Il presidente Donald Trump non aveva l’autorità legale per imporre dazi unilaterali in nome dell’emergenza nazionale. Lo ha stabilito la United States Court of International Trade di Manhattan, che con una decisione a maggioranza ha emesso un’ingiunzione permanente contro una serie di tariffe introdotte dal presidente.
Il verdetto rappresenta un momento cruciale nel dibattito sui poteri presidenziali in ambito commerciale e blocca misure tariffarie fino al 30% su beni provenienti da Cina, Messico e Canada, annunciate lo scorso 2 aprile nel cosiddetto “Giorno della Liberazione”.
Secondo la Corte, l’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) – la legge invocata da Trump – non conferisce al presidente il potere di imporre dazi in risposta a minacce straordinarie. “Non interpretiamo l’Ieepa come conferimento di un’autorità tanto illimitata”, si legge nella sentenza.
Le tariffe nel mirino
Le misure colpite dalla sentenza includono:
• 30% sui beni cinesi
• 25% su merci da Messico e Canada
• 10% su una vasta gamma di beni importati
Restano invece in vigore i dazi già esistenti su auto, acciaio e alluminio, introdotti con il Trade Expansion Act.
Reazioni e ricorso
Tra i tre giudici della Us Court of International Trade che hanno bocciato i dazi di Donald Trump c’è anche un togato nominato dal tycoon durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. La Corte federale, che ha sede a New York e si occupa di dispute che coinvolgono leggi doganali e commerciali è composta da nove giudici che vengono nominati a vita, scrive oggi il Washington Post.
Generalmente un solo giudice si esprime sui casi, ma per quanto riguarda quelli che coinvolgono ordini esecutivi – come appunto quello sui dazi di Trump – o atti del Congresso sono tre i giudici a decidere. E per questo caso sono stati incaricati, riporta il sito di Time, giudici nominati da tre diversi presidenti: Jane Restani, nominata da Ronald Reagna, Gary Katmann, nominato da Barack Obama, e Timothy Reif, nominato da Trump nel 2018.
L’amministrazione Trump ha reagito immediatamente con un ricorso alla Corte d’Appello del Circuito Federale. Subito è intervenuto il portavoce della Casa Bianca, Kush Desai, secondo il quale “non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare in modo adeguato un’emergenza nazionale”. E, insistendo sull’ “America First”, ha sottolineato come “l’Amministrazione sia impegnata a usare ogni leva” per “gestire questa crisi”. Di “colpo di stato giudiziario”, ha parlato senza mezzi termini Stephen Miller.
La Corte d’appello federale per il distretto federale è una delle 13 corti d’appello che ha giurisdizione sui tutti casi che riguardano il governo federale. Il grado successivo, e ultimo, è quello della Corte Suprema.
La decisione della Corte arriva dopo una causa presentata dal Liberty Justice Center per conto di cinque piccole imprese, affiancate da dodici stati americani, con l’Oregon in testa. Le aziende, tra cui l’importatore di vini Vos Selections, hanno denunciato danni economici significativi causati dai dazi.
Impatti economici e geopolitici
L’annuncio dei dazi ad aprile aveva innescato un crollo di 4.000 punti del Dow Jones, il peggiore dal 2020, costringendo la Federal Reserve a intervenire con tassi d’interesse più bassi e acquisti di titoli.
Con la sospensione delle tariffe, i mercati hanno reagito positivamente: i futures sugli indici azionari Usa sono saliti dell’1,4%. Analisti e operatori vedono nella sentenza un possibile allentamento delle tensioni commerciali, soprattutto con Canada, Messico, ma anche Unione europea e il blocco asiatico.
Tuttavia, secondo gli analisti di Goldman Sachs, l’ordinanza non impedisce all’amministrazione Trump di cercare altre vie legali per imporre tariffe specifiche. “Aumenta l’incertezza, ma potrebbe non cambiare l’esito finale per la maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti”, osserva Alec Phillips, secondo quanto riporta Reuters.
I prossimi passi
La Corte ha concesso dieci giorni per adottare i provvedimenti amministrativi necessari all’attuazione dell’ingiunzione. Le autorità doganali dovranno aggiornare i sistemi e cessare la riscossione delle tariffe bloccate.
Parallelamente, il ricorso presentato dal presidente potrebbe aprire un nuovo fronte legale fino alla Corte Suprema.
Le aziende colpite
Oltre alla sentenza attuale, sono pendenti almeno altri cinque ricorsi contro le tariffe. Le imprese coinvolte spaziano dall’importazione di alcolici alla produzione di strumenti didattici. “Se i Tariff Orders sono illegittimi per i ricorrenti, lo sono per tutti”, afferma la Corte.
Il procuratore generale dell’Oregon, Dan Rayfield, ha accolto con favore la decisione: “Questa sentenza ribadisce che le nostre leggi sono importanti e che le decisioni commerciali non possono essere prese secondo il capriccio del presidente”.
Trump ha giustificato i dazi con l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale di 1,2 trilioni di dollari e rilanciare il settore manifatturiero. Tuttavia, senza la leva tariffaria immediata, la sua amministrazione dovrà rivedere la strategia negoziale con partner come Cina, Ue e Giappone.
La notizia ha contribuito a far salire le azioni asiatiche nelle prime contrattazioni, con l’indice Nikkei 225 di Tokyo, forte dell’export, in rialzo dell’1,9% e l’indice Hang Seng di Hong Kong in rialzo dello 0,9%. Anche l‘indice Kospi della Corea del Sud è salito dell’1,9%.
Negli Stati Uniti, i future sull’indice S&P 500 sono in rialzo dell’1,5%, mentre i future sul Nasdaq, incentrato sulla tecnologia, sono in rialzo dell’1,9%.
In Europa, le azioni tedesche sull’indice Dax sono salite dello 0,8%, mentre l’indice continentale Stoxx Europe 600 è cresciuto dello 0,5%. La notizia potrebbe dare a Bruxelles maggiore potere decisionale, poiché l’Ue cerca di negoziare una via d’uscita dai dazi del 50% che dovrebbero entrare in vigore a luglio.
“Non ci sono vincitori in guerre dei dazi o guerre commerciali. Il protezionismo fa male agli interessi di tutti”. Lo hanno ripetuto dal ministero degli Esteri cinese, come riporta il Global Times. Pechino chiede a Washington di “annullare completamente i dazi unilaterali e ingiustificati”. “La Cina sollecita gli Usa ad ascoltare le voci razionali della comunità internazionale e degli attori a livello nazionale e ad annullare completamente queste misure tariffarie unilaterali e ingiustificate”, ha detto il portavoce del ministero del Commercio, He Yongqian.
La sentenza non chiude definitivamente la partita, ma rappresenta un forte segnale sulla limitazione dei poteri presidenziali in materia commerciale.