Cala la povertà e aumenta l’occupazione, anche se l’Italia resta al di sotto della media UE su entrambi i fronti. Secondo i dati del report Eurostat “Key Figures on Europe”, nel 2023 la percentuale di popolazione italiana con un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà è scesa al 18,9%, un calo di 1,2 punti percentuali rispetto al 20,1% del 2022. Tuttavia, questo valore resta molto più alto della media dei Ventisette, pari al 16,2%.
Anche l’occupazione tra le persone di età compresa tra 20 e 64 anni è aumentata dell’1,5% rispetto all’anno precedente, un incremento superiore alla media Ue dello 0,7%. Nonostante questo miglioramento, l’Italia resta ultima in Europa per tasso di occupazione, con il 66,3%, contro il 75,3% della media UE.
Rischio di povertà ed esclusione sociale
Se si considera la povertà e l’esclusione sociale nel complesso, includendo la deprivazione materiale e la bassa intensità di lavoro, la percentuale di italiani in questa situazione nel 2023 è stata del 22,8%, un miglioramento rispetto al 24,8% del 2022 ma ancora superiore alla media UE del 21,4%. Questo significa che oltre 13,3 milioni di italiani vivono in condizioni di disagio economico.
Il rischio di povertà è particolarmente elevato per i minori.
Nel 2023, il 27,1% dei minori italiani era a rischio di povertà ed esclusione sociale, in calo rispetto al 28,5% del 2022, mentre la media europea è del 24,8%. Questo si traduce in 2,47 milioni di minori italiani in condizioni di disagio economico.
Tra i fattori di deprivazione materiale più gravi c’è l’impossibilità di fare un pasto adeguato ogni due giorni. In Italia, l’8,4% della popolazione non può permettersi un pasto adeguato, un dato che, sebbene inferiore alla media Ue del 9,5%, rappresenta un peggioramento rispetto al 7,5% del 2022. Questa percentuale sale al 19,2% tra coloro che hanno un reddito inferiore al 60% del reddito mediano nazionale.
Occupazione in Italia e confronto con l’Ue
L’occupazione in Italia nel 2023 ha visto un incremento dell’1,5% tra le persone di età compresa tra 20 e 64 anni, il secondo aumento più alto in Europa dopo Malta (1,6%). Tuttavia, con un tasso di occupazione del 66,3%, l’Italia rimane in coda alla classifica europea, distante dal 75,3% della media Ue.
Tra il 2022 e il 2023, la dimensione della forza lavoro dell’UE e il numero di persone occupate sono rimasti quasi invariati tra le persone di età compresa tra 25 e 54 anni, ma sono aumentati tra i giovani e gli anziani. La crescita dell’occupazione part-time è stata particolarmente forte tra i giovani e gli anziani occupati, mentre la diminuzione del numero di persone occupate con un contratto temporaneo si è concentrata maggiormente tra le persone di età compresa tra 25 e 54 anni. Nonostante una diminuzione complessiva del numero di disoccupati, il numero di giovani disoccupati è aumentato.
Il tasso di occupazione dell’UE – che misura la quota della popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni che era al lavoro – è stato del 75,3% nel 2023. Tra i Ventisette è l’Olanda a guidare con un tasso di occupazione dell’83,5%, seguita da Svezia (82,6%) ed Estonia (82,1%). Oltre all’Italia, anche Grecia (67,4%) e Romania (68,7%) registrano tassi di occupazione bassi. All’altro estremo, meno del 70,0% degli adulti di età compresa tra 20 e 64 anni era occupato in Romania (68,7%), Grecia (67,4%) e Italia (66,3%).
Dopo essere sceso tra il 2019 e il 2020 (fino al 71,5%), il tasso di occupazione dell’UE per le persone di età compresa tra 20 e 64 anni è rimbalzato nei tre anni successivi, raggiungendo il 75,3% nel 2023. Tra il 2022 e il 2023, il tasso di occupazione per le persone di età compresa tra 20 e 64 anni è aumentato in 21 dei paesi dell’UE, è rimasto invariato in 1 ed è diminuito nei restanti 5.
L’Italia è inoltre tra i Paesi con il tasso di disoccupazione più elevato, al 7,6% tra i 15 e i 74 anni, superata solo da Spagna (12,2%) e Grecia (11,1%), e ben al di sopra della media UE del 6,1%.
Gender pay gap, buone notizie dall’Italia
Il rapporto dell’Eurostat è l’occasione per sottolineare il lavoro fatto dall’Italia in ottica di parità di genere. L’Italia, infatti, registra uno dei più bassi divari retributivi di genere in Europa, con un gender pay gap del 4,3% praticamente un terzo della media dei Ventisette, pari al 12,7%.
Nel 2022, il salario orario medio per le donne nell’UE era inferiore del 12,7% rispetto a quello degli uomini. Il divario retributivo di genere più ampio era in Estonia, dove il salario delle donne era inferiore del 21,3% rispetto a quello degli uomini. Al contrario, il divario era del 5,0% o meno in Belgio (5,0%), Romania (4,5%) e Italia (4,3%). L’unico paese in cui le donne guadagnavano più degli uomini era il Lussemburgo, dove il salario medio delle donne era leggermente superiore (dello 0,7%).