La recente visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Berlino segna un punto di svolta nelle relazioni tra Germania e Ucraina, evidenziando un cambiamento significativo nella politica estera tedesca sotto la guida del nuovo cancelliere Friedrich Merz.
Questo incontro, il terzo in poche settimane tra i due leader, ha sottolineato l’impegno della Germania nel sostenere l’Ucraina di fronte all’aggressione russa e ha messo in luce le nuove strategie adottate da Berlino per rafforzare la difesa ucraina.
Quali le condizioni per una vittoria? Quali quelle per i negoziati?
La questione dei missili Taurus
Al centro del dibattito vi è la possibile fornitura dei missili da crociera Taurus all’Ucraina. Questi missili, con una portata di circa 500 chilometri e dotati di testate intelligenti Mephisto, rappresentano un significativo potenziamento delle capacità offensive di Kiev.
Di fabbricazione tedesca e svedese, dotati di tecnologia stealth, i Taurus sarebbero in grado di raggiungere obiettivi nelle profondità della Russia dal suolo ucraino, incluso il Mar Nero. Tuttavia, la loro consegna è stata oggetto di controversie politiche in Germania. Sotto il governo del predecessore di Merz, Olaf Scholz, la proposta di inviare i Taurus è stata respinta dal Bundestag, principalmente a causa delle preoccupazioni riguardanti l’escalation del conflitto e il coinvolgimento diretto della Germania nella guerra.
Con l’insediamento di Friedrich Merz, la posizione tedesca ha mostrato segnali di cambiamento. Merz ha annunciato la rimozione delle restrizioni sulla gittata delle armi fornite all’Ucraina, permettendo così a Kiev di colpire obiettivi militari anche all’interno del territorio russo. Sebbene non sia stata confermata ufficialmente nel corso della conferenza stampa congiunta, questa decisione rappresenta un significativo allineamento della Germania con altri alleati occidentali. L’Ucraina, infatti, vuole che i missili integrino quelli a lungo raggio Storm Shadow inviati da Regno Unito e Francia, quasi identici.
Investimenti nella produzione di armi ucraine
Durante la visita, Germania e Ucraina hanno firmato nuovi accordi di investimento nel settore della difesa, con l’obiettivo di potenziare la capacità produttiva ucraina di armamenti. Zelensky ha sottolineato la necessità di circa 30 miliardi di dollari all’anno per finanziare la produzione nazionale di armi, evidenziando l’importanza del sostegno finanziario internazionale per raggiungere questo obiettivo. La Germania fornirà un pacchetto di aiuti militari da 5 miliardi di euro.
Cambiamento di rotta nei confronti di Israele
Parallelamente al rafforzamento del sostegno all’Ucraina, la Germania ha mostrato un cambiamento nella sua tradizionale politica di supporto incondizionato a Israele. In seguito alle operazioni militari israeliane a Gaza, il governo tedesco ha espresso forti critiche, definendo gli attacchi “incomprensibili” e “non più giustificabili”.
Il cancelliere ha dichiarato che la Germania non fornirà armi che potrebbero essere utilizzate per violare il diritto umanitario internazionale, segnando una significativa deviazione dalla politica di “Staatsräson” che ha storicamente guidato le relazioni tedesco-israeliane.

Implicazioni future: quali condizioni per un negoziato?
La visita di Zelensky a Berlino e le decisioni prese durante l’incontro con Merz indicano una nuova direzione nella politica estera tedesca, caratterizzata da un maggiore coinvolgimento nel sostegno all’Ucraina e da una revisione critica delle alleanze tradizionali.
Questo cambiamento avviene in un contesto di crescente pressione internazionale per una risoluzione del conflitto in Ucraina e di dibattiti interni in Germania riguardo al ruolo del Paese sulla scena geopolitica. I leader europei hanno accusato il presidente russo Vladimir Putin di tergiversare nei colloqui di pace guidati dagli Stati Uniti.
Secondo quanto riportato da Reuters, tre fonti russe confermerebbero che il presidente Vladimir Putin sarebbe disposto a porre fine alla guerra in Ucraina, ma solo a precise condizioni:
- un impegno scritto da parte dell’Occidente a bloccare l’allargamento della Nato verso est (escludendo l’adesione di Ucraina, Georgia, Moldavia e altre ex repubbliche sovietiche),
- la neutralità dell’Ucraina,
- la revoca di alcune sanzioni,
- la restituzione dei beni sovrani russi congelati
- la tutela dei russofoni in Ucraina.
Putin avrebbe discusso con l’ex presidente Usa Donald Trump, accettando di lavorare a un memorandum per definire un possibile accordo di pace e i tempi di un cessate il fuoco. “Se Putin non otterrà ciò che vuole tramite la diplomazia, tenterà di imporre le sue condizioni con ulteriori successi militari”, sostiene una fonte.
Il Cremlino quindi insiste che le cause profonde del conflitto, ovvero l’espansione della Nato e il sostegno occidentale all’Ucraina, devono essere affrontate in qualsiasi accordo di pace. Kiev e la Nato, tuttavia, rifiutano l’idea che Mosca possa avere un potere di veto sulle scelte sovrane dell’Ucraina.
Il tutto, a pochi giorni dal vertice Nato – che si terrà il 24 e il 25 giugno – e le cui tensioni con la Russia, vedono la Germania a dover bilanciare il suo impegno nel sostenere l’Ucraina con la necessità di evitare un’escalation del conflitto.
Le decisioni prese da Merz e il rafforzamento delle relazioni con Kiev suggeriscono una volontà di assumere un ruolo più assertivo nella difesa dell’ordine internazionale e nella promozione della sicurezza europea. Saranno pronti ad assumersene le conseguenze?