Rimandato vertice tra Regno Unito e Unione europea: cosa c’è dietro

I viaggi tra studenti e progetti Erasmus potrebbero essere alla base della questione: intanto l’appuntamento con Ursula von der Leyen è rimandato
2 mesi fa
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Il Primo Ministro Keir Starmer (Justin Tallis/IPA/Fotogramma)
Il Primo Ministro Keir Starmer (Justin Tallis/IPA/Fotogramma)

Mentre il presidente del Regno Unito Keir Starmer termina il suo viaggio in Irlanda per riallacciare i rapporti col Paese dopo la Brexit, l’Unione europea sembrava rimandare un incontro atteso nella prima metà di settembre con il neoeletto laburista.

Il vertice della Commissione europea e il presidente Starmer avrebbero dovuto incontrarsi una volta riconfermata la presidenza von der Leyen. Ma per il momento non c’è ancora una data. La motivazione? I programmi di mobilità giovanile e gli scambi universitari Erasmus, ma non solo.

Cosa c’è dietro il mancato incontro Uk-Ue?

Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Guardian, i diplomatici dell’Ue hanno affermato che in alcuni ambienti c’è “sgomento” per il fatto che il governo del Regno Unito non sia stato positivo riguardo ai programmi per giovani e studenti: mostrare cautela su obiettivi così facili mette in discussione le speranze di un più ampio ripristino delle relazioni del Regno Unito con l’Unione europea.

L’incontro individuale tra Starmer e von der Leyen era originariamente previsto per il 25 luglio, ma una sovrapposizione di impegno lo avrebbe escluso dall’agenda Ue. E le fonti britanniche dichiarano di non essere preoccupate per il ritardo, poiché von der Leyen è concentrata sulla nomina dei commissari europei. Nomina che avverrà mercoledì e che dovrà essere ratificata dal Parlamento europeo, non prima di un mese.

L’attuale programma di viaggio per gli studenti del Regno Unito, il programma Turing, è a senso unico: consente agli studenti Uk di frequentare un’università dell’Ue, ma l’istituzione britannica deve finanziare il loro posto. Se le istituzioni non riescono a convincere l’università ricevente a inviare uno studente in senso contrario, l’istituzione britannica si ritrova con un deficit finanziario, a differenza di quanto avviene con l’Erasmus, dove il sistema era già predisposto per scambi più flessibili.

I politici dell’Unione Europea e del Regno Unito hanno espresso il desiderio di avviare un programma che consenta ai giovani di sperimentare altri paesi.

Perché per l’Irlanda è importante l’Unione europea?

La recente visita di Keir Starmer a Dublino, però, non è priva di legami con l’Unione europea. Si tratta della prima visita di un primo ministro britannico negli ultimi cinque anni. L’ultima, avvenuta nel 2019 con protagonista Boris Johnson, si tenne tra ansie e garanzie post Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Ue nel 2016 ha complicato, infatti, alcune strutture politiche dell’Irlanda del Nord. E l’incontro con il premier irlandese Simon Harris, sabato scorso, aveva l’apparenza di un “reset” tra i due.

Nonostante la Brexit, infatti, il governo britannico accordò il mantenimento del confine irlandese libero da posti doganali e altri controlli con l’Ue, anche alla luce dello storico Accordo del Venerdì Santo, siglato nel 1998 tra Tony Blair e Bertie Ahern, con il quale si pose fine al conflitto noto come Troubles.

I Troubles nell’Irlanda del Nord

I “Troubles” sono stati degli scontri politici che colpirono l’Irlanda del Nord alla fine degli anni ’60. Alla base degli scontri c’erano le due principali comunità contrapposte: da un lato i nazionalisti che volevano l’unificazione dell’Irlanda del Nord con la Repubblica irlandese, con a capo l’Irish Republican Army (Ira); dall’altro lato, gli unionisti, rappresentati dall’Ulster Volunteer Force e l’Ulster Defence Association, che volevano l’indipendenza del Nord. L’Ira condusse una campagna di attentati anche in Inghilterra. Il periodo è ricordato per gli scioperi della fame dei prigionieri repubblicani nel 1981, che rafforzarono il movimento repubblicano.

Dopo anni di violenza, i negoziati politici, mediati anche da attori internazionali come gli Stati Uniti e quella che all’epoca era la Comunità economica europea, portarono all’Accordo del Venerdì Santo del 1998.

I legami con l’Unione europea

L’Ue ha fornito diversi finanziamenti volti a sostenere lo sviluppo economico e la riconciliazione tra le comunità in Irlanda del Nord. Uno dei più significativi è noto come ‘PEACE’, creato appositamente per sostenere le aree colpite dal conflitto. Questi fondi hanno promosso progetti di integrazione, cooperazione transfrontaliera e sviluppo economico, che hanno ridotto le tensioni sociali ed economiche, affrontando le radici di alcune delle disuguaglianze che avevano alimentato il conflitto.

Ma tra gli aspetti più simbolici c’era quello dell’integrazione europea sancita con la libertà di movimento attraverso la frontiera tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica irlandese. Con l’entrata in vigore del mercato unico europeo negli anni ’90, le barriere doganali e i controlli alle frontiere sono stati gradualmente eliminati, creando una situazione in cui il confine fisico diventò quasi invisibile.

Impatto della Brexit sull’Irlanda

La questione del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda è tornata al centro del dibattito politico con la Brexit: il Regno Unito ha lasciato l’Ue, mentre la Repubblica irlandese è rimasta un membro del blocco. Una delle principali preoccupazioni era evitare il ritorno di una “frontiera rigida” tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, poiché ciò avrebbe potuto minare l’Accordo del Venerdì Santo e riaccendere le tensioni.

La soluzione trovata è stato il cosiddetto Protocollo sull’Irlanda del Nord, che la mantiene all’interno del mercato unico europeo per beni, evitando un confine fisico tra le due fazioni a nord della Gran Bretagna.

L’incontro Starmer-Harris: un ponte per l’Ue?

È in questo quadro che si inserisce l’appuntamento con Starmer che in merito ha affermato: “Prendo molto sul serio il nostro ruolo comune in relazione a questo accordo – ha spiegato in seguito all’incontro con il presidente irlandese, riferendosi agli Accordi del ’98 -. Sono stato molto chiaro su questo punto per molti, molti anni e rinnovo questo impegno qui oggi”.

Per il neoeletto presidente britannico, i rapporti sia con l’Irlanda che con l’Ue sono fondamentali. Ha chiarito, però, che il Regno Unito non cercherà di rientrare nel blocco europeo sotto la sua guida, né nel mercato unico e nell’unione doganale.

Tuttavia, il premier britannico vuole rinegoziare alcuni elementi dell’accordo commerciale post-Brexit per sostenere la crescita economica del Paese. E per farlo è partito da Berlino e Parigi, le due più grandi potenze europee, nella speranza di riallacciare i rapporti a partire da questioni internazionali, come gli aiuti all’Ucraina.

In altre parole, il presidente del Regno Unito, a neanche 100 giorni dalla sua elezione, ha puntato tutto sull’Europa.