Crisi demografica in Europa: “Meno 21% persone in età lavorativa entro il 2050”

La popolazione europea è destinata a diminuire nei prossimi decenni: cosa può fare l'Europa per invertire la rotta?
1 settimana fa
3 minuti di lettura
Popolazione Canva

L’Unione europea sta affrontando una crisi demografica significativa. Secondo un report redatto dal think tank Bruegel, presentato alla Riunione Informale dei Ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue e dei Governatori delle Banche Centrali a Budapest il 14 settembre 2024, la popolazione europea è destinata a diminuire drasticamente nei prossimi decenni.

Proiezioni demografiche senza immigrazione

Si prevede che la popolazione dell’Ue passerà da 451 milioni nel 2022 a 406 milioni entro il 2050, segnando una riduzione del 10%. Il declino della popolazione in età lavorativa (20-64 anni) sarà ancora più marcato, passando da 264 milioni a 207 milioni (-21%). Questo scenario preoccupa per il suo potenziale impatto sulle economie degli Stati membri.

Invecchiamento della popolazione

Il numero di persone anziane (65 anni e oltre) aumenterà di 32 milioni, mentre il numero di bambini (sotto i 20 anni) diminuirà di 21 milioni. Tali cambiamenti demografici comporteranno un aumento significativo del rapporto di dipendenza degli anziani, mettendo a dura prova la sostenibilità dei sistemi di welfare e delle finanze pubbliche europee.

Impatto dell’immigrazione

Il report evidenzia che l’immigrazione extra-Ue potrebbe parzialmente mitigare questi effetti. Si stima che l’immigrazione aumenterà la popolazione dell’UE di 41 milioni entro il 2050, compensando quasi la metà della diminuzione della popolazione in età lavorativa. Tuttavia, le previsioni sull’immigrazione sono meno certe rispetto a quelle sui cambiamenti naturali della popolazione.

Pressioni fiscali e sostenibilità del debito

L’invecchiamento della popolazione esercita una pressione crescente sui rapporti debito/PIL dei Paesi dell’Ue, incrementando la spesa pubblica netta e riducendo la crescita potenziale. Per controllare i rapporti debito/PIL e rispettare le regole fiscali dell’UE, sarà necessario mantenere saldi primari strutturali elevati. Tuttavia, secondo il report, i costi legati all’invecchiamento non aumenteranno in tutti i Paesi dell’Ue. Nazioni come Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Italia, Lettonia e Svezia sono indicate come eccezioni, dove tali costi potrebbero non crescere ulteriormente.

Raccomandazioni politiche

Il report suggerisce una serie di politiche per alleviare le pressioni demografiche, tra cui l’aumento dell’immigrazione, il miglioramento dei tassi di fertilità e di partecipazione alla forza lavoro, l’incremento della produttività e la riduzione dei costi di assistenza a lungo termine per gli anziani. Tuttavia, l’implementazione di queste raccomandazioni nei Paesi dell’UE è stata finora limitata.

Aumento della partecipazione alla forza lavoro

Una delle raccomandazioni chiave è incrementare la partecipazione alla forza lavoro, concentrandosi su cinque gruppi specifici: donne, anziani, giovani, persone svantaggiate e migranti. I suggerimenti includono:
Migliorare l’accesso ai servizi di assistenza all’infanzia e assistenza a lungo termine, facilitando così la permanenza delle donne nel mercato del lavoro e sostenendo le famiglie con anziani a carico.
Aumentare i livelli di competenza attraverso formazione e istruzione continua, migliorando l’occupabilità e la produttività dei lavoratori.
Rimuovere gli incentivi negativi al lavoro, riducendo le disincentivazioni fiscali e promuovendo l’aumento delle ore lavorate dai dipendenti part-time.
Limitare il pensionamento anticipato per incoraggiare i lavoratori a prolungare la loro carriera.

Riforma dei sistemi pensionistici e sanitari

Il report suggerisce anche riforme nei sistemi pensionistici e sanitari, per renderli più sostenibili:
Collegare l’età pensionabile alla speranza di vita, bilanciando gli anni lavorati e quelli in pensione.
Armonizzare l’età pensionabile tra uomini e donne.
Rivedere i meccanismi di indicizzazione delle pensioni per garantirne la sostenibilità nel tempo.
Migliorare l’adeguatezza delle pensioni minime.
Ridurre la quota delle pensioni nella spesa pubblica, promuovendo il risparmio privato e i fondi pensione complementari.

Incremento della produttività

Per migliorare la produttività, il report raccomanda:
Maggiori investimenti in ricerca e innovazione per stimolare l’innovazione tecnologica.
Promuovere la digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici.
Migliorare l’ambiente imprenditoriale riducendo la burocrazia e facilitando l’accesso al credito per le imprese.
Rafforzare il mercato unico, facilitando la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone.

Politiche per aumentare la fertilità e l’immigrazione

Nonostante l’importanza di queste tematiche, le raccomandazioni specifiche per aumentare la fertilità e l’immigrazione sono scarsamente presenti nelle Raccomandazioni Specifiche per Paese (CSR). Tuttavia, la letteratura accademica evidenzia diverse politiche efficaci:
Politiche familiari, come l’assistenza all’infanzia pubblica e i congedi parentali, possono avere un impatto positivo sulla fertilità e la partecipazione lavorativa.
Trattamenti di riproduzione assistita sovvenzionati possono aumentare i tassi di natalità, specialmente tra le donne oltre i 35 anni.
L’accessibilità dell’assistenza sanitaria può ridurre i costi della maternità, con effetti positivi sulla fertilità.

In sintesi, la crisi demografica rappresenta una sfida significativa per l’Europa, ma con politiche adeguate e una cooperazione efficace è possibile mitigare gli effetti negativi e garantire un futuro sostenibile. Il report di Bruegel offre una solida base per comprendere l’entità del problema e individuare possibili soluzioni.