Economia Ue “frena ma resiste”: crescita moderata e inflazione sotto controllo

L'Italia rallenta ma scommette sui fondi europei
5 ore fa
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Il commissario europeo per l'Economia, Valdis Dombrovskis (Afp)
Il commissario europeo per l'Economia, Valdis Dombrovskis (Afp)

La Commissione europea ha presentato oggi le sue Previsioni Economiche d’Autunno 2025, offrendo una fotografia dell’economia dell’Unione che, nonostante un contesto globale complesso e ricco di incertezze, mostra una crescita economica che prosegue a un ritmo moderato.

Valdis Dombrovskis, commissario per l’Economia e la Produttività, ha sintetizzato quattro messaggi chiave, ponendo l’accento soprattutto sull’incertezza. Poiché l’ambiente esterno al blocco dei 27 è difficile e incerto, secondo il commissario l’Europa dovrà “affidarsi e sviluppare i propri punti di forza”, concentrandosi sui fattori di crescita interni.

Il commissario europeo per l'Economia, Valdis Dombrovskis, presenta le previsioni economiche per il prossimo semestre (Afp)
Il commissario europeo per l’Economia, Valdis Dombrovskis, presenta le previsioni economiche per il prossimo semestre (Afp)

Le prospettive per l’Unione europea

Secondo la Commissione, la crescita del Pil reale nell’Unione europea è prevista all’1,4% sia nel 2025 che nel 2026, per poi salire all’1,5% nel 2027. L’area euro seguirà un trend simile, con una crescita prevista all’1,3% nel 2025. Sebbene la performance nei primi tre trimestri del 2025 abbia superato le aspettative – inizialmente grazie a un’impennata delle esportazioni in vista di aumenti dei dazi statunitensi – la crescita continuata nel terzo trimestre ha dimostrato “la resilienza complessiva dell’economia Ue”.

I motori interni: consumi e lavoro

La spinta principale all’espansione economica deriverà dalla domanda interna.
Il consumo dei privati è previsto in crescita costante (circa 1,5%), sostenuto da un mercato del lavoro che resiste e dal miglioramento del potere d’acquisto (poiché la crescita salariale rimane superiore all’inflazione) e da un leggero calo del tasso di risparmio.

Si prevede che gli investimenti riprendano slancio, guidati soprattutto dall’edilizia non residenziale e dalla spesa in conto capitale per attrezzature. Fondamentali per sostenere la domanda interna sono anche strumenti come il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e altri fondi Ue, che attenuano l’effetto del consolidamento fiscale in diversi Stati membri (come l’Italia, ad esempio).

Il mercato del lavoro continua a essere un asset forte: il tasso di disoccupazione nell’Ue è destinato a scendere ulteriormente dal 5,9% (2025-2026) al 5,8% nel 2027.

Futuro dell'economia Ue con il commissario Dombrovskis (Afp)
Futuro dell’economia Ue con il commissario Dombrovskis (Afp)

Inflazione e finanze pubbliche

L’inflazione è in linea con gli obiettivi. Nell’area euro è prevista scendere al 2,1% nel 2025 e oscillare intorno al 2% nell’orizzonte delle previsioni, raggiungendo l’obiettivo della Banca centrale europea nel 2027. La moderazione dell’inflazione complessiva è dovuta alla diminuzione dei prezzi dei servizi e degli alimenti, nonostante l’aumento dell’inflazione energetica.

Per quanto riguarda le finanze pubbliche, la situazione generale è migliorata dalla pandemia, ma si prevedono sviluppi meno positivi nei prossimi anni. Il deficit pubblico complessivo dell’Ue è previsto in aumento dal 3,1% del Pil nel 2024 al 3,4% entro il 2027. Questo aumento è parzialmente dovuto all’incremento della spesa per la difesa, che dovrebbe salire dall’1,5% del Pil nel 2024 al 2% nel 2027. Anche il rapporto debito/Pil è previsto in crescita, raggiungendo l’85% nel 2027, poiché il costo medio del debito è superiore alla crescita nominale del Pil.

Focus Italia: investimenti europei come ancoraggio

Le previsioni specifiche per l’Italia indicano un rallentamento della crescita nel breve termine, ma una successiva ripresa. Il Pil italiano è previsto crescere solo dello 0,4% nel 2025. Questa decelerazione è dovuta principalmente al fatto che le esportazioni nette sottrarranno 0,7 punti percentuali alla crescita, mentre la domanda interna contribuirà per circa 1 punto percentuale, trainata dagli investimenti.

Dopo il 2025, la Commissione prevede che la crescita riprenda, attestandosi allo 0,8% sia nel 2026 che nel 2027. Questo recupero sarà sostenuto in maniera cruciale dagli investimenti finanziati dai fondi di Ripresa e la Resilienza, in particolare per i progetti di costruzione non residenziale. Il consumo privato è previsto crescere in modo costante nel 2025 e aumentare nel 2026, grazie all’incremento dei redditi reali disponibili.

L’inflazione italiana è prevista rimanere contenuta nel biennio 2025-2026 (1,7% nel 2025 e 1,3% nel 2026), grazie in larga misura al calo prolungato dei prezzi dell’energia. Il tasso di disoccupazione è previsto in costante calo, passando dal 6,2% nel 2025 al 6,0% nel 2027.

L’Italia è tra i Paesi in cui il deficit è previsto migliorare. Il deficit governativo dovrebbe scendere al 3,0% del Pil già nel 2025 e diminuire costantemente, raggiungendo il 2,6% nel 2027. Tuttavia, la Commissione avverte che il rapporto debito/Pil è destinato a salire, passando dal 136,4% nel 2025 al 137,2% entro il 2027. Questo aumento è attribuito al fatto che gli avanzi primari attesi non sono sufficienti a compensare l’impatto negativo dei differenziali tra tassi di interesse e crescita nominale, oltre agli aggiustamenti stock-flow legati ai crediti d’imposta per la ristrutturazione edilizia degli anni precedenti.

Le grandi sfide globali e l’urgenza di riforme

I rischi per le prospettive di crescita sono orientati al ribasso. L’economia Ue rimane sensibile alle restrizioni commerciali. A livello globale, le barriere commerciali hanno raggiunto i massimi storici con dazi medi affrontati dagli esportatori Ue verso gli Stati Uniti intorno al 10%.

Il commissario Dombrovskis ha concluso con un appello all’azione: data la persistente incertezza geopolitica e commerciale, l’Ue “deve intraprendere azioni risolute per sbloccare la crescita interna”. Ciò include l’accelerazione dei lavori sull’agenda della competitività, la semplificazione della regolamentazione, il completamento del Mercato Unico e l’aumento dell’innovazione.