“Il futuro deve essere europeo”. A tu per tu con un manifestante georgiano

L’imprenditore Guga Khelaia è uno dei tanti cittadini che mettono da parte il lavoro per dedicarsi alle proteste che mirano a tenere la Georgia su un binario pro-Ue. Per Eurofocus offre una fotografia dall’interno del Paese in bilico tra Russia e Occidente
14 ore fa
4 minuti di lettura
Manifestazione Georgia
Manifestazione a Tbilisi (IPA/Fotogramma)

Secondo Sogno Georgiano, il partito che ha rivendicato la vittoria alle elezioni manipolate dello scorso ottobre, i manifestanti che li avversano dalla piazza, giorno dopo giorno, sono al massimo un migliaio. Secondo Guga Khelaia, un giovane imprenditore che prende parte alle proteste, le persone che vi partecipano in tutto il Paese sono mezzo milione – su un totale di 3.7 milioni. “Ci sono adolescenti, studenti, genitori, medici, insegnanti, attori, musicisti e anziani” – cittadini comuni e accomunati dal desiderio di vedere la Georgia nell’Unione europea.

“La partecipazione varia ogni giorno, con i fine settimana che registrano le folle più numerose. Di recente, le proteste si sono evolute in cortei tematici per settori e professioni. Ad esempio, ho partecipato a una marcia del settore IT e a un’altra organizzata dalla comunità della musica elettronica. Questi eventi sono andati oltre i luoghi abituali, coinvolgendo l’intera città”, racconta Khelaia a Eurofocus. “La vista delle bandiere dell’Ue alle finestre e sui balconi è stata incredibilmente stimolante”.

Le ragioni di un oppositore

Il partito al governo fa largo uso dei media per etichettare i manifestanti come oppositori radicali e organizzati. Ma il movimento pro-Ue in Georgia parte dal basso, spiega l’attivista, non ha una leadership centrale né decisori politici. Però chi scende in piazza ha dovuto “affrontare la violenza della polizia e delle forze speciali, specie durante le prime settimane di proteste”. La repressione sembra diminuire di recente, racconta, ma i cittadini hanno avuto modo di sperimentare la brutalità della polizia.

“Diversi miei amici sono stati ingiustamente arrestati e maltrattati. Uno è stato picchiato duramente, ha perso i denti, gli sono stati rubati gli effetti personali e gli sono state negate le cure mediche mentre era detenuto per cinque giorni”. Sono storie personali come questa, unita a una visione più larga di una società più giusta all’interno dell’Ue, ad alimentare la determinazione di Khelaia: rimanere passivi o impauriti “è impossibile quando vediamo quotidianamente ingiustizie del genere”.

Una controffensiva corale

“I nostri sforzi sono coordinati attraverso grandi comunità online e reti più piccole, basate sulla professione. Molti manifestanti hanno messo da parte il loro lavoro a tempo pieno per concentrarsi sull’organizzazione. Le persone contribuiscono in vari modi: protestando di giorno o di notte, fornendo cibo, calore o supporto logistico e persino raccogliendo fondi per gli attivisti detenuti. Io e i miei amici abbiamo creato una fondazione per assistere i prigionieri politici, dato che attualmente 40 persone sono detenute con accuse inventate e rischiano pene fino a 9 anni”, racconta l’attivista.

“Che si tratti di neutralizzare i gas lacrimogeni, condividere arte e musica per tenere alto il morale o raccogliere fondi, ogni sforzo mantiene vivo lo slancio. Il nostro obiettivo finale è diventare parte della famiglia europea e questo ci mantiene motivati”. Il movimento pro-Ue non ha precedenti in termini di scala e persistenza, sottolinea Khelaia, conta oltre 2.000 aziende e 500.000 individui che hanno partecipato a blocchi stradali e altre azioni per quasi un mese. “Noi non ci fermeremo, e alla fine loro non potranno che cedere”.

