impegno della Comunità internazionale
La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione e condanna alle restrizioni imposte dai talebani alle donne in Afghanistan. Organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch hanno pubblicato rapporti dettagliati che denunciano le violazioni dei diritti umani delle donne afghane.
Amnesty International ha chiesto ai talebani di rispettare e proteggere i diritti delle donne e delle ragazze, sottolineando che le loro politiche costituiscono un sistema di repressione che discrimina le donne in quasi tutti gli aspetti della loro vita.
Le Nazioni Unite, attraverso UN Women e altre agenzie, hanno continuato a operare in Afghanistan per sostenere i diritti delle donne. UN Women ha promosso la creazione di un Gruppo consultivo femminile composto da donne afghane per consigliare l’Equipe umanitaria nazionale su come impegnarsi strategicamente con i talebani.
Diversi governi e organizzazioni internazionali hanno fatto pressione sui talebani affinché revocassero le restrizioni imposte alle donne. Il Parlamento Europeo, ad esempio, ha esortato i talebani a revocare le loro decisioni discriminatorie e a creare un ambiente favorevole per la partecipazione delle donne alla vita politica, sociale ed economica.