Medio Oriente a Bruxelles, tra diritti umani e diplomazia. Kallas: “Revisione in corso sull’Accordo Ue-Israele”

L’Unione europea si trova davanti a un dilemma politico e morale: sospendere l’Accordo di associazione con Israele o mantenere aperto il dialogo
7 ore fa
3 minuti di lettura
Kaja Kallas (Jonas Roosens/Ipa)
Kaja Kallas (Jonas Roosens/Ipa)

L’Unione europea si trova davanti a un dilemma politico e morale: sospendere l’Accordo di associazione con Israele, alla luce delle presunte violazioni dell’articolo 2 sui diritti umani, o mantenere il dialogo in un contesto geopolitico sempre più instabile, segnato dal coinvolgimento degli Stati Uniti e dalla crescente tensione con l’Iran?

Il Medio Oriente è al centro dei lavori del Consiglio Affari Esteri in corso a Bruxelles. I riflettori globali sono puntati su Benjamin Netanyahu, soprattutto dopo l’attacco statunitense alle basi nucleari iraniane ordinato dal presidente Donald Trump. In questo scenario, il ruolo di Israele diventa sempre più controverso, mentre le gravi violazioni dei diritti umani a Gaza sollevano preoccupazioni concrete, sebbene non unanimi.

Accordo Ue-Israele sotto revisione

L’Accordo di associazione Ue-Israele – firmato nel 2000 – regola le relazioni politiche, economiche e commerciali tra le due parti, all’interno del quadro della Politica europea di vicinato. L’articolo 2 stabilisce che il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici rappresenta un elemento essenziale del trattato.

Alla luce del conflitto in corso, l’Alta rappresentante per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, ha annunciato: “Abbiamo concluso la revisione, tutti gli Stati membri ne sono in possesso: discuteremo ulteriormente su come procedere”. La revisione attesta la violazione da parte di Israele della clausola sui diritti umani e propone la sospensione dell’accordo. Tuttavia, il consenso è tutt’altro che unanime.

Diciassette dei ventisette Stati membri ritengono che l’operazione militare israeliana a Gaza, che dal 7 ottobre 2023 ha provocato, secondo i numeri fornito dalle autorità palestinesi, quasi 56.000 morti e più di 130.000 feriti, giustifichi la sospensione. Ma con il recente acuirsi dello scontro con l’Iran e l’intervento militare statunitense, alcuni governi temono che una rottura con Israele possa compromettere l’equilibrio strategico nella regione.

Un equilibrio fragile

Organizzazioni internazionali come Amnesty International parlano di “prove schiaccianti” contro Israele per gravi violazioni del diritto internazionale umanitario nei territori palestinesi occupati.

“Di fronte a prove schiaccianti dei crimini atroci commessi da Israele e di gravi violazioni dei diritti umani contro la popolazione palestinese in tutto il Territorio palestinese occupato (Tpo), una revisione credibile può giungere a una sola conclusione: Israele è gravemente inadempiente rispetto all’articolo 2 – scrive Amnesty International -. Alla luce di ciò chiediamo alla Commissione europea e a tutti gli stati membri dell’Ue di sostenere misure significative e concrete, inclusa la sospensione, almeno parziale, dell’Accordo di associazione tra Ue e Israele”.

L’Olanda, capofila del fronte per la sospensione, ha trovato sostegno in 17 Stati membri. Tra i contrari, invece, si distinguono Paesi come Ungheria, Italia, Germania, Austria e Repubblica Ceca, che invocano la necessità di mantenere aperto il dialogo. In merito alla revisione dell’accordo Ue-Israele “la nostra è una posizione diversa da quella della Spagna. Noi crediamo che è fondamentale avere un dialogo con Israele e grazie a questo dialogo noi siamo riusciti a portare in Italia quasi mille fuoriusciti da Gaza”, ha spiegato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, a Bruxelles. “Siamo il Paese nel mondo, insieme all’Egitto e all’Oman – continua – che ha accolto il maggior numero di palestinesi di Gaza. E questo l’abbiamo potuto fare grazie al dialogo aperto che abbiamo con Israele. Siamo gli unici che sono riusciti a far entrare a Gaza un convoglio delle Nazioni Unite, non soltanto un convoglio di aiuti umanitari e di privati. Questo significa che, avendo un dialogo aperto, si possono ottenere dei risultati. Le scelte velleitarie non servono a nulla, sono scelte che sono finalizzate da parte della politica interna di un Paese”, conclude.

Aiuti umanitari a Gaza

Intanto, la Commissione europea ha intensificato il suo sostegno al popolo palestinese stanziando un totale di 202 milioni di euro all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione nel Vicino Oriente (Unrwa) e all’Autorità Nazionale Palestinese nell’ambito del Programma globale e pluriennale per la ripresa e la resilienza della Palestina.

Come spiega una nota della Commissione, sono stati stanziati 150 milioni di euro per sostenere l’Autorità Nazionale Palestinese nel garantire “l’erogazione di servizi pubblici essenziali, tra cui il pagamento degli stipendi di insegnanti, dipendenti pubblici e operatori sanitari. L’Unrwa ha ricevuto un contributo di 52 milioni di euro per sostenere l’erogazione di servizi essenziali, tra cui istruzione, assistenza sanitaria di base e assistenza umanitaria ai rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e nei paesi ospitanti come Giordania, Libano e Siria”.

“Il nostro sostegno al popolo palestinese rimane saldo – ha dichiarato Dubravka Šuica, commissaria per il Mediterraneo -. Con questo esborso di 202 milioni di euro all’Autorità Nazionale Palestinese e all’Agenzia delle Nazioni Unite, riaffermiamo il nostro incrollabile impegno politico e finanziario. Ciò fa parte di un più ampio pacchetto di assistenza dell’Ue, a conferma del nostro continuo sostegno al ruolo dell’Unrwa come attore sia umanitario che di sviluppo. L’Ue è profondamente preoccupata per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza e per il peggioramento delle condizioni in Cisgiordania. Rimaniamo fermamente impegnati per una pace giusta e duratura, fondata su una soluzione negoziata a due Stati”.

Questi primi esborsi fanno parte di un pacchetto più ampio di 1,6 miliardi di euro per il periodo 2025-2027, delineato durante il dialogo politico di alto livello tra Ue e Autorità Nazionale Palestinese del 14 aprile 2025.

Gli ultimi articoli