La Commissione europea ha presentato oggi le sue Previsioni Economiche d’Autunno 2025, offrendo una fotografia dell’economia dell’Unione che, nonostante un contesto globale complesso e ricco di incertezze, mostra una crescita economica che prosegue a un ritmo moderato.
Valdis Dombrovskis, commissario per l’Economia e la Produttività, ha sintetizzato quattro messaggi chiave, ponendo l’accento soprattutto sull’incertezza. Poiché l’ambiente esterno al blocco dei 27 è difficile e incerto, secondo il commissario l’Europa dovrà “affidarsi e sviluppare i propri punti di forza”, concentrandosi sui fattori di crescita interni.

Le prospettive per l’Unione europea
Secondo la Commissione, la crescita del Pil reale nell’Unione europea è prevista all’1,4% sia nel 2025 che nel 2026, per poi salire all’1,5% nel 2027. L’area euro seguirà un trend simile, con una crescita prevista all’1,3% nel 2025. Sebbene la performance nei primi tre trimestri del 2025 abbia superato le aspettative – inizialmente grazie a un’impennata delle esportazioni in vista di aumenti dei dazi statunitensi – la crescita continuata nel terzo trimestre ha dimostrato “la resilienza complessiva dell’economia Ue”.
I motori interni: consumi e lavoro
La spinta principale all’espansione economica deriverà dalla domanda interna.
Il consumo dei privati è previsto in crescita costante (circa 1,5%), sostenuto da un mercato del lavoro che resiste e dal miglioramento del potere d’acquisto (poiché la crescita salariale rimane superiore all’inflazione) e da un leggero calo del tasso di risparmio.
Si prevede che gli investimenti riprendano slancio, guidati soprattutto dall’edilizia non residenziale e dalla spesa in conto capitale per attrezzature. Fondamentali per sostenere la domanda interna sono anche strumenti come il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e altri fondi Ue, che attenuano l’effetto del consolidamento fiscale in diversi Stati membri (come l’Italia, ad esempio).
Il mercato del lavoro continua a essere un asset forte: il tasso di disoccupazione nell’Ue è destinato a scendere ulteriormente dal 5,9% (2025-2026) al 5,8% nel 2027.

Inflazione e finanze pubbliche
L’inflazione è in linea con gli obiettivi. Nell’area euro è prevista scendere al 2,1% nel 2025 e oscillare intorno al 2% nell’orizzonte delle previsioni, raggiungendo l’obiettivo della Banca centrale europea nel 2027. La moderazione dell’inflazione complessiva è dovuta alla diminuzione dei prezzi dei servizi e degli alimenti, nonostante l’aumento dell’inflazione energetica.
Per quanto riguarda le finanze pubbliche, la situazione generale è migliorata dalla pandemia, ma si prevedono sviluppi meno positivi nei prossimi anni. Il deficit pubblico complessivo dell’Ue è previsto in aumento dal 3,1% del Pil nel 2024 al 3,4% entro il 2027. Questo aumento è parzialmente dovuto all’incremento della spesa per la difesa, che dovrebbe salire dall’1,5% del Pil nel 2024 al 2% nel 2027. Anche il rapporto debito/Pil è previsto in crescita, raggiungendo l’85% nel 2027, poiché il costo medio del debito è superiore alla crescita nominale del Pil.
Focus Italia: investimenti europei come ancoraggio
Le previsioni specifiche per l’Italia indicano un rallentamento della crescita nel breve termine, ma una successiva ripresa. Il Pil italiano è previsto crescere solo dello 0,4% nel 2025. Questa decelerazione è dovuta principalmente al fatto che le esportazioni nette sottrarranno 0,7 punti percentuali alla crescita, mentre la domanda interna contribuirà per circa 1 punto percentuale, trainata dagli investimenti.
Dopo il 2025, la Commissione prevede che la crescita riprenda, attestandosi allo 0,8% sia nel 2026 che nel 2027. Questo recupero sarà sostenuto in maniera cruciale dagli investimenti finanziati dai fondi di Ripresa e la Resilienza, in particolare per i progetti di costruzione non residenziale. Il consumo privato è previsto crescere in modo costante nel 2025 e aumentare nel 2026, grazie all’incremento dei redditi reali disponibili.
L’inflazione italiana è prevista rimanere contenuta nel biennio 2025-2026 (1,7% nel 2025 e 1,3% nel 2026), grazie in larga misura al calo prolungato dei prezzi dell’energia. Il tasso di disoccupazione è previsto in costante calo, passando dal 6,2% nel 2025 al 6,0% nel 2027.
L’Italia è tra i Paesi in cui il deficit è previsto migliorare. Il deficit governativo dovrebbe scendere al 3,0% del Pil già nel 2025 e diminuire costantemente, raggiungendo il 2,6% nel 2027. Tuttavia, la Commissione avverte che il rapporto debito/Pil è destinato a salire, passando dal 136,4% nel 2025 al 137,2% entro il 2027. Questo aumento è attribuito al fatto che gli avanzi primari attesi non sono sufficienti a compensare l’impatto negativo dei differenziali tra tassi di interesse e crescita nominale, oltre agli aggiustamenti stock-flow legati ai crediti d’imposta per la ristrutturazione edilizia degli anni precedenti.
Le grandi sfide globali e l’urgenza di riforme
I rischi per le prospettive di crescita sono orientati al ribasso. L’economia Ue rimane sensibile alle restrizioni commerciali. A livello globale, le barriere commerciali hanno raggiunto i massimi storici con dazi medi affrontati dagli esportatori Ue verso gli Stati Uniti intorno al 10%.
Il commissario Dombrovskis ha concluso con un appello all’azione: data la persistente incertezza geopolitica e commerciale, l’Ue “deve intraprendere azioni risolute per sbloccare la crescita interna”. Ciò include l’accelerazione dei lavori sull’agenda della competitività, la semplificazione della regolamentazione, il completamento del Mercato Unico e l’aumento dell’innovazione.
