Gli europei si fidano dell’Ue più che dei propri governi

E in Italia il divario è ancora più netto, secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro
2 giorni fa
4 minuti di lettura
Bandiera Ue
Ragazza con bandiera Ue

L’Unione Europea convince sempre di più. A dirlo non sono solo gli addetti ai lavori, ma milioni di cittadini europei. Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro il 52% degli europei si fida dell’Ue, la percentuale più alta dal 2007. In un contesto globale instabile, con guerre alle porte e sfide interne ancora irrisolte, la fiducia nei confronti delle istituzioni europee cresce. A crederci di più sono i giovani, con il 59% degli under 25 che esprime fiducia nell’Unione.

È un’inversione di tendenza significativa. Nonostante le crisi degli ultimi anni — dal Covid alla guerra in Ucraina — Bruxelles viene vista sempre più come un attore affidabile, capace di reagire, di mediare e di rappresentare un punto fermo. La Commissione europea ottiene la stessa percentuale di fiducia (52%), ben al di sopra dei governi nazionali (36%) e dei parlamenti nazionali (37%).

L’Italia segue questa linea, ma con una particolarità: la fiducia verso l’Ue è alta (49%), ma il distacco dalle istituzioni italiane è ancora più netto. Solo il 34% degli italiani si fida del governo, e appena il 28% del sistema giudiziario nazionale. La Commissione europea raccoglie quasi il doppio del consenso. È un divario profondo che segnala un problema interno serio: quando Roma vacilla, Bruxelles rassicura.

Eppure, l’Italia non è un’eccezione: il 75% degli europei si sente cittadino dell’Ue, e il 62% è ottimista sul futuro dell’Unione. Nonostante le divisioni politiche, l’Europa si dimostra un’ancora di stabilità in tempi di turbolenza.

L’euro convince (quasi) tutti

C’erano tempi — nemmeno troppo lontani — in cui l’euro era il bersaglio facile di ogni malessere economico. Oggi, i numeri raccontano una realtà capovolta. Il 74% degli europei sostiene la moneta unica, l’83% nell’area euro. Mai così in alto. L’euro ha smesso di essere il capro espiatorio per diventare una certezza economica e politica.

In Italia, Paese storicamente diviso sull’euro, il consenso è al 71%. Più basso della media, ma comunque stabile e decisamente superiore a quello espresso durante gli anni della crisi del debito. Anche tra i più critici, l’euro è ormai percepito come una garanzia. Il segnale è chiaro: chi ha la moneta unica, oggi, non la vuole più cambiare.

Nonostante una visione ancora pessimista dell’economia (48% degli europei la giudica negativa), l’euro non viene più associato alla recessione, ma alla stabilità. Il 44% dei cittadini ritiene che l’economia dell’Ue sia in buona salute. E il 43% prevede che resterà stabile nei prossimi 12 mesi. In un contesto globale in cui le economie emergenti guadagnano terreno e le tensioni commerciali si moltiplicano, l’euro rappresenta una piattaforma comune credibile. Non è solo una questione monetaria. L’euro è diventato un simbolo dell’identità europea, un pilastro dell’integrazione. Facilitazioni nei viaggi, nei pagamenti, nelle transazioni internazionali: i vantaggi sono concreti, visibili. E in Italia, dove l’instabilità politica ed economica resta alta, l’euro è visto come un’àncora.

Il dibattito sull’uscita dall’euro è sparito dai radar. Gli italiani, come gli altri europei, sanno bene che senza la moneta unica saremmo più esposti, più deboli, più isolati. E oggi non se lo possono permettere.

Difesa europea? Sì e subito

L’81% degli europei chiede una politica di difesa e sicurezza comune. È la percentuale più alta da vent’anni. Il motivo? I cittadini vogliono un’Europa capace di contare, anche sul piano militare. La guerra in Ucraina ha accelerato questa richiesta, ma non è solo una reazione emotiva: è la presa di coscienza che da soli, i Paesi europei non bastano più.

Il 78% degli intervistati è preoccupato per la sicurezza dell’Ue nei prossimi cinque anni. E il 77% considera l’invasione russa dell’Ucraina una minaccia diretta alla stabilità europea. La guerra non è lontana: è percepita come un rischio reale. Per questo cresce il sostegno a un’Europa che non solo parla di pace, ma è anche in grado di difenderla. Gli europei approvano in massa le misure adottate finora: l’80% è favorevole all’accoglienza dei rifugiati ucraini, il 76% agli aiuti finanziari e umanitari, il 72% alle sanzioni contro Mosca. Anche la fornitura di materiale militare a Kiev, un tema delicato, è approvata dal 59% dei cittadini. Bruxelles ha agito con decisione, e l’opinione pubblica ha risposto.

La difesa comune non è più una questione di principio, ma una priorità. Per il 43% dei cittadini europei, è il primo settore su cui l’Ue dovrebbe investire di più, davanti a sanità, occupazione e transizione energetica. In Italia, il 44% degli intervistati vede nella garanzia della pace e della sicurezza il fattore con maggiore impatto positivo sulla propria vita.

Più cooperazione, meno egoismi nazionali

Il 69% degli europei considera l’Ue un’isola di stabilità in un mondo incerto. E l’88% chiede più cooperazione internazionale basata su regole comuni. Un dato altissimo, che riflette una nuova consapevolezza: da soli, i Paesi europei contano poco. Insieme, possono difendere interessi, valori e sicurezza.

Crolla anche la fiducia nelle politiche commerciali protezioniste: l’86% è contrario all’aumento dei dazi doganali. Ma l’80% è pronto a sostenere misure di ritorsione se altri Paesi alzano barriere contro i prodotti europei. L’Europa, insomma, deve restare aperta, ma non ingenua. Serve una politica commerciale assertiva, capace di reagire senza esitazioni. In questo scenario, l’Italia si muove in linea con l’Ue. Il 74% degli italiani si sente cittadino europeo, un dato stabile che indica un’identità europea ben radicata. Anche sui valori, le scelte sono chiare: pace (42%), democrazia (31%) e diritti fondamentali (27%) sono i concetti che meglio rappresentano l’Ue secondo gli italiani.

Guardando al futuro, i cittadini europei indicano la difesa (39%) e l’economia (29%) come le aree in cui l’Ue dovrebbe agire di più. Clima e immigrazione seguono, ma il messaggio è inequivocabile: la politica estera e di sicurezza deve diventare centrale. Il tempo dell’Europa “tecnica” è finito. I cittadini vogliono un’Europa che prende posizione, che agisce, che protegge.