Marine Le Pen a processo: ecco perché rischia di non poter correre per l’Eliseo

Le Pen, insieme ad altri 28 esponenti del partito, è accusata di aver utilizzato circa 7 milioni di euro di fondi europei destinati agli assistenti degli eurodeputati per pagare membri del partito nazionale
4 giorni fa
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Marine Le Pen - Fotogramma
Marine Le Pen - Fotogramma

Sul banco degli imputati del tribunale penale di Parigi ci è finita Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (Rn), che a partire da oggi affronta un processo cruciale per la sua futura carriera politica.

L’accusa è quella di appropriazione indebita di fondi europei, presuntamente usati per pagare funzionari del suo partito francese invece di finanziare assistenti parlamentari tra il 2004 e il 2016. Se riconosciuta colpevole, Le Pen potrebbe scontare fino a 10 anni di carcere, una multa di un milione di euro e l’ineleggibilità per cinque anni, minacciando seriamente la sua candidatura alle presidenziali del 2027 e persino la stabilità del partito.

Il processo durerà circa due mesi ed è possibile che la sentenza arrivi all’inizio del 2025.

Le accuse: “Fondi europei usati per il partito”

Le Pen, insieme ad altri 28 esponenti del partito, tra cui il padre Jean-Marie, è accusata di aver utilizzato circa 7 milioni di euro di fondi europei destinati agli assistenti degli eurodeputati per pagare invece membri del partito Front National, poi Rassemblement National, in Francia.

Questa pratica viola i regolamenti europei, che non prevedono l’uso dei fondi parlamentari per attività politiche nazionali, ma anzi lo vietano.

Il Parlamento europeo, costituitosi parte civile nel processo, ha stimato il danno a 6,8 milioni di euro. Le Pen ha negato ogni addebito e ha restituito circa 330.000 euro all’Ue, ma l’esito del processo resta incerto e con potenziali conseguenze devastanti.

Gli imputati: chi è sotto processo

Accanto a Marine Le Pen, sul banco degli imputati siedono diverse figure chiave del Rn, come il sindaco di Perpignan Louis Aliot (già compagno di Marine Le Pen), l’ex deputato Fernand Le Rachinel e l’avvocato Wallerand de Saint-Just. Alcuni ex membri del partito, ora dissociati, sono anch’essi coinvolti, tra cui Marion Maréchal e Nicolas Bay. Assenti di rilievo sono Jean-Marie Le Pen e l’ex vicepresidente Jean-François Jalkh, che non si presenteranno in aula.

Tutti gli imputati sono accusati di appropriazione indebita di fondi pubblici o di complicità nel reato, accuse che potrebbero portare a pene di ineleggibilità, un colpo potenzialmente fatale per il partito.

Le origini del caso e il ruolo del Parlamento europeo

Le indagini sono iniziate nel 2014, quando l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) ha rilevato anomalie nei contratti degli assistenti parlamentari del Rn. Nel 2015, la pubblicazione di un organigramma del partito, che includeva 16 eurodeputati e 20 assistenti, ha rafforzato i sospetti.

Questi fondi europei, che devono essere usati per sostenere il lavoro degli assistenti al Parlamento, non possono essere impiegati per finanziare attività politiche nazionali. Nel marzo 2015, l’allora presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha inviato una segnalazione al Ministero della Giustizia francese, che ha avviato le indagini.

Nel 2016 sono state eseguite perquisizioni alla sede del partito e nelle abitazioni di vari collaboratori, incluso Nicolas Crochet, contabile del partito già coinvolto in un altro scandalo noto come “affaire Jeanne-Riwal“. Si tratta di un altro scandalo che ha coinvolto il partito francese riguardo alle campagne elettorali del 2012. Il caso ruota attorno alla società Jeanne, vicina al partito, che forniva prestiti ai candidati, e all’agenzia di comunicazione Riwal, gestita da Frédéric Chatillon, che offriva servizi pubblicitari con fatture gonfiate. Le accuse principali includevano frode elettorale, fatture false e abuso di beni sociali.

Verso le presidenziali del 2027, con o senza Jordan Bardella?

Il processo arriva in un momento delicato per l’Rn. Nelle recenti elezioni legislative francesi, la coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare ha ottenuto una vittoria inattesa, mentre il partito di Le Pen, ora guidato da Jordan Bardella, è sceso al terzo posto. Tuttavia, nonostante la battuta d’arresto, Bardella ha descritto i risultati come “i mattoni della vittoria di domani”, sottolineando che il partito ha quasi raddoppiato i seggi rispetto alle elezioni precedenti.

Per Bardella e l’Rn, le presidenziali del 2027 rappresentano un obiettivo strategico. Tuttavia, il processo contro Le Pen e i suoi alleati potrebbe alterare drasticamente questo scenario. Se condannata, Marine Le Pen sarebbe esclusa dalla scena politica per anni, lasciando il futuro del Rn nelle mani dell’enfant prodige. O quasi. Perché Jordan Bardella, che oggi occupa il posto di presidente dell’Rn, non è esente da accuse. Seppur non sia coinvolto direttamente nel processo, negli scorsi giorni, notizie pubblicate dal quotidiano Libération potrebbero complicargli le cose. Secondo Libération, Bardella avrebbe infatti presentato dei documenti falsi ai procuratori per dimostrare che nel 2015, quando era assistente di un ex deputato europeo, non aveva lavorato per il partito, ma per il parlamento.

Bardella nega le accuse di Libération e il Rassemblement National ha a sua volta commentato che la pubblicazione di questa storia a pochi giorni dall’inizio del processo è solo “un grosso tentativo” di ingerenza.

La posta in gioco è altissima: Marine Le Pen rischia non solo la sua carriera politica, ma anche la sopravvivenza del suo partito. Sebbene l’Rn sia ancora il partito singolo più grande in Francia, l’esito del processo – e l’eventuale coinvolgimento di Bardella stesso – potrebbero minare la sua credibilità e la sua capacità di competere alle elezioni future.