“Discriminati per le proprie ideologie”, il caso Afd e la stretta sul pubblico impiego in Germania

In Renania-Palatinato, i membri dell'Afd non saranno più ammessi al servizio civile: sicurezza pubblica o limitazione della libertà politica?
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Alice Weidel Ftg Ipa
Alice Weidel, leader AfD (IPA/Fotogramma)

Un’ondata di preoccupazione sta attraversando i ranghi dei dipendenti pubblici della Germania. La recente classificazione del partito Alternative für Deutschland (Afd) come “movimento di estrema destra accertato” da parte dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, Bfv) pare stia diventando il limite per l’assunzione ad un posto di lavoro statale.

Insegnanti, poliziotti e giudici che sono membri o simpatizzanti dell’Afd si stanno chiedendo: “La mia appartenenza al partito mi costerà il lavoro?“. E in alcune centinaia hanno già annunciato l’abbandono.

I provvedimenti degli Stati federati

Un’indagine condotta dal quotidiano Der Spiegel ha rilevato che tra i vari Länder tedeschi queste preoccupazioni sono fondate: un numero crescente di Stati federali sta pianificando o attuando nuove leggi per tenere gli estremisti di destra fuori dal servizio statale.

In risposta, la leadership dell’Afd ha cercato di rassicurare i propri membri con una “Handreichung für Beamte und Angestellte im öffentlichen Dienst” – un Manuale per funzionari e dipendenti pubblici -, sottolineando che “solo per il fatto che l’Afd sia stata declassificata dal Verfassungsschutz, i funzionari, i soldati e i dipendenti pubblici non possono essere ancora rimossi dal rapporto di servizio o licenziati“.

Tuttavia, la stessa Afd, nella sua denuncia contro il rapporto del Verfassungsschutz, lamenta una “negativa azione deterrente” che potrebbe allontanare figure di spicco e dipendenti pubblici dal partito.

Nuove regole per i futuri dipendenti pubblici

Da quando il partito si è rafforzato nell’opinione pubblica è iniziata una discussione su come proteggere il servizio statale dall’infiltrazione di destra. Le regole sono state inasprite soprattutto per i futuri funzionari e prevedono:

  • Una dichiarazione obbligatoria.
    In Baviera, nella regione Baden-Württemberg e in Renania-Palatinato, i candidati al servizio pubblico devono dichiarare se sono membri di un’organizzazione estremista: viene loro presentata una lista, sulla quale figura anche l’Afd. Questa pratica è in vigore da tempo nel Baden-Württemberg, da poche settimane in Baviera e presto lo sarà in Renania-Palatinato.
  • Interrogazione standard al Verfassungsschutz.
    Molti Stati federali, invece, si affidano a un’interrogazione standard – detta anche Regelabfrage – al servizio segreto, ovvero una verifica non basata su un sospetto specifico. Questa è già praticata in Brandeburgo per tutti i candidati a funzionari e in Amburgo e altri Länder per i poliziotti. In Meclemburgo-Pomerania occidentale, il Verfassungsschutz viene consultato per il personale della giustizia. Schleswig-Holstein, Assia e Amburgo hanno annunciato l’introduzione o l’espansione di tali leggi. In quasi tutti i Länder, tali controlli sono già in atto, pianificati o in fase di implementazione.

Il ritorno dei “Berufsverbote”?

La pratica di sottoporre i futuri dipendenti statali a controlli senza un sospetto concreto sembra essere la “nuova normalità” in Germania. Come spiega il Der Spiegel, tale pratica ricorda quanto accadeva negli anni ’70, quando venne introdotta la legge “Radikalenerlass”, un Decreto sui radicali famoso come “Berufsverbote” che vedeva l’allora coalizione social-liberale controllare e valutare i “nemici della Costituzione” di sinistra radicale.

Entrato in vigore nel 1972 tramite decreto in risposta ai crescenti episodi di terrorismo e alle rivolte studentesche, la legge sostituiva un precedente regolamento del 1957, che prevedeva che l’aspirante impiegato semplicemente si impegnasse a sostenere il “libero ordine democratico” dello stato. Se ritenuto ideologicamente radicale poteva essere estromesso dai pubblici uffici.

Una volta approvata, la legge portò ad indagini su oltre 3 milioni e mezzo di dipendenti, ad oltre 2200 interdizioni e oltre 2000 procedimenti disciplinari. Solo alla fine degli anni ’80 la legge è stata progressivamente rigettata dai Länder e laddove è rimasta viene applicata in maniera blanda o di fatto disapplicata – almeno fino ad oggi.

Quello che allora fece il Verfassungsschutz fu controllare insegnanti, postini, poliziotti; chiunque prestasse un servizio pubblico. Ma il decreto fu tacciato di “democrazia militante” imponendosi come una nuova forma di estremismo.

Critiche e resistenze

Le iniziative di controllo, soprattutto quella annunciata in Renania-Palatinato, hanno scatenato aspre polemiche da parte dei vertici del partito. Sebastian Münzenmaier, vicecapo regionale dell’Afd, ha accusato il ministro dell’Interno della regione Michael Ebling di ricorrere a “mezzi antidemocratici” e di minacciare i membri dell’Afd con il “Berufsverbote”.

“Invece di accuse concrete, ogni membro dell’Afd sarà d’ora in poi posto sotto sospetto generale”, ha dichiarato Münzenmaier. Jan Bollinger, capo regionale e dell’Afd, ha denunciato una “sistematica vessazione dell’opposizione dell’Afd” e ha invitato i membri a mantenere la calma e a difendersi legalmente, promettendo resistenza politica e legale da parte del partito.

Anche l’Unione Cristiano-democratica, la Cdu, della Renania-Palatinato ha criticato l’approccio di Ebling, definendolo una “messinscena politica” anziché una “sicurezza giuridica“. Gordon Schnieder, capo regionale della Cdu, ha sottolineato che Ebling aveva precedentemente affermato che un tale passo avrebbe dovuto essere intrapreso solo in concerto con altri Länder e il Bund (il parlamento tedesco), e dopo aver atteso l’esito della causa dell’Afd contro la sua classificazione.

Classificazione dell’Afd attualmente sospesa

Il partito di estrema destra è soggetto a giudizio di classificazione da parte dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, attualmente sospeso a causa del ricorso legale del partito che rischierebbe addirittura lo scioglimento.

I leader del partito, Alice Weidel e Tino Chrupalla, hanno pubblicamente definito il provvedimento “un grave colpo alla democrazia tedesca” e accusano l’Ufficio di criminalizzare il partito per le sue idee.
Ma che il partito possa essere sciolto non sembra la direzione che intende essere appoggiata dall’opinione pubblica che ha fatto schizzare l’Afd al 24% rendendolo il secondo partito nazionale: la paura per la crisi migratoria, le turbolenze economiche, un abile utilizzo dei media e della retorica comunicativa sono i fattori che rendono il partito favorito in Germania.

La sua crescita intimorisce le amministrazioni regionali e riapre il dibattito sulla libertà di esercitare la propria ideologia politica: fino a che punto lo Stato può spingersi per proteggere la sua “Grundordnung” (ordine fondamentale) dai suoi avversari, e dove inizia la limitazione inaccettabile delle libertà individuali e il rischio di “Berufsverbote”? La situazione continua a evolversi e sarà oggetto di dibattito politico e giuridico intenso.