“È facile essere scambiati per Biancaneve quando si è circondati da 26 nani”. Inizia così l’editoriale del settimanale francese L’Express, il quale ha dedicato alla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni la copertina dell’ultimo numero. I “26 nani” sono gli altri leader degli Stati membri dell’Unione europea, attualmente “più o meno tutti impantanati nel fango”. Perciò, secondo il settimanale, spicca la figura della presidente italiana che si prepara a celebrare – il 25 settembre – il terzo anniversario della sua vittoria elettorale. Ma qual è la ricetta del successo della presidente italiana?
Il successo di Meloni agli occhi della Francia
Il settimanale francese ha dedicato la copertina alla premier intitolandola “Giorgia Meloni. La femme forte de l’Europe”. L’editoriale, a firma del giornalista Luc de Barochez, ha così analizzato l’operato della premier. Meloni, secondo de Barochez, può vantare il non essere più il malato d’Europa: “Roma si indebita sui mercati allo stesso tasso di Parigi – si legge su L’Express -. Solo pochi anni fa l’Italia faceva sudare freddo l’intera eurozona con il suo monumentale debito pubblico. Oggi è la Francia a svolgere questo ruolo mortificante”.
Basata sulla “stabilità” e sulla “credibilità”. Così il settimanale vede la politica di “questa madre single di 48 anni (Meloni, ndr), di umili origini, senza formazione accademica e con un’esperienza governativa minima” che “si distingue tra i capi di Stato e di governo europei, soprattutto perché guida un partito politico con radici nel fascismo”.
Ma non solo. Per L’Express, il successo di Meloni si deve anche alla sua diplomazia “conservatrice e atlantista”, impegnata “nei valori democratici”.
Il rapporto con gli Stati Uniti
Piace al presidente statunitense Donald Trump per “la sua lotta contro l’immigrazione clandestina, il suo impegno nei valori familiari cristiani, la sua opposizione alla maternità surrogata”, senza mai scadere nell’adulazione, continua il settimanale. Incarna i valori dei nazionalismi europei, “pur astenendosi dall’aderire alla linea filo-russa di Viktor Orbán, è attenta a risparmiare il Primo Ministro ungherese, suo unico vero rivale alla guida del movimento”.
Sull’Ucraina, “mostra solidarietà a Volodymyr Zelensky, ma limita al minimo gli aiuti militari e respinge qualsiasi idea di inviare soldati italiani sul campo per garantire un ipotetico cessate il fuoco”. Ha sottoscritto la decisione della Nato di aumentare la spesa per la difesa al 3,5% del prodotto interno lordo, “ma per il momento si è accontentata principalmente di manipolazioni contabili per etichettare “difesa” finanziamenti che avrebbero dovuto rientrare in altri bilanci. E i suoi eurodeputati a Bruxelles hanno sistematicamente votato contro qualsiasi preferenza europea negli acquisti di armi”.
Meloni in Europa “è una realista”
I meriti per l’essersi assicurati i prestiti europei post-Covid “non va attribuito a Meloni, ma a Mario Draghi, il suo predecessore a Palazzo Chigi. Le è bastato chinarsi per raccogliere la manna da Bruxelles: 194 miliardi di euro nel periodo 2021-2026 per finanziare, tra le altre cose, ponti e ferrovie ad alta velocità, scuole e progetti ambientali in abbondanza – e continua L’Express –. Ha mantenuto il suo Paese, in linea di massima, dove Draghi lo aveva lasciato: nel campo europeista, senza entusiasmo ma anche senza ostilità. Il suo primo viaggio dopo l’elezione l’ha portata a Bruxelles, dove ha potuto instaurare un buon rapporto di lavoro con Ursula von der Leyen”.
“Sull’Europa, è una realista. Se è al centro del gioco, è perché incarna il baricentro politico, che negli ultimi anni si è spostato verso il centro-destra”, ha sottolineato Nicola Procaccini, eurodeputato e presidente dei Conservatori europei che L’Express definisce come un amico di gioventù di Giorgia Meloni da “quando frequentavano la sezione romana del movimento giovanile postfascista”.
Ha spodestato Emmanuel Macron dal suo trono di “super leader” europeo, sia prediligendo una linea di accomodamento sull’aggressione commerciale del presidente americano, sia “approfittando dell’eclissi francese nel Maghreb per promuovere gli interessi economici italiani in Algeria e Tunisia”.
Giorgia Meloni “in Patria”
E, sul fronte interno, la sua “linea conservatrice in Patria” premia: “dopo tre anni al potere – continua l’editoriale – i sondaggi collocano il suo partito intorno al 30% delle intenzioni di voto, quattro punti in più rispetto alle elezioni del 2022. A questo ritmo, potrebbe benissimo, un evento raro nella storia contemporanea della Penisola, rimanere al potere per l’intera legislatura. Cercherà di farsi rieleggere alle prossime elezioni, previste al più tardi per il 2027? Non lo sappiamo ancora, ma se il suo curriculum dimostra una cosa, è che non va sottovalutata”, conclude de Borachez.
Non è mancato il supporto del suo partito Fratelli d’Italia che ha commentato la copertina del settimanale francese con un post con sotto scritto: “Forte, come l’Italia”.