Il summit tra Cina e Unione europea, previsto per la seconda metà di luglio a Pechino, dovrebbe essere un momento di celebrazione: ricorrono infatti i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra le due potenze.
“Sappiamo che la Cina sta cambiando, ma questa è anche una nuova era per l’Europa, un’Europa indipendente – ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, intervenendo nella plenaria del Parlamento a Strasburgo -. Siamo pronti a costruire una relazione più equilibrata e più stabile” con Pechino “e a scrivere un nuovo capitolo in questo rapporto”.
“Entrambi – ha continuato von der Leyen – vediamo l’opportunità di lavorare più a stretto contatto in settori quali il commercio delle emissioni, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e l’economia circolare. Ricordiamo che il punto è che c’è molto che possiamo fare insieme, se la Cina è pronta a lavorare insieme in uno spirito di prevedibilità e affidabilità, proprio come l’Europa”.
“Difenderemo sempre i nostri interessi, difenderemo le nostre economie – ha concluso la presidente della Commissione – ma non vogliamo il disaccoppiamento“. Ma dietro le dichiarazioni di cooperazione e fiducia reciproca, si nasconde un clima di crescente tensione commerciale e diplomatica.
Dispositivi medici: la guerra degli appalti
Uno dei fronti più accesi riguarda i dispositivi medici. L’Unione europea ha recentemente escluso le aziende cinesi dagli appalti pubblici per forniture superiori a 5 milioni di euro, accusando Pechino di pratiche discriminatorie nei confronti delle imprese europee.
La risposta cinese non si è fatta attendere: anche le aziende europee sono state escluse dai bandi pubblici cinesi per importi superiori a 45 milioni di yuan (circa 5,3 milioni di euro), salvo eccezioni per quelle con capitale europeo ma produzione in Cina.
Questa escalation rischia di colpire un settore da 60 miliardi di euro l’anno e riflette un più ampio scontro sulle regole del commercio internazionale e sull’accesso reciproco ai mercati.
Shein, Temu e la tassa europea: concorrenza o dumping?
Altro nodo spinoso è rappresentato dai colossi dell’e-commerce cinese, Shein e Temu. L’Ue sta valutando l’introduzione di una tassa fissa di 2 euro per ogni pacco di basso valore proveniente da Paesi terzi, in particolare dalla Cina. L’obiettivo è duplice: finanziare i crescenti costi doganali e contrastare quella che viene percepita come una concorrenza sleale nei confronti dei rivenditori europei.
Con oltre 4,6 miliardi di pacchi importati nel 2024, la misura potrebbe avere un impatto significativo sul modello di business delle piattaforme di “ultra fast fashion”, che si basano su prezzi ribassati e spedizioni dirette. Intanto, i singoli Stati membri si sono attivati autonomamente nei confronti di tali piattaforme. Ultimo esempio è quello francese: il gigante del fast fashion Shein è stato colpito da una maxi multa da 40 milioni di euro per aver ingannato i consumatori su sconti e impegni ambientali.
L’indagine condotta dall’antitrust francese e dal servizio nazionale di investigazione ha portato alla conclusione che Shein ha violato le regole francesi sugli sconti e fatto affermazioni ambientali fuorvianti.
Clima: accordo in bilico
Anche sul fronte ambientale, le divergenze non mancano. Secondo il Financial Times, l’Ue avrebbe rifiutato di firmare un impegno congiunto sul clima con la Cina in assenza di “contenuti concreti” e “ambizioni dimostrabili” da parte di Pechino. Il Commissario europeo per il Clima, Wopke Hoekstra, ha dichiarato che un accordo simbolico non basta: servono impegni reali sulla riduzione delle emissioni.
Il mancato accordo rischia di indebolire la credibilità del vertice proprio su uno dei temi che dovrebbe unire le due potenze: la lotta al cambiamento climatico.
Diplomazia tra luci e ombre
Nonostante le tensioni, i leader europei e cinesi continuano a ribadire l’importanza del dialogo. Alle parole di von der Leyen si uniscono quelle del ministro degli Esteri cinese Wang Yi che ha parlato di “rafforzare la fiducia reciproca” e di “agire come forze di stabilità globale”. Ma la strada verso un partenariato equilibrato appare in salita. Il vertice di luglio sarà un banco di prova: celebrazione o confronto?