La Russia non sarebbe in grado di fare ciò che fa nel campo dell’industria militare senza il supporto di altri. L’ha sostenuto con forza Kaja Kallas, l’Alta rappresentante Ue per gli affari esteri che – presentando il 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia oggi in conferenza stampa – non ha risparmiato gli “alleati” di Putin.
“Stiamo andando contro le aziende direttamente coinvolte nella produzione di armi o che ne facilitano la produzione – ha spiegato Kallas -, anche in Paesi terzi. Oggi proponiamo di aggiungere 22 nuove aziende, incluse alcune dalla Cina e dalla Bielorussia, alla lista delle entità soggette a restrizioni più severe sui beni a duplice uso. Questo porta il numero totale delle aziende interessate a oltre 800”.
Nuovo pacchetto sanzioni alla Russia
Il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia si inserisce in una fase di negoziati che non sembrano procedere come sperato. L’escalation militare, con attacchi tramite droni a Kiev e Odessa, inoltre, preoccupano l’Ucraina e impongono ai vicini europei maggior rigidità. Non è un caso che si spinga verso maggiori investimenti nella difesa se considerato che – come sostenuto dal segretario della Nato Mark Rutte, la spesa militare dei Paesi membri non equipara neanche lontanamente quella della Russia.
“Vogliamo la pace per l’Ucraina – ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen -. Nonostante settimane di tentativi diplomatici, nonostante l’offerta di un cessate il fuoco incondizionato da parte del presidente Zelensky, la Russia continua a portare morte e distruzione in Ucraina. L’obiettivo della Russia non è la pace, ma imporre il potere della forza. Pertanto, stiamo aumentando la pressione sulla Russia. Perché la forza è l’unico linguaggio che la Russia capirà”.
Sulla scia di questa premessa arrivano nuove sanzioni. L’Unione europea si dimostra più dura e impone il divieto di transazioni relative ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, oltre al blocco totale delle transazioni tra istituti di credito russi e Paesi terzi.
“L’economia russa è profondamente colpita dalle sanzioni. 210 miliardi di euro di riserve della Banca Centrale Russa sono immobilizzati. I ricavi russi derivanti da petrolio e gas sono diminuiti di quasi l’80% rispetto al periodo prebellico. Il deficit è alle stelle. I tassi di interesse sono proibitivi. L’inflazione è in aumento, ben oltre il 10%. Il prezzo delle importazioni di tecnologie e beni essenziali è sei volte superiore a quello prebellico e ai prezzi medi globali. In breve, l’economia russa è costretta a un’economia di guerra e a sacrificare le prospettive future. Il nostro messaggio è molto chiaro: questa guerra deve finire”, ha concluso von der Leyen. Ma la Russia non sarà la sola.
Kallas: “Colpiremo anche la Cina”
Per indebolire ulteriormente la Russia, l’Alta rappresentante Ue ha chiarito che non sarà risparmiata azienda che contribuisce alla produzione militare di Mosca. “Facciamo tutto questo perché le sanzioni funzionano, ogni sanzione indebolisce la capacità della Russia di combattere”, Mosca “vuole farci credere di poter continuare questa guerra per sempre. Questo, semplicemente, non è vero. La Russia ha perso decine di miliardi di ricavi dal petrolio, la sua economia si sta contraendo e il suo pil è diminuito. Sanzionare la flotta ombra è stato particolarmente impattante. Dopo il nostro ultimo pacchetto di sanzioni, il diciassettesimo, le esportazioni di petrolio dalla Russia tramite le rotte del Mar Nero e del Mar Baltico sono diminuite del 30% in una settimana. Solo nel mese di maggio, il fondo sovrano della Russia è diminuito di 6 miliardi, passando da 42 a 36 miliardi di dollari, e potrebbe esaurire i fondi entro il prossimo anno”.
Tagliare le fonti di reddito del Cremlino gli impedisce di ricaricare il proprio arsenale di guerra, conclude l’Alta rappresentante Ue. “Ogni giorno la Russia mente sul suo desiderio di pace. Vladimir Putin sta prendendo in giro il mondo. Insieme agli Stati Uniti, possiamo davvero costringerlo a negoziare seriamente. Ogni giorno la Russia continua la sua guerra. Il prezzo deve aumentare”.
Come reagirà la Cina? Come il Cremlino? E come procederanno i negoziati alla luce delle nuove sanzioni?