La Commissione europea ha dichiarato “incoerenti” e “ingiustificate” alcune regole adottate dall’Austria per limitare il traffico transalpino dei tir attraverso il valico del Brennero.
Più nello specifico, spiega Bruxelles nel suo parere motivato, manca la proporzionalità tra le misure disposte e gli obiettivi prefissati, ovvero protezione dell’ambiente, sicurezza stradale, fluidità del traffico o sicurezza stradale. “Alcune misure in vigore in Austria limitano il trasporto di merci sulle autostrade A12 e A13 e, di conseguenza, la libera circolazione delle merci”, una delle quattro libertà su cui si fonda il mercato europeo comune, che ha visto la luce nel 1993 e ha cambiato volto e prospettive della Comunità.
Bruxelles, “Dopo aver valutato attentamente le osservazioni scritte e orali” delle parti, ha espresso parere contrario sul “divieto di circolazione notturna, divieto di circolazione settoriale mirato ad alcune merci con ‘affinità ferroviaria’, divieto invernale il sabato e razionamento dei veicoli pesanti in ingresso in autostrada” imposti dall’Austria.
Il procedimento avviato dall’Italia
La richiesta di procedere contro Vienna è partita da Roma il 15 febbraio 2023, dopo sei tentativi di conciliazione falliti da parte della Commissione europea. Tanto che l’Italia non si è fermata alla questione di merito e ha anche avanzato un’eccezione contro l’Austria per una presunta mancanza di leale cooperazione. Sul punto, però, Bruxelles ritiene che il governo italiano “non abbia fornito prove sufficienti a sostegno”.
Sui blocchi unilaterali ai tir che passano dal Brennero, però, il governo italiano ha vinto il primo confronto facendo leva sull’articolo 259 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. La norma del Tfue prevede che “Ciascuno degli Stati membri può adire la Corte di giustizia dell’Unione europea quando reputi che un altro Stato membro ha mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati”.
Nella sua pronuncia, la Commissione specifica che “alcune di queste misure hanno maggiori probabilità di incidere sulle imprese straniere rispetto a quelle austriache”, creando quindi un trattamento iniquo. Non proprio lo scenario migliore, nei mesi in cui si rafforza la necessità e il desiderio di una Unione europea più solida.
“Pur prendendo atto di alcune spiegazioni avanzate dall’Austria in relazione a considerazioni ambientali”, l’Ue ritiene che “le misure austriache manchino di coerenza e non possano essere giustificate nella loro interezza”, si legge nel provvedimento.
Cosa può succedere ora
Dopo il parere motivato della Commissione contro le misure dell’Austria, l’Italia può decidere di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Ue. Anche in questo caso, comunque, resterebbe l’opzione ‘stragiudiziale’ auspicata da Bruxelles, che ricorda come la pronuncia odierna non impedisca a Italia e Austria “di trovare una soluzione amichevole alla controversia”. La Commissione si dice “pronta a sostenere entrambe le parti in questo sforzo”.