La svolta filorussa

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la sospensione del processo di integrazione europea annunciata dal premier Irakli Kobakhidze il 28 novembre. Dopo dodici anni di politica estera su doppio binario – uno filoeuropeo e pro-Occidente per venire incontro alla volontà della maggioranza dei georgiani, uno filorusso per rafforzare le strutture autoritarie dello Stato – Sogno Georgiano ha deciso di gettare la maschera e avvicinarsi sempre più a Mosca, passando leggi di stampo filorusso e dipingendo l’Ue come un’influenza negativa.

“Il partito ha sempre fatto false promesse per placare le proteste, salvo poi disattenderle”, spiega l’attivista; “non mi aspetto che si arrendano facilmente”. Anche perché, secondo lui, la Russia “controlla direttamente le azioni di Sogno Georgiano. I parallelismi tra il comportamento del partito e le tattiche russe sono troppo coerenti per essere ignorati. Le loro politiche si allineano strettamente all’agenda della Russia, che mira a minare le aspirazioni europee della Georgia”.

Ne è prova il funzionamento della macchina propagandistica di Sogno Georgiano – tre canali televisivi nazionali e una massiccia presenza online, tra propagandisti ufficiali e amplificatori artificiali come le troll farm –, sviluppata per 12 anni recuperando e implementando “tattiche di tipo russo per disinformare il pubblico. Spingono narrazioni secondo cui l’Europa minaccia la nostra cultura, la nostra religione e i nostri valori, o inventano nemici come il cosiddetto ‘Partito della Guerra Globale’. Anche se per noi è assurdo, alcuni credono a queste bugie”.

Fortunatamente, continua Khelaia, esistono tre emittenti televisive indipendenti e una serie di media online che stanno lavorando per contrastare la disinformazione fornendo una copertura fattuale. La sfida è convincere le persone a cambiare le loro fonti di informazione, ma le proteste e gli sforzi di sensibilizzazione stanno gradualmente facendo la differenza, rileva.

Verso il 29 dicembre

Il fragile stallo che si è venuto a creare tra manifestanti e governo rischia di saltare tra pochi giorni, quando scadrà il mandato della presidente uscente, la filoeuropea Salomé Zourabishvili, che secondo Sogno Georgiano dovrebbe essere rimpiazzata dall’ex calciatore (e unico candidato) Mikheil Kavelashvili il 29 dicembre. Zourabishvili è “l’unica rappresentante ufficiale che attualmente difende i nostri interessi”, spiega l’attivista; “ha dichiarato con fermezza che non lascerà il suo posto e non permetterà al governo illegittimo, che ha truccato le elezioni, di sostituirla con il proprio candidato”.

L’intenzione della presidente georgiana è di rimanere fisicamente nella sua residenza. “A partire dal 29, noi, il popolo, la sosterremo fisicamente per impedire qualsiasi tentativo da parte delle forze speciali o della polizia di costringerla ad andarsene”, promette Khelaia.

Il ruolo della comunità internazionale

È dunque Zourabishvili il centro politico dell’opposizione – anche perché “purtroppo i partiti di opposizione della Georgia sono deboli e condividono la responsabilità della situazione attuale. Non contiamo sul loro sostegno; ci aspettiamo invece che facciano il loro lavoro impegnando le diplomazie straniere e assicurandosi gli aiuti internazionali”, secondo cui la comunità internazionale può sostenere i georgiani contribuendo alla diffusione di informazioni per contrastare la disinformazione e dare a chi scende in piazza ragioni di speranza.

All’atto più pratico, “le sanzioni contro i membri di Sogno Georgiano, gli organi di propaganda e i funzionari responsabili delle violenze della polizia sono fondamentali. Sanzioni efficaci potrebbero creare conflitti interni al partito, accelerando il cambiamento”, conclude l’attivista. Palla all’Alta rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, che sta lavorando per far passare un pacchetto di sanzioni contro la cerchia interna di Sogno Georgiano – anche se i Paesi più filorussi hanno già posto il loro veto.