Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti. E anche se non prenderà servizio prima del 20 gennaio 2025 con il giuramento a Capitol Hill, si possono già intravedere le conseguenze di questo risultato elettorale e l’impatto che esso avrà in America e nel resto del mondo.
Il campo di raggio che più ci riguarda vede i legami tra Bruxelles e Washington, considerati sempre più tesi e critici, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del tycoon circa i legami con la Nato, la possibilità di dazi ai prodotti europei, così come i rapporti bilaterali che intrattiene tra Cina e Russia. Ma uno dei filoni di azione che altrettanto potrebbe creare preoccupazione all’Ue è quello che riguarda il futuro della tecnologia, i rapporti con le Big Tech e la direzione che intraprenderà il digitale.
“Ad oggi, malgrado la recente apertura di un’ambasciata Ue per gli affari tecnologici e digitali a pochi chilometri dalla Silicon Valley, i rapporti tra Bruxelles e Washington vivono un periodo comunque teso”, a sostenerlo è Cristiano Zagari, esperto di negoziato internazionale e docente di Storia e Politiche del digitale nel contesto negoziale internazionale presso la 5G Academy dell’Università Federico II di Napoli che ci spiega il perché.
Dall’Ai alle Big Tech, cosa accadrà a Bruxelles?
Intelligenza artificiale e identità digitale a Bruxelles dopo la vittoria di Trump? La questione potrebbe essere critica e diverse sono le ragioni.
Secondo Zagari, infatti “l’enorme sforzo di regolazione da parte di Bruxelles nei settori tecnologici e digitali da parte durante la Consiliatura Von der Leyen I (2019-24) ha fortemente indispettito le Big Tech oltreoceano se non altro per il fatto che alcuni provvedimenti europei come il DMA (Digital Market Act, ndr) e soprattutto il DSA (Digital Service Act, ndr) vanno a colpire dritto al cuore il business model su cui i giganti della Silicon Valley hanno basato per decenni la loro crescita esponenziale”. Un esempio di questo business model riguarda la deresponsabilizzazione rispetto ai contenuti.
Ma non solo. Anche il modo diverso da parte delle due sponde dell’Atlantico di regolare temi chiave come l’AI, l’identità digitale o il data flows potrebbe essere motivo di scontro. “L’equilibrio tra le due sponde dell’Atlantico su questi temi ripone su accordi politici rispetto ai quali in sostanza Washington, non avendo una propria regolazione sui suddetti temi – ha spiegato Zagari -, impegna l’amministrazione di turno ad essere compliant con la regolazione europea mediante un approccio discrezionale”.
E infine, il grande tema delle multe milionarie combinate dall’Antitrust europeo alle Big Tech.
Che fine faranno gli accordi con Biden?
Fino ad oggi l’impianto di risoluzione delle controversie a livello multilaterale in ambito tecnologico messo in piedi dall’Amministrazione Biden “ha scongiurato il peggio – continua Zagari – sia
Mediante gli accordi politici come lo Europen Union-U.S. Data Privacy Framework; sia con la creazione nel 2021 di una camera di compensazione diplomatica costituita dal Consiglio per il commercio e la tecnologia (Trade and Technology Council)”.
E con il nuovo mandato di Donald Trump “tutto ciò rischia di perdere pezzi”.
Quali le conseguenze di Trump bis?
In tal senso la vittoria di Trump, alla luce del suo precedente mandato presagisce uno stop o almeno un ridimensionamento della centralità del canale diplomazia tecnologica in ambito transatlantico “con possibili battute d’arresto in ambiti sensibili come i semiconduttori o gli standard tecnologici e digitali – e continua Zagari -. Allo stesso modo, il carattere di discrezionalità attraverso il quale la Casa Bianca ha sanato in questi anni alcune questioni chiave a livello tecnologico con l’Unione Europea se usato al contrario rischia di diventare un boomerang a livello transatlantico”.
A mancare, quindi, sarebbe la reciprocità richiesta dagli europei in ambito di garanzie di rispetto degli accordi. Avvenne con l’Executive Order on Enhancing Safeguards for United States Signals Intelligence Activities “che definì le misure che gli Stati Uniti si impegnarono ad adottare per attuare gli impegni assunti nell’ambito dell’Europen Union-U.S. Data Privacy Framework annunciato dal Presidente Biden e dalla Presidente della Commissione Europea von der Leyen nel marzo 2022 in un contesto conflittuale non risulterebbe facilmente replicabile”, ha concluso Zagari